Recensione su Paz!

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3 Novembre 2013

Raccontare una giornata di Zanardi, Penthotal e Fiabeschi, equivale a raccontare Andrea Pazienza e il suo genio rivoluzionario.

Sono le polaroid, i baffi, le canne, i capelli sempre in disordine. I collettivi, la ribellione, i vinili, i bassifondi di una Bologna caotica, a fare da sfondo alle spassose vicende di questi tre giovani italiani, che impersonano tre rispettivi lati caratteriali del loro creatore, Andrea Pazienza. Uno dei fumettisti-anticonformisti più conosciuti in Italia, colui che arrivò a prestare la sua matita anche a Federico Fellini per dar vita al manifesto di La città delle donne (1980).

C’è Zanardi, ringhioso menefreghista dai capelli schifosi; c’è Fiabeschi, inconcludente fannullone baffuto che vive sulle spalle della ragazza. E infine c’è Penthotal, artista depresso e malinconico fino al midollo. Tre gioventù bruciate, incomprese, solitarie. Tre aspetti di un personalità complessa che visse pienamente l’Italia gli anni ’70, impregnando le proprie memorie in layout e balloon, testimoni di una vita maledetta, fra rivoluzioni studentesche e occupazioni.

Renato De Maria si fa carico di un compito difficile, ma con l’aiuto dell’ottimo cast di cui Paz! ha fortunatamente potuto disporre (Claudio Santamaria, Flavio Pistilli e Max Mazzotta su tutti) il risultato finale è stato tutt’altro che un fallimento.

Rimanendo fedele alle storie su carta, la sceneggiatura scorre veloce e impetuosa seguendo passo passo la tragicomiche vicende di questi tre eroi proletari, mentre si fanno largo in un mondo incasinato, sulle note di una colonna sonora da brividi (CCCP, Skiantos, Ustmamò etc).

Un film tanto assurdo, quanto esilarante.

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