Recensione su Pinocchio

/ 20196.8167 voti

Il Garrone nazional-popolare / 5 Gennaio 2020 in Pinocchio

A fronte di un impressionante apparato formale, questo mi è parso il “peggior” film di Matteo Garrone realizzato finora.
Mi spiego meglio. Mi sembra quello più banale, perché, sì, propone tutti i temi cari al regista romano (la metamorfosi, l’orrido, il percorso formativo – in questo caso, “ascendente”- del protagonista, ecc.), ma senza (r)innovarli in alcuna maniera, se non proponendo un protagonista-bambino, cosa che, finora, non aveva mai fatto (a memoria mia) in maniera visivamente esplicita (tutti i protagonisti dei film di Garrone, a mio avviso, sono piccoli che maturano dolorosamente nel corso del racconto, ma, finora, si è trattato sempre di adulti con un animo da bambino, mai di ragazzini dal punto di vista anagrafico) .
Sicuramente, è il film di Garrone più nazional-popolare, per ovvi motivi. Il che non è necessariamente un difetto, ci mancherebbe. Ma, nell’alveo del cinema smaccatamente di genere che ha già deciso di trattare il regista, mi pare un passo indietro rispetto al magniloquente e, secondo me, più intrigante Il racconto dei racconti (2015).

Ho apprezzato tantissimo scelta delle location (paese di Geppetto a parte, unica mia nota personale di demerito al pregevole lavoro del location manager Gennaro Aquino), scenografie (bellissima la camera da letto ammuffita e polverosa della Fatina), trucco e parrucco (fantastici la Lumaca di Maria Pia Timo, il cane Medoro e il giudice gorilla di Teco Celio) e l’esaltazione del gusto per il pauroso che si esplica benissimo soprattutto nelle scene in cui sono presenti il Gatto e la Volpe (ottimo Ceccherini), specie quando spizzicano all’Osteria del Gambero Rosso e i rumori di scena diventano infernali e spaventosi.
Meno felice, invece, mi è sembrata la scelta degli attori più giovani, a partire da quello selezionato per interpretare il pur difficile ruolo di Pinocchio (Federico Ielapi): per esempio, la piccola Fatina (Alida Baldari Calabria) è di una bellezza diafana incantevole, esaltata da minuscoli dettagli come le impalpabili ciglia turchine, ma, detto fra noi, non dovrebbe aprire bocca.

A latere (ma questo dettaglio non ha influito in alcun modo sul mio voto complessivo), comprendo che il tempo sia un fattore tiranno, ma, visto il taglio correttamente cupo del lungometraggio, avrei molto gradito altre parentesi letterarie macabre omesse nel film, come la morte della Fatina e quella di Lucignolo.

Nota di colore: nel cast del film, c’è anche Nino Scardina (Omino di burro), doppiatore attivissimo negli anni Settanta e Ottanta. Era praticamente sempre il cattivo degli anime: avete presente Mister X de L’uomo tigre? Il corvo Cra Cra di Bia? Biscus di Lalabel? L’è semper lù.
Altro revival 80’s: il Grillo Parlante e la marionetta di Pantalone sono interpretati da Davide Marotta, che, in un noto spot di quasi 40 anni fa, pronunciava il tormentone: “Ciribiribì Kodak!”.

6 commenti

  1. Lebowski / 13 Gennaio 2020

    la mia sensazione è che abbia voluto edulcorare il tutto. già così ho visto i bambini spaventati per diverse scene, e molte critiche perché molta gente ha trovato il film non adatto ai bambini. Voleva piacere a tutto, ma sopratutto ai più piccoli, quindi lo ha edulcorato perché i bambini e ragazzi di oggi non sono abituati a queste cose

    • Stefania / 13 Gennaio 2020

      @tylerdurder: non credo che abbia voluto edulcorare la materia. Anzi, ha voluto mostrarne fino in fondo l’aspetto fondativo, quello oscuro (la miseria di Geppetto è lampante, l’anima infernale del Gatto e la Volpe pure, ecc.). Ne ha mostrato abbastanza (e i bambini, pare, ne sono rimasti turbati), quindi perché non mostrarne “di più”? Tanto, lo “shock” c’è stato lo stesso 🙂

  2. Lebowski / 13 Gennaio 2020

    perché secondo me un conto è mostrare la miseria, o i cattivi tentatori, un conto è mostrare la morte di un amico avvenuta per le scelte sbagliate e che è stato meno fortunato di te, o mostrare la morte della fatina avvenuta per causa di Pinocchio. Ha proprio glissato la morte, appunto perché i bambini non sono abituati né a vederla né ad accettarla

    • Stefania / 13 Gennaio 2020

      @tylerdurden: ma non ha glissato la morte. Perlomeno, quando la Fata Turchina si affaccia alla finestra del palazzo dice (correttamente): “Qui, siamo tutti morti”. E il bambino è portato a credere che chi abita il palazzo sia un fantasma, se non uno zombie 😀 Anche l’allestimento della casa della Fata, con le cose avvizzite e impolverate, ricorda un sepolcro. Poi, che non ci sia la rappresentazione della morte, è vero, hai ragione. Ma, se la favola di Collodi la contiene e si vuole aderire a essa in spirito, perché non affrontare l’argomento a tutto tondo? In questo senso, questa edulcorazione, se è davvero tale, ha fatto perdere un po’ la mira alle intenzioni di Garrone, secondo me.

      • Lebowski / 13 Gennaio 2020

        anche secondo me è un grande difetto del film, non essere “cattivi” fino in fondo, tutta la rappresentazione di Lucignolo non mi è piaciuta ( mi ricordo quella di Collodi sublime, il suo Lucignolo non solo sembrava tirato fuori dal libro ma era proprio affascinante), il bambino aveva pure la faccia giusta ma era la scrittura del personaggio ad essere sbagliata. Tra i film di Garrone è quello che mi è piaciuto di meno ma l’ho apprezzato visivamente e proprio per il suo cercare di essere nazional popolare

        • Stefania / 13 Gennaio 2020

          @tylerdurder: guà, riguardo al Lucignolo di Garrone la pensiamo proprio alla stessa maniera: bambino giusto, personaggio scritto “male” 🙁
          La nazionalpopolarità del film, come ho scritto, non è un problema. Però, forse, ha limitato la spinta nera del pretesto narrativo. Secondo me, paradossalmente, non ha pagato lo sforzo complessivo.

Lascia un commento