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Pinocchio

/ 20227.293 voti

Il Grillo in questa storia saggio lo diventa grazie a Pinocchio / 16 Febbraio 2024 in Pinocchio

Pinocchio di Guillermo del Toro (Guillermo del Toro`s Pinocchio), noto semplicemente come Pinocchio, è un film d`animazione del 2022 diretto da Guillermo del Toro e Mark Gustafson.

Si vede su netflix.

Mi è piaciuta questa rivisitazione soprattutto per l`accento che ha posto sul Rapporto padre figlio

È facile amare un figlio se rispecchia perfettamente le nostre aspettative, e quando non accade tutto si complica.

Geppetto cerca di plasmare Pinocchio sull`impronta di Carlo, un bambino che avrebbe perso tempo prima, e Pinocchio in questa rivisitazione è da subito molto proiettato al compiacimento, l`intera storia esalta i suoi sforzi per il compiacimento.

Sforzi in cui in questa versione è impegnato anche Lucignolo, che qui è un fedele amico di crescita per essere chi si è e accettare la delusione dei padri.

I figli non sono scansafatiche per guillermo,non ci sono asini o paese dei balocchi, i bambini troneggiano rispetto alla Pochezza degli adulti della storia.

Sta ai padri fare un viaggio dentro se stessi per trovare i figli ed anche in questa versione, una buona psicoterapia è rappresentata da un viaggio di ricerca che fa Geppetto e che come nell`originale lo porta dentro un pescecane,solida metafora della profondità di sé stessi.

Ed infatti al contrario del padre di Lucignolo, Geppetto dopo la sua ricerca interiore, riesce ad accettare il lutto del figlio che voleva e impara ad amare l`individuo che ha davanti.

Ed ancora una volta è il bambino a darci un insegnamento per sancire il ritrovarsi “allora io sarò Pinocchio e tu sarai Geppetto”

Guillermo trasforma la volpe in un conte narcisista fascista , totalmente ubriacato dal regime e il gatto una scimmia di nome “spazzatura”, Nota politica simpatica contro il fascismo: a Mussolini, rappresentato tozzo e bassino aggradano i burattini

La scimmietta è un altro personaggio chiave diverso dall`originale, manifesta la dipendenza affettiva di chi non ha una solida autostima e si lega ai potenti per averne un riflesso.

Spazzatura segnala Pinocchio alla volpe , in totale compiacimento e richiesta di attenzioni, prova poi una profonda invidia verso il potere che Pinocchio sembra avere sulla volpe, che guadagnando sulle esibizioni del burattino, lo copre di lusighe lasciando a spazzatura le sue vere intenzioni di sfruttamento.

L`amore vince anche qui, e Pinocchio e Spazzatura riescono a legare, metafora del riscatto del dipendente quando riesce a staccarsi dalle grinfie del narcisista e capire cosa vuol dire essere davvero importanti per qualcuno e non solo utili.

Pinocchio in questa storia è immortale e ogni volta va in un antiluogo in cui impara, e vi ci deve restare ogni volta di più.

Mi è piaciuta questa metafora del fallimento e dell`evitamento: solo chi resta nel dolore impara, all`inizio ai primi fallimenti si fugge via presto, poi con l`esperienza ci si tempra e si impara dagli errori tollerando il dolore di aver fallito ed apprendendo meglio la lezione.

L`incantesimo si rompe infrangendo le regole, dal pescecane si esce grazie alle bugie… interessante chiave di lettura che ci invita a darci un merito quando siamo in grado di pagare i prezzi dei propri errori perché da questi prezzi bisogna attendere con fiducia il ricavato ovvero un`evoluzione.

Una nota divertente e probabilmente sempre in chiave evolutiva è il Grillo, che in questa storia saggio lo diventa grazie a Pinocchio, infatti parte da una posizione totalmente centrata sul doveroso riconoscimento che presume di meritare per terminare la storia nel cuore di Pinocchio per averlo salvato per l`ultima volta.

È stata stravolta la favola originale, ma devo ammettere che le lacrime non sono mancate e quindi direi che questa rivisitazione tocca i cuori.

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Il meglio di sé / 16 Novembre 2023 in Pinocchio

Questa originale interpretazione che Del Toro dà della famosissima fiaba di Collodi mi è piaciuta moltissimo.

Ognuno dei principali chiave della storia è reso in modo originale, rendendo l’intero film un’opera originale e innovativa.

Ancora una volta, Del Toro si dimostra un regista eccezionale: al di là dei riferimenti storici e politici, trasformare la storia di Pinocchio in un romanzo di formazione a tinte creepy (sulla scia del Labirinto di Pan) senza far perdere di vista il tema principale, l’amore tra Geppetto e il burattino, è uno sforzo che ha pagato.

Non si tratta solo di trasformare la predisposizione ad obbedire in una critica al fascismo, non si tratta solo di riadattare una storia nota e arcinota.

Ciò che Del Toro realizza attraverso questo piccolo capolavoro è fornire un’ispirazione, l’ispirazione che chiunque, nel suo piccolo, può dare il meglio di sé anche quando deve portare a termine compiti monotoni, come scrivere un film “già scritto”.

Creatività e fantasia danzano insieme, magia e realtà pure. Tutto è reale, tutto è virtuale.

Dai demoni degli spiriti al Grillo, passando per la caricatura del duce.

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Non mi è piaciuto / 23 Gennaio 2023 in Pinocchio

La cosa che mi fa più arrabbiare di questo Pinocchio è che è un film valido. Non come quello di Robert Zemeckis che era un insulto, indipendentemente dall’attinenza al romanzo.
Questo è un film che ha una sua dignità.

Devo anche dire che a me non piace proprio la poetica di Del Toro, il suo cinema, la sua idea di cinema. Gli dico bravo ogni volta ma non mi piace mai.
Non mi piace come il mio amatissimo Alfonso Cuaron.

L’errore secondo me è stato che Del Toro ha letto il libro e ha scelto di derivare la sua storia dal film Disney, anche decostruendo quel capolavoro che distruggeva il testo di partenza.

Eredita i difetti del classico Disney e lo piega alla filosofia di Del Toro. Prende i personaggi di Pinocchio e fa la storia di Del Toro. Ce l’appiccica sopra, non interpreta.
So che sembro una rompiscatole sull’attinenza col testo originale. E lo sono. Ma secondo me uno che non è italiano non lo capisce Pinocchio fino in fondo, c’è poco da fare.
Il grandissimo Luigi Comencini interpretava quel testo e faceva la sua storia con l’imbattuto, insuperato, insuperabile sceneggiato televisivo.

Comencini credo sia l’unico ad oggi che ha restituito il PROTAGONISTA di Pinocchio della storia fedele all’originale. Un modello adorabile e assolutamente asistematico che fugge sempre, che non fa mai quello che gli viene detto.
Era tanto difficile?
Ma perché al cinema Pinocchio deve sempre diventare un deficiente in balia degli eventi?

Basta vittimizzare Pinocchio non è la vittima della storia.

Anzi.

Poi non ho capito che senso avesse infilarci l’Italia fascista sullo sfondo, che ai fini della storia non c’entrava molto. E’ un cerchio, il centro era la storia di Pinocchio e Geppetto. La parte centrale del film poteva essere tagliata di mezz’ora tranquillamente. Vabbè lo sapete che io torno a consigliare il breve e bello Pinocchio di Enzo d’Alò quando si tratta d’animazione. Perché non è andato a inserire un villain in Pinocchio. L’ostacolo a Pinocchio è Pinocchio stesso.

Mi rompono tutti le scatole sul colonnello Quaritch di Avatar perché è un cattivo piatto che vuole solo sparare e bruciare gli alberi. Come ogni Terminator che si rispetti nella saga di Terminator.

Ma il cattivo standard alla Del Toro? Ne vogliamo parlare? Che è un Terminator ogni volta che vuole solo uccidere la gente e creare armi di distruzione di massa? Non varia mai quel tema.

La politica? Ne vogliamo parlare della politica?
La politica in Pinocchio nel testo originale è uno stato che non c’è. Uno stato inaffidabile immaturo come il suo protagonista. Qui la politica è centrale ed è sfondo, non si amalgama bene secondo me con la storia di un uomo che perde il figlio e ne costruisce un altro.
Poi non capisco questo tentativo di dare un senso al gesto di Geppetto di costruire un bambino. Perché la gente fa figli? Perché vuole dei figli, fine. Non

Ma la cosa che proprio non mi è andata giù è che Pinocchio sia un deficiente. Ingenuo e fondamentalmente innocuo. Quando la prima cosa che fa nel libro è tormentare Geppetto e poi scappare appena costruito. Qui è odioso dall’inizio alla fine, è scemo, e quando non è scemo è stucchevole.

Poi vabbè c’è una scena in cui mente per fuggire e farsi crescere il naso UGUALE a quella di Shrek 2 (Avete presente? Io porto le mutandine da donna). Quando mi manca il Pinocchio di Shrek parodizzato, venduto da suo padre con la voce preadolescenziale che si inventa il relativismo dialettico pur di non svelare la verità.

La Fata dai Capelli Turchini si dimostra ancora una volta il personaggio più massacrato della storia. Non ho mai capito questa cosa del protagonismo di Geppetto che appare solo a inizio storia e fine storia. La Fata è molto più presente e molto più importante. Qui ancora una volta è la versione oscura della Fata Disney che gli da la vita e si leva cortesemente dalle scatole per tutta la storia quando quel ruolo era quello di Geppetto porca la miseria.
Non potendo affrontare come ogni autore maschio che si rispetti quel magico femmineo al contempo severissimo, Del Toro lo demolisce.

Magari fosse questa la nota più dolente. Penso conosciate tutti il mio amore per Lucignolo. Che quantomeno nel film d’animazione Disney era fedele. Nello sceneggiato di Comencini era divino. Era un monello ancora più monello di Pinocchio che però verrà aspramente punito dalla vita. Ti fa pena a fine libro. Questo qui è un buonissimo figlio di un Podestà. Lucignolo balilla non me lo meritavo. Lucignolo è contrario alla società e alla morale per eccellenza. Questo qui ha in comune solo il nome. Se volevi inserirmi un balilla, non lo chiami Lucignolo lo chiami Pierluigi e la fai finita.

Poi mi chiedo che c’entri il fascismo con Pinocchio. Non è perché siamo in Italia allora ci sta bene, Del Toro.

Del resto lui la dittatura la mette sempre e sempre la creatura strana deve essere vista come un’arma. Vi ricordate quella cagata nella “Forma dell’Acqua” di idea dell’esercito americano di mandare il mostro marino sullo spazio? Ma perché vorrei sapere io. Era la premessa del film più idiota che io abbia mai visto. Uguale qui, il fascista stupido vuole usare Pinocchio come arma.
MA PERCHE’ COSA C’ENTRA.

Io credo che poi la centralità del rapporto Pinocchio e Geppetto abbia tolto spazio ad altre tematiche. Anche il tema di morte e resurrezione di Pinocchio poteva essere molto interessante ma allora PERCHE’ MI METTI DA PARTE COSI’ LUCIGNOLO CHE RAPPRESENTA LA MORTALITA’ PER ECCELLENZA DELL’ESSERE UMANO.
Adesso mi calmo.

Credo che anche se si fosse chiamato “STORIA DI UN TIZIO DI LEGNO” non mi sarebbe piaciuto il film. L’ho trovato come solito di Del Toro, troppo estetico, forzato. A volte mi sembra che cerchi di mostrare una profondità che non c’è. Parla di morte, mostra la morte, ma non sento mai il dolore.

Forse è semplicemente un autore distante da me.
Non avevo apprezzato nemmeno del resto né “Il Labirinto del Fauno” né “La Forma dell’Acqua”.

Non so nemmeno se può piacere ai bambini un film simile. Ma non penso. Mi sembra un film per adulti mancati che non ha saputo semplificare il linguaggio a dovere per un pubblico di bambini, come invece faceva Burton con la Sposa Cadavere.

Una cosa interessante invece del film era il ciclo Pinocchio-Pino-Pigna, il sempreverde che non muore e ritorna, che Del Toro ha colto. Però ripeto il tema della mortalità dell’essere umano non è centrale in Pinocchio. Perciò inserirlo mi pare una violazione, ripeto Del Toro ha voluto raccontare troppo la sua storia prevaricando il testo originale.

Per dire. Non c’è il paese dei Balocchi.
ADESSO MI CALMO.

Anche l’importanza che viene attribuita al Grillo Parlante di cantastorie mi sembra così stantia e autoreferenziale. Così come mettere Pinocchio sul palcoscenico. A dimostrazione di un artista sfruttato dal regime. Almeno il grillo ha la decenza di pigliare botte e altre botte per tutto il tempo.
Gli artisti non mi fanno pena. Non mi faranno mai pena. Né loro né il loro ego messo al centro della storia.
Le scene sul palcoscenico mi hanno ricordato l’allucinante scena della “Forma dell’Acqua” dove l’acqua si infiltra nel cinema. Una metafora sottile come un tronco guarda.

Insomma per chiunque sia arrivato alla fine di questo mio sclero senza ritegno IN BREVE il PINOCCHIO di GUILLERMO DEL TORO è un bel film che ho detestato visceralmente.

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Fantasmagoria / 11 Dicembre 2022 in Pinocchio

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Con questo film Netflix realizzato in stop motion e computer graphic, del Toro ha diretto il suo primo lavoro di animazione: ha preso il Pinocchio di Collodi, lo ha sfrondato un po’, ne ha eliminato gli afflati “didattici” e moraleggianti e ne ha fatto una storia di formazione segnata in vari modi dal rapporto padre-figlio.
La mancata aderenza totale al testo collodiano non è motivo di ludibrio nei confronti del film co-diretto dal regista messicano e dal collega Mark Gustafson: peraltro, fin dall’inizio della produzione, del Toro aveva dichiarato che la sua sarebbe stata una libera rilettura de Le avventure di Pinocchio.
Così, ne ha modificato l’ambientazione storica e geografica, collocando la storia in epoca fascista (tornando a situazioni simili a quelle de Il labirinto del fauno, compreso “l’Altro Mondo”), in Piemonte, ha eliminato e/o cambiato alcuni personaggi (la Fata Turchina si è sdoppiata nella Vita e nella Morte; la Volpe è diventata un Mangiafuoco senza cuore; Lucignolo è “solo” un ragazzino), ne ha aggiunto di inediti (la scimmia Spazzatura), ha cancellato lunghe sezioni del romanzo (su tutte quelle legate al Paese dei Balocchi); ecc.

Dello spirito dissacrante del famoso burattino di legno, ha scelto di conservare l’anima anarchica e disobbediente.
Qui, allora, il burattino è un monello ingestibile ma, in fondo, molto dolce, di cui, soprattutto inizialmente, si percepisce in maniera quasi tangibile la necessità fisica di imparare presto ogni cosa (il nome degli oggetti, il motivo per cui è al mondo, i sentimenti, ecc.) e il fatto che le sue intemperanze non siano legate a una forma di malanimo, ma all’inesperienza.
Il rapporto tra Geppetto e Pinocchio è quello tipico tra genitori e progenie: il mondo attende i figli e i padri non sanno se e come lasciarli andare.

Del testo di Collodi, del Toro ha conservato la messinscena senza paura della violenza e della morte (per cui, si richiede una visione dei più piccoli decisamente accompagnata e ben spiegata) e si è cimentato anche in una interessante rappresentazione dell’Aldilà (i Conigli “mortuari” che giocano a poker mi sono sembrati una delle soluzioni visive più belle del film, pienamente gotica).

Nel complesso, Pinocchio di Guillermo del Toro è un buon intrattenimento visivamente fantasmagorico diretto perlopiù al pubblico adulto (a ribadire -perché, purtroppo, c’è ancora bisogno di farlo- che un film d’animazione non è precluso a chi ha superato gli anni dell’infanzia).
Sulla distanza, però, ho trovato il film narrativamente poco incisivo (nonostante che le considerazioni sulla vita, la morte e l’immortalità siano interessanti) e, soprattutto nella seconda metà, poco originale (a quel punto, mi sarei aspettata un po’ più di fantasia, nella rappresentazione della fuga dal pescecane).
Però, l’idea che Pinocchio non diventi un bambino è quasi sovversiva e ho apprezzato il coraggio di del Toro di sottoporre al pubblico un finale dolceamaro davvero inedito e non definitivamente accomodante (come la vita vera, d’altronde).

Dopo i cult di Jan Švankmajer, i lavori degli Aardman Studios (Pirati! Briganti da strapazzo, 2012, per esempio), quelli dello studio Laika (vedi, Kubo e la spada magica, 2016, e Mister Link, 2019) e il film L’isola dei cani di Wes Anderson (2018), ci sarebbe poco di che stupirsi, per quel che riguarda le grandi produzioni con animazione a passo uno. Questo Pinocchio si mantiene su livelli tecnici di eccellenza. La fusione tra stop motion e cg è fluida e, in generale, incantevole.

Gradevolissime le musiche di Desplat, ma le parti cantate non mi hanno convinta granché (colpa dei testi, peraltro co-firmati da del Toro?).

Nella versione originale anglofona, il cast di doppiatori è composto da grandi star internazionali, come Ewan McGregor, Tilda Swinton, Cate Blanchett e l’attore-feticcio di del Toro, Ron Perlman. Per l’adattamento italiano, è stato scelto un parterre di navigati doppiatori e belle voci, come quelle di Massimiliano Manfredi (il Grillo Sebastian), Bruno Alessandro (Geppetto) e Mario Cordova (il Podestà). Ho trovato perfetta la vocina vivace, dolce e molto modulata del (per me) sconosciuto Ciro Clarizio (Pinocchio).

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