Recensione su I pinguini di Madagascar

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3 Febbraio 2015

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Ti piacere vincere facile, con i personaggi che si faticava a rendere meno divertenti dei protagonisti già nel film spinned off. Skipper, Kowalski, Rico e Soldato, since the beginning, da quando erano pinguinetti e già facevano casino. Ora devono affrontare un cattivo scemo e molliccio, coadiuvati da un’organizzazione di buoni spacconi e vanitosi, tipo i gruppi marveliani di supereroi, il Vento del Nord. Nel solito pastiche, che sono i cartoni animati postmoderni, c’è di tutto; tanto slapstick, documentari sugli animali, aggeggi spionistici e cambi di scena esotici alla James Bond; quindi pinguini, e poi pinguini in location esotiche e arcinote, tipo Venezia (presa a random), New York (molto esotica), giusto per dare alle gag e all’azione dei fondali in cui tutti (i pubblici) possano riconoscere qualcosa. L’arte. Il centro del mondo. E le gag, anch’esse il più universali possibili, i pinguini (già l’ho detto?), i giochi del bianco e del nero, sulle deformazioni del badass che soffre di carenze d’affetto e tutti i pinguini vuole deformare perché, mica ha torto, questi pinguini negli acquari hanno un po’ rotto il ca**o.

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