Collage metafisico / 11 Marzo 2022 in Per Lucio

In Per Lucio, Pietro Marcello ripropone la sua felice propensione al collage: immagini d’archivio, cronaca, finzione, documentario, saggio convergono in un racconto biografico a tratti metafisico che, se pure ripercorre parte della vita e della carriera di Lucio Dalla, lo fa in maniera distante rispetto alla tradizionale forma espositiva documentaria (in primis, omette passaggi ed elementi) e, soprattutto, tiene la narrazione ben lontana dalle elegie tipiche del genere biografico.

Benché, in Per Lucio (1943-2012), vengano ribaditi e celebrati (in maniera atipica, appunto) l’estro e l’unicità artistica e personale di Dalla, il film (tripartito in: fase Dalla + vari autori = esordi; Dalla + Roversi = formazione e prima maturità artistica; Dalla uber alles = ma allora sono bravo anche da solo!) è decisamente affettuoso e ammirato nei confronti dell’artista, ma non è mai pura agiografia e si fonde, confonde e stempera nella rappresentazione della storia (anche del costume) d’Italia del Secondo Dopoguerra, fino al momento della strage alla stazione di Bologna del 1980.
Questo atteggiamento “sincero” in cui vicenda personale e universale trascolorano in un acquerello d’insieme è ben sottolineato dalla presenza e dal ruolo di “narratori” di Umberto Righi, manager di Dalla per quasi 50 anni, e Stefano Bonaga, amico dell’artista fin dall’infanzia, che non lesinano complimenti e interessanti analisi alla figura e all’opera di Dalla, ma lanciano anche affettuose stoccate al cantante, tanto che, a tratti, Lucio sembra davvero accanto a loro, pronto a intervenire.

Nota: a un certo punto, Marcello inserisce nel documentario anche numerose immagini filmate di Vincenzo Motta, protagonista di un altro suo bel documentario biografico, La bocca del lupo (2009).

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