10 Recensioni su

Pinocchio

/ 20196.8167 voti

Finora la migliore trasposizione… / 20 Aprile 2021 in Pinocchio

Dimenticatevi il Pinocchio di Benigni (pessimo, ma vorrei comunque rivederlo) perché questo è tutt’altra storia!
Toccante, dolce, nostalgico… non un capolavoro ma la migliore trasposizione del romanzo.
Alcuni personaggi poco incisivi, avrebbero meritato più approfondimento: la fata turchina ad esempio, poco trasporto, poca enfasi, leggermente apatica. Mentre un grillo parlante fastidioso (e brutto, poverino!) ma forse era lo scopo del personaggio!
Bravini Ceccherini e Papaleo, viscidi e maligni al punto giusto anche se Papaleo molto all’ombra della “volpe”.
Poi un bravissimo e toccante Mangiafuoco, dallo splendido Proietti (per me è stato uno dei momenti più commoventi del film…).
Benigni bravo, come anche il protagonista: un po’ odioso e testa di legno, come il libro lo vuole!
In alcuni momenti avrei preferito più profondità, più analisi, più tenerezza mentre invece scorreva avanti senza soffermarsi troppo… una grande mancanza (a parte il finale) è stata proprio la leggerezza e il sentimento.
Ma mbientazioni, costumi e trucchi davvero notevoli: Garrone ha creato proprio un bel gioiellino.
Contento di averlo goduto, avevo un amaro ricordo dell’altro rifacimento….
7/10.

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Indimenticabile / 23 Luglio 2020 in Pinocchio

Crescere, disobbedire, gli amici da riconoscere, i soldi da amministrare…. Bellissimo.

Il voto sarebbe un 6.5 / 16 Luglio 2020 in Pinocchio

Ennesima trasposizione del racconto di Collodi, diretta da Matteo Garrone.
Geppetto (Roberto Benigni) è un falegname abbastanza povero; un giorno vedendo un teatro di burattini, decidi di scolpire il burattino
(in realtà marionetta) più bello che ci sia. Si fa dare un pezzo di legno da Mastro Ciliegia (un pezzo particolare di cui il Mastro
voleva disfarsene perchè sembrava animato) e costruisce il burattino che però è vivo. E’ Pinocchio e la storia si sa.
Garrone taglia qualche parte (a memoria mi ricordavo della scena di Pinocchio come cane da guardia in sostituzione di Melampo) ma le
principali ci sono tutte. Pinocchio è abbastanza antipatico all’inizio, irriconoscente verso il babbo, poco voglioso di andare a scuola
(d’altronde come la maggior parte dei bambini), che pensa solo a divertirsi. Ma in realtà è buono come dimostra in qualche occasione.
L’incontro con Mangiafuoco (Gigi Proietti), quello con la Fata Turchese (da adulta Marine Vacht), con i truffatori il Gatto e la Volpe
(Ceccherini e Papaleo). Mille avventure quasi sempre per scelte sbagliate da parte di Pinocchio, il film è abbastanza interessante
pur essendo la storia molto nota. Stona però qualche personaggio: il Grillo Parlante è insopportabile, la Volpe ripete sempre quello
che dice il Gatto (questo però non mi ricordo se “dipende” dal libro), anche Lucignolo me lo immaginavo come un ragazzo un po’ più grande
di Pinocchio). Bella la scena del Pescecane e le ambientazioni.

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Molto fedele al racconto di Collodi / 23 Aprile 2020 in Pinocchio

Probabilmente il Pinocchio di Matteo Garrone è la trasposizione al racconto di Collodi più fedele mai girata fino ad ora. Chi non ha letto il romanzo ed è abituato al Pinocchio di Manfredi con personaggi totalmente umani potrà trovarlo assurdo, quasi stupido, con un vecchio gorilla che fa il giudice o una lumaca come domestica, ma è proprio così nel racconto originale e sono felice che Matteo Garrone abbia voluto essere il più fedele possibile così da creare paradossalmente un’opera originale.
Altra cosa che adoro di Garrone (regista che considero uno dei migliori in Italia) è l’aver voluto rendere Pinocchio una favola dark e gotica. Difatti questo Pinocchio è più adatto a un pubblico di ragazzi e adulti piuttosto che a dei bambini. Dopotutto sono dell’idea che Garrone non faccia film per bambini ma per adulti che si sentono ancora un po’ bambini.
Una menzione particolare va alle scenografie che sono veramente meravigliose fin nel minimo dettaglio con scenari della Toscana, Lazio e Puglia che difficilmente vedremo in altri film perché sono luoghi antichi, inabitati e dimenticati dall’uomo moderno; delle città fantasma che trasmettono quel senso di povertà umana nello spirito di quel mondo che Collodi voleva trasmetterci. Altra menzione particolare vanno ai costumi e al trucco, qualcosa veramente fuori dal comune per il cinema italiano. Beh non a caso è stato chiamato Mark Coulier ad occuparsi di tale lavoro, già truccatore dell’intera saga di Harry Potter, dalla Pietra filosofale ai Doni della morte. Che dire, è stato fatto un lavoro magistrale, dove Federico Ielapi, sottoposto a 4 ore di trucco per sessione, sembra davvero un burattino di legno, così come tutti gli altri personaggi sembrano davvero ciò che interpretano: uomini dalle sembianze di cani, gatti, gorilla.
L’unica pecca del film è che è a tratti un po’ lento a scorrere, ma dopotutto ciò che è narrato è la storia di Pinocchio tale e quale com’è. Inserire qualche spettacolarizzazione sarebbe stato un po’ fuori luogo.
Per me è un film che merita di essere visto pieno. Meriterebbe il David di Donatello per le migliori scenografie, costumi, trucco, effetti speciali e regia.

Voto: 7½

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Troppa aspettativa / 13 Gennaio 2020 in Pinocchio

Ho sentito troppe persone che mi hanno detto: “MAGNIFICO!”, “IL VERO PINOCCHIO!”, “COMMOVENTE!”, “HO PIANTO PER L’EMOZIONE!”…
Troppo… E quando l’ho visto… Beh, mi aspettavo di più.
Bello, per carità ma non mi ha dato quell’emozione che mi aspettavo.
Effetti speciali importanti e azzeccati.
E’ Pinocchio.
Ad maiora!

Grazie Garrone / 13 Gennaio 2020 in Pinocchio

Premessa dare un voto ad un film è una cosa assai difficile, ci sono criteri diversi a seconda del genere aspettativa, eccetera. questo film se analizzato come un film per tutta la famiglia, nazional popolare per me è da 10. Parlando economicamente parlando ha incassato15 milioni ( il film italiano che ha incassato di più l’anno scorso ha fatto 8 milioni ed era Muccino), vedere dopo anni che un film d’autore riesce non solo ad incassare bene ma piacere a un pubblico vasto mi riempito cuore di gioia, dopo anni e anni di cinepanettoni e film mediocri che hanno riempito le nostre sale, entrare in un film di Garrone e trovare la sala piena mi ha quasi commosso, sarà che Pinocchio piace a tutti, sarà che la gente ancora ama Benigni, non lo so.
Poi da toscano amo il burattino pure io e ho trovato il film di Garrone visivamente spettacolare, colori tenui scuri con ocra e celeste prevalenti, effetti speciali ottimi senza abusare della computer grafica, ma come difetto devo dire che secondo me non ha voluto spingere troppo facendo più una lettura fedele a Collodi che personale. Non ha spinto sulle parti più macabre del racconto, con il chiaro intento di non spaventare troppo i bambini che ormai sono troppo abituati alle storie dinsey. Quindi Pinocchio non ha potuto mostrare tutta la sua cattiveria intrinseca, perché oggi come oggi spaventerebbe troppo.
Detto questo grazie mille Garrone per questa grande fiaba in cui ora posso crede: si può portare gente al cinema non solo con Zalone, si può far un bel film nazional popolare.

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Il Garrone nazional-popolare / 5 Gennaio 2020 in Pinocchio

A fronte di un impressionante apparato formale, questo mi è parso il “peggior” film di Matteo Garrone realizzato finora.
Mi spiego meglio. Mi sembra quello più banale, perché, sì, propone tutti i temi cari al regista romano (la metamorfosi, l’orrido, il percorso formativo – in questo caso, “ascendente”- del protagonista, ecc.), ma senza (r)innovarli in alcuna maniera, se non proponendo un protagonista-bambino, cosa che, finora, non aveva mai fatto (a memoria mia) in maniera visivamente esplicita (tutti i protagonisti dei film di Garrone, a mio avviso, sono piccoli che maturano dolorosamente nel corso del racconto, ma, finora, si è trattato sempre di adulti con un animo da bambino, mai di ragazzini dal punto di vista anagrafico) .
Sicuramente, è il film di Garrone più nazional-popolare, per ovvi motivi. Il che non è necessariamente un difetto, ci mancherebbe. Ma, nell’alveo del cinema smaccatamente di genere che ha già deciso di trattare il regista, mi pare un passo indietro rispetto al magniloquente e, secondo me, più intrigante Il racconto dei racconti (2015).

Ho apprezzato tantissimo scelta delle location (paese di Geppetto a parte, unica mia nota personale di demerito al pregevole lavoro del location manager Gennaro Aquino), scenografie (bellissima la camera da letto ammuffita e polverosa della Fatina), trucco e parrucco (fantastici la Lumaca di Maria Pia Timo, il cane Medoro e il giudice gorilla di Teco Celio) e l’esaltazione del gusto per il pauroso che si esplica benissimo soprattutto nelle scene in cui sono presenti il Gatto e la Volpe (ottimo Ceccherini), specie quando spizzicano all’Osteria del Gambero Rosso e i rumori di scena diventano infernali e spaventosi.
Meno felice, invece, mi è sembrata la scelta degli attori più giovani, a partire da quello selezionato per interpretare il pur difficile ruolo di Pinocchio (Federico Ielapi): per esempio, la piccola Fatina (Alida Baldari Calabria) è di una bellezza diafana incantevole, esaltata da minuscoli dettagli come le impalpabili ciglia turchine, ma, detto fra noi, non dovrebbe aprire bocca.

A latere (ma questo dettaglio non ha influito in alcun modo sul mio voto complessivo), comprendo che il tempo sia un fattore tiranno, ma, visto il taglio correttamente cupo del lungometraggio, avrei molto gradito altre parentesi letterarie macabre omesse nel film, come la morte della Fatina e quella di Lucignolo.

Nota di colore: nel cast del film, c’è anche Nino Scardina (Omino di burro), doppiatore attivissimo negli anni Settanta e Ottanta. Era praticamente sempre il cattivo degli anime: avete presente Mister X de L’uomo tigre? Il corvo Cra Cra di Bia? Biscus di Lalabel? L’è semper lù.
Altro revival 80’s: il Grillo Parlante e la marionetta di Pantalone sono interpretati da Davide Marotta, che, in un noto spot di quasi 40 anni fa, pronunciava il tormentone: “Ciribiribì Kodak!”.

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Finalmente una versione che rispecchia il romanzo. / 31 Dicembre 2019 in Pinocchio

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Due premesse.
La prima: lo sceneggiato di Luigi Comencini è un capolavoro inarrivabile sotto tutti i punti di vista, una delle cose più belle che la nostra televisione abbia mai prodotto. Di conseguenza se viene usato come metro di paragone per qualsiasi versione cinematografica di Pinocchio che viene proposta tale versione sembrerà sempre una me**a. È un dato di fatto.
La seconda: Il libro di Carlo Collodi non è quella favoletta sdolcinata ed edulcorata della Disney che è entrata nell”immaginario collettivo, è un romanzo cupo e grottesco, questo per dire a quelle mamme e a quelle nonne che si sono scandalizzate davanti a questo film che ha sconvolto i loro figli e nipoti, Pinocchio è questo, non è una fiaba per bambini ma una parabola della vita umana.
La versione che ne ha fatto Garrone è la più fedele al romanzo che sia finora uscita, un film cupo, crudo, anche pauroso in alcuni frangenti, un’opera dark difficile da digerire per alcuni ma bellissima dal punto di vista tecnico (gli effetti speciali e il trucco sono spettacolari), una fotografia e un’atmosfera semplicemente perfette.
Le noti dolenti riguardano più che altro alcuni tagli fatti della versione cartacea (tipo la morte di Lucignolo) con la conseguente poca fluidità di alcune scene, il ritmo un po’ lento e la recitazione da teatro scolastico dei piccoli attori.
Un film oggettivamente bello, non perfetto ma bello. E soprattutto finalmente inerente al romanzo.
Garrone si conferma regista di ottimo livello.

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C’era una volta un pezzo di legno… / 28 Dicembre 2019 in Pinocchio

Matteo Garrone con il suo Pinocchio questa volta cerca di liberarsi dalla nicchia e di arrivare al pubblico più ampio possibile. Se con il Racconto dei Racconti era stato gotico, dark, a tratti quasi orrido, con Pinocchio ricerca invece il suo lato più leggero e magico della fiaba. E centra il bersaglio a pieni voti.
Del resto Pinocchio può essere diretto solo da un’italiano, ed è talmente intessuto nella nostra cultura che ognuno ne ha una propria visione. Per quel che mi riguarda le scene che più ricordo dai libri della mia infanzia non sono state inserite e mi sono mancate (la morte di Lucignolo tra tutte), così come mi è mancata la musichetta dello sceneggiato televisivo, che rimane per me insuperato.
Detto questo Garrone opera con grande stile e soprattutto con il cuore, creando un film veramente profondo. Assorbe dal nostro panorama cinematografico gli attori “divi” che più amiamo, un po’ per coccolare il pubblico (non che sia una colpa dare un occhio per una volta anche al soldo), un po’ perché Pinocchio deve essere nazional popolare, e soprattutto riconoscibile. Riprende in sè Benigni ottimamente in parte, che fonde nel suo Geppetto un po’ del Guido che abbiamo amato ne La Vita è Bella, inserisce una Fata Turchina eterea e bellissima, un gatto e volpe che bucano lo schermo e una trasformazione in asino veramente inquietante. I bambini che erano in sala hanno riso alla gag più puerili veramente tanto, mentre sono inorriditi alla scena degli assassini. Insomma parliamo di un film interessante, non perfetto sicuramente, e che soffre della tradizione che lo aveva preceduto, ma piacevole e intelligente, che ha il pregio di bucare letteralmente lo schermo e tirarti dentro. Un po’ sofferente è la rappresentazione di Lucignolo, personaggio con cui l’autore stesso sebbene la morale comune lo condanni, tenda a empatizzare, troppo piatto laddove nel libro è tridimensionale e in cui è facile entrare con tutte le scarpe,
La lumachina invece è un qualcosa di davvero incisivo, forse il personaggio più riuscito e destinato a restare nell’immaginario collettivo.

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M / 20 Dicembre 2019 in Pinocchio

Un Pinocchio a tinte fosche, foschissime, quello imbastito da Garrone, e per questo del tutto inadatto ai bambini sotto una certa età: ne guadagna la possibilità di essere goduto, e alla grande, anche dagli adulti.
Imparagonabile ai suoi precedenti, dal disastroso film di Benigni al disenyano (ma va?) film Disney, semmai questo ritorno al cinema del burattino di Collodi può essere paragonato all’Alice di Tim Burton in quanto ad ambizione (ma molto più riuscito del film di Burton sul piano cinematografico… non che ci volesse granché).
Benigni per fortuna non fa il Benigni, ma recita una parte (e molto bene), in un ruolo che gli calza a pennello e che avrebbe probabilmente dovuto interpretare anche nel suo infausto tentativo. Ma è tutto, o quasi, a funzionare, dagli attori (persino l’odioso Ceccherini) agli effetti speciali (relativamente artigianali, ma molto eleganti).
E, più di tutto, c’è la mano di un grande regista, che crea un Pinocchio più fedele all’originale, pieno di buio, di nebbia, di mostruosità, di scene anche discretamente violente (l’impiccagione su tutte), e che sa dare una perfetta struttura a una storia sula carta eccessivamente episodica e riesce in qualche modo anche a sorprendere nonostante una trama che tutti conoscono.
Non è un film impeccabile, un paio di cadute di stile (una colonna sonora a volte un po’ troppo invasiva e la freddura del tonno, veramente cabaret di basso livello), e l’ovvia impossibilità di liberarsi dall’intento moralizzante che Pinocchio si porta dietro. Ma comunque livello molto alto.

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