Recensione su Philomena

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Il giusto peso della “leggerezza” / 20 Febbraio 2015 in Philomena

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Spesso pensiamo che la cultura, il parlare forbito, il riconoscimento del titolo di studio siano ciò che serve per creare un livello di distinzione nella scala sociale tra esseri umani.
E spesso questo pensiero ci viene riconosciuto dal nostro prossimo, dalla società stessa e da buona parte dei meccanismi del mondo che ci circonda.
Ora, questo pensiero, è sì valido ma solo se osservato dentro certi aspetti, tra le mura di certe realtà.

Questa differenza di livello è ben visibile e ben presente tra Philomena e Martin fin dal loro primo incontro,
infatti la vita scritta è documentabile di Martin lo porta ad autoelevarsi (magari anche inconsciamente) nei confronti di Philomena la cui vita è molto meno nota e documentabile e lo porta inevitabilmente a giudicarne come aspetti non dico negativi ma “leggeri” o “superficiali” alcuni comportamenti e pensieri di questa anziana signora. Il suo passato da sottomessa alle suore fa il resto e completa il pregiudizio iniziale.
D’altro canto anche se in un modo meno comune anche Philomena si trova a giudicare le decisioni ed i pensieri di Martin che sebbene illustrati con sagacia lasciano perplessa la mente indottrinata di Philomena ma anche abituata a pensare a forza della violenza che aveva subito e che le aveva segnato la vita.
Ecco secondo me il segreto e la meraviglia di questo film è il continuo parallelo e i continui ribaltamenti di dominio che ci sono tra i due personaggi, che in tutta la durata del film è come se si scambiassero il ruolo del saggio e dell’ingenuo accadimento dopo accadimento.
Ovviamente il film parla anche di altro, la cornice e la storia che viene raccontata nelle trame si distanzia da quanto ho colto io come punto chiave, c’è la ricerca del figlio “rapito e affidato dalle suore ad un’altra famiglia”, c’è la crisi di identità di un giornalista di successo tradito da giochi di potere che si trova costretto a reinventarsi un lavoro e forse anche una vita, c’è il segreto dell’educazione imposta dalle suore di regime, ci sono i colpi di scena della vita del figlio e c’è anche dell’ironia o leggerezza e proprio su questo punto vorrei soffermarmi.
Ho letto qualche recensione e qualche critica al film, premettendo che ognuno è libero di scrivere ciò che sente e di esporre il suo punto di vista non mi trovo però d’accordo con chi imputa al film di usare toni eccessivamente “semplicistici e poco drammatici” vista la tristezza di fondo della storia, che per altro è una storia vera.
Il personaggio di Philomena da quel che ho potuto capire era realmente così.. e non capisco perché si dovrebbe per forza soffermarsi sul lato drammatico. Esistono persone che nonostante la loro vita sia piena di difficoltà non si perdono d’animo, non solo non si piangono addosso ma non perdono nemmeno la forza di ridere, gioire e scherzare perché per loro questo significa vivere.
La leggerezza nell’affrontare determinate situazioni può sicuramente essere sinonimo di ignoranza o maleducazione ma allo stesso tempo può essere sinonimo di intelligenza e di una profondissima consapevolezza che è la caratteristica che mi ha emozionato di più del personaggio di Philomena.
Prendere alla leggera situazioni che per reale importanza sono leggere e prendere seriamente situazioni e argomenti che hanno una reale importanza sociale o emotiva è per me la massima espressione di intelligenza umana e Philomena questa dimostrazione la da continuamente.
E’ buffa e goffa nello stile quando racconta dei libri che legge, è buffa e approssimativa nello stile quando si raffronta con il personale del ristorante dove consuma un pasto con Martin però è di una concretezza e profondità disarmante quanto si trova ad affrontare la notizia della morte del figlio e reagisce cercando di capire chi fosse, quando si trova ad affrontare la sua omosessualità citando la sua mancata sorpresa da un fatto che solo una madre poteva notare, quando scopre il segreto nascosto delle suore e riesce a far prevalere la ragione alla rabbia, quando usa la schiettezza e non i mezzi termini o i giri di parole per convincere il compagno di suo figlio a parlargli di lui..

Allo stesso tempo, tornando al parallelo tra i due protagonisti c’è Martin che prima sottovaluta Philomena per i motivi descritti prima, poi nota la sua buffa goffaggine nei confronti dei rapporti nella civiltà in cui vivono e sente di aiutare la donna quasi unicamente per un misto di deformazione professionale e nuova occasione lavorativa.. che poi però si sorprende e arrabbia fino a volersi opporre quando si rende conto utilizzare solo il lavoro nei confronti di Philomena sia in realtà un sopruso, si indigna difronte la menzogna e l’ingiustizia, si oppone con le unghie e con i denti a chi manca di rispetto a questa Madre che cerca solo la verità, lotta per un ideale e prende sul personale una questione d’onore. Lui non perdona e non accetta perché forse è la cosa più giusta da fare però in qualche modo rispetta o si sforza di farlo il pensiero di Philomena e anche le sue decisioni perché ha capito lo spessore morale di quella persona.
Secondo me, mi ripeto, la meraviglia comunicativa di questo film è rinchiusa tra definire il giusto peso della leggerezza e la riflessione che induce il parallelo delle vite dei due protagonisti.
Non importa se si viene educati dalle suore, da concetti cristiani e religiosi oppure se si cresce secondo i canoni di un educazione scolastica di primo livello senza credere in punti di vista che si distaccano dalla scienza e dalla logica per come la interpretiamo, quello che conta veramente è la singolarità di ogni persona, la capacità di relazionarsi con il prossimo, la purezza dell’anima che si ricopre, conta la capacità di capire e di pensare, la capacità di osservare e di credere, conta il rispetto per ciò che non è come vorremmo che sia, conta il credere nelle cose che ci sembrano giuste, conta il capire che le persone a volte sbagliano e altre volte sono obbligate a sbagliare, conta capire che il passato non si può cambiare, si può scegliere se accettarlo e farlo nel miglior modo possibile o se scontrarsi contro ad esso e forse rimanere in eterno fermi nel momento dell’impatto..

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