Recensione su Il filo nascosto

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Una conturbante ed estrema storia d’amore. / 23 Febbraio 2018 in Il filo nascosto

Sofisticata e quasi inaccessibile, quest’ultima opera di Paul Thomas Anderson, che sembra dipendere un po’ troppo dal suo protagonista, proprio per le peculiarità che circondano la sua figura. Specificità che un interprete del calibro di Daniel Day-Lewis ha saputo ben raffigurare, trascendendo lo stesso grado di magnetismo e attrazione, che la pellicola, sin dalla sua ouverture, esercita sullo spettatore; grazie anche a una straordinaria colonna sonora dove il chitarrista dei Radiohead, Jonny Greenwood, rimesta e amalgama con estrema finezza sonorità classiche, passando da Brahms a Schubert ( per citarne solo alcuni ).
La pellicola narra di una conturbante ed estrema storia d’amore, dai riverberi truffautiani, impiantata in una Londra vittoriana che trasfonde tutta la sua traboccante morigeratezza e la sua untuosa sobrietà.
Anderson ci mette il suo, e realizza un capolavoro di eleganza, complessità e stile. Uno spettacolo forse un po’ elitario, ma che nel velato pensiero racchiude tutta l’essenza del suo ricamo.

9 commenti

  1. Stefania / 23 Febbraio 2018

    Non ho ancora visto il film, ma spero di recuperarlo a… strettissimo giro di posta 🙂
    Cosa intendi con “riverberi truffautiani”?

  2. Stefania / 27 Febbraio 2018

    @inchiostro-nero: ho visto il film di Anderson, ma non ho colto il riferimento, quindi ho il dubbio di non aver visto il film di Truffaut di cui parli 😀

    • inchiostro nero / 27 Febbraio 2018

      @stefania: considerando che è valutata come la minore opera di Truffaut, posso immaginare che tu non l’abbia mai vista. La pellicola in questione è ”La mia droga si chiama Julie”, con Belmondo e la Deneuve. L’analogia è pressoché relativa alla storia ( amore e rapporto estremo ), con l’ausilio di una generica ”sostanza”. Tra l’altro ho letto anche un’altra recensione in rete dove appunto si snoda con maggior precisione della mia , questa conformità. Ora non voglio darti troppi spoiler, dato che essendo tu un’appassionata, sicuramente lo vedrai.

  3. Stefania / 2 Marzo 2018

    Ho trovato copia in dvd del film di Truffaut in una biblioteca civica (e ne ho approfittato per prendere in prestito anche La sposa in nero).
    Ti dirò: tolti il palese dettaglio narrativo (l’avvelenamento) e l’amour fou che ottenebra la ragione di entrambi i protagonisti, mi pare che la “filosofia” dei due rapporti sia molto diversa. Nel caso del film di Anderson, c’è un che di masochistico che mi sembra affrontato con piglio diverso da Truffaut.
    Per curiosità, hai la possibilità di trovare e passarmi il testo in Rete a cui facevi riferimento?

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