Per un pugno di dollari

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Per un pugno di dollari

Uno straniero, chiamato anche Joe, arriva in un paesino al confine tra Messico e Stati Uniti, trovandosi nel bel mezzo di una guerra tra due potenti famiglie locali, i Rojo e i Baxter. Scambiando favori per l'una e per l'altra, con scaltrezza otterrà la distruzione reciproca dei clan.
paolodelventosoest ha scritto questa trama

Titolo Originale: Per un pugno di dollari
Attori principali: Clint Eastwood, Marianne Koch, Gian Maria Volonté, Wolfgang Lukschy, Sieghardt Rupp, Joseph Egger, Antonio Prieto, José Calvo, Margarita Lozano, Daniel Martín, Benito Stefanelli, Mario Brega, Bruno Carotenuto, Aldo Sambrell, Lorenzo Robledo, Antonio Molino Rojo, Luis Barboo, Juan Cortés, William R. Thompkins, Fernando Sánchez Polack, José Canalejas, Jose Halufi, Nino Del Arco, Antonio Moreno, Frank Braña, Álvaro de Luna, Lee Miller, José Orjas, Manuel Peña, Antonio Pica, Julio Pérez Tabernero, José Riesgo, Umberto Spadaro, Peter Tevis, Edmondo Tieghi, Antonio Vico, Luis Rodríguez, Antonio Montoya, Mostra tutti

Regia: Sergio Leone
Sceneggiatura/Autore: Sergio Leone, Sergio Leone, Víctor Andrés Catena, Víctor Andrés Catena, Jaime Comas Gil, Fernando Di Leo, Tonino Valerii, Adriano Bolzoni, Duccio Tessari
Colonna sonora: Ennio Morricone
Fotografia: Federico G. Larraya, Massimo Dallamano
Produttore: Arrigo Colombo, Giorgio Papi
Produzione: Italia, Spagna, Germania
Genere: Azione, Western
Durata: 99 minuti

Dove vedere in streaming Per un pugno di dollari

26 Febbraio 2014 in Per un pugno di dollari

In principio era Sergio.
Con il primo capitolo della Trilogia del dollaro, il regista italiano crea qualcosa che non cambierà soltanto il cinema western, ma influirà profondamente sulla settima arte in generale.
La narrazione della conquista e della vita nel selvaggio west, fino ad allora prerogativa di produzioni a stelle e strisce (a parte qualche sporadico e dimenticato episodio), viene afferrata e fatta propria da colui che, come il tempo dimostrerà, diventerà un vero e proprio Maestro del genere.
Un budget limitato a disposizione; riprese effettuate nel sud della Spagna, in località certamente assimilabili a quelle della frontiera Usa-Messico ma che non possono annoverare le meraviglie paesaggistiche dei canyon usa.
Eppure Sergio Leone con questo film non solo fa nascere un nuovo filone del genere western, il western all’italiana (o quanto meno lo rende popolare a livello globale). Leone cambia completamente il modo di fare western, influenzando alcuni grandi registi americani successivi (da Peckinpah fino ai contemporanei e modaioli riscopritori del genere).
Del resto era impossibile competere con gli americani dell’età classica, proponendo prodotti uguali ai loro: per la troppa diversità nei budget, per l’assenza del fattore paesaggio (per chi non poteva permettersi di girare negli States).
Con uno come John Ford non si poteva neanche pensare di competere. E Sergio Leone l’ha capito, non volendo ridursi ad essere l’ennesimo scarso imitatore di classici del genere.
Così inventò qualcosa di nuovo: un western oltremodo violento in cui si narrava di protagonisti egoisti e spesso soli, in cui quasi scompare il tema della frontiera e quasi non si vedono quelli che nei film americani sono spesso (silenziosi) protagonisti: i pellerossa. Western in cui si inserisce, a tratti, la commedia (per il vero appena accennata in Per un pugno di dollari; più presente, invece, ne Il buono, il brutto e il cattivo): idea che va a generare un vero e proprio sottofilone, anch’esso dominato dagli italiani.
Per un pugno di dollari è il primo di questi film, la scintilla che attizza un enorme e caloroso falò, e come tale merita tutti gli onori riservati ai pionieri. Con Il buono, il brutto e il cattivo Leone fa probabilmente alcuni passi avanti su temi squisitamente tecnici e introduce per l’appunto elementi di commedia in un genere che sembrerebbe mal conciliante con essa, con risultati non sempre apprezzati dalla critica.
Ma il western, appunto, era cosa per americani e per operare questa piccola rivoluzione bisognò ricorrere all’immancabile escamotage: per far breccia nei mercati internazionali due colossi come Sergio Leone e Ennio Morricone, furono costretti ad americanizzare il loro nome, rispettivamente, in Bob Robertson e Dan Savio.
Gian Maria Volontè, che interpreta alla grande lo spietato Ramòn Rojo, diventò John Wells.
Clint Eastwood, nel suo primo ruolo da protagonista, con il suo viso gelido e imperscrutabile, era probabilmente il tipo giusto al momento giusto, per calarsi nella parte dell’Americano senza nome, doppiogiochista spietato che tuttavia fa trasparire, in certi momenti, un animo buono.
Per un pugno di dollari è francamente inarrivabile: perfetto nella sua dimensione temporale, nella scorrevolezza dell’intreccio, nel ritmo, nel sapiente dosaggio delle pause, nella colonna sonora…
Il fatto che la sceneggiatura sia tratta da La sfida del samurai di Kurosawa (Yojimbo), con tanto di causa per plagio da parte del giapponese, non ne diminuisce il valore. Il primo western all’italiana di successo è dunque sostanzialmente un remake di un film giapponese e i richiami all’Arlecchino servitore di due padroni di Goldoni, rappresentarono soltanto un disperato tentativo di difesa operato dalla produzione, che si era rifiutata di pagare i diritti al grande regista nipponico (Leone non negò mai di essersi ispirato a lui, anzi lo dichiarò sempre apertamente).
A sua volta Per un pugno di dollari diventerà uno dei film western più copiati, generando, sull’onda del suo successo, una sequela di mediocri epigoni (alcuni addirittura recanti titoli ai limiti del plagio).
Di Morricone non si smetterà mai di tesserne le lodi: la colonna sonora è uno dei molti capolavori del Maestro e dà inizio ad una collaborazione memorabile con il regista.
E poi vogliamo parlare del finale? No, forse è meglio FAR parlare il finale:
“Al cuore, Ramòn! Al cuore!”

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Piacere, sono Bob Robertson / 7 Novembre 2013 in Per un pugno di dollari

Sergio Leone inaugura con questo film il suo personalissimo filone degli spaghetti-western. Sparatorie, rivalità, duelli, sguardi, gesti. Una scorpacciata di elementi che generano una pellicola dotata di un’azione di ottimo livello e ricca di carisma, grazie anche a personaggi di spessore (L’Americano interpretato da Clint Eastwood, ho detto tutto).
Ci vorrebbe una recensione a parte poi per le colonne sonore di Morricone, protagoniste nella pellicola al pari dei personaggi e diventate ormai un cult a tutti gli effetti.

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Rampa di lancio / 4 Giugno 2013 in Per un pugno di dollari

Leone sale sul sentiero della Gloria, aprendo il primo capitolo della Trilogia del Dollaro. Siamo ancora nella fucina delle meraviglie, ma già da questa pellicola si capisce che lo spaghetti-western firmato da questo regista sarà una cometa luminosissima nel firmamento del cinema, con il suo apogeo nell’inarrivabile C’era una volta il West. Del resto, questa è stata la rampa di lancio, oltre che di Leone, di un paio di signori che di nome fanno Clint Eastwood ed Ennio Morricone (il quale arrivava dai dignitosi western di Caiano).
Lo Straniero senza nome, chiamato anche Joe, è memorabile; Volonté non mi ha mai convinto troppo, invece spendo volentieri i miei five cents per l’illustre sconosciuto Sieghardt Rupp, che nel film faceva il fratello Rojo dalla risata cretina, il quale non ha fatto una gran carriera, ma aveva la faccia giusta per i leggendari primi piani leoniani. Marianne Koch invece recitava come una stalattite, artificiosa e immobile come i suoi due occhioni blu elettrico.
Se vi capita, guardate qualche spezzone di film in lingua originale, singolarmente babelico. Assisterete ai dialoghi di Eastwood in americano, Volonté in italiano e José Calvo in spagnolo; buffo, praticamente se la recitavano da soli.
Molto interessante l’intervista a Tonino Valerii (assistente alla regia di Leone, e regista di alcune ottime pellicole di genere) nei contenuti extra del dvd.

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