Recensione su Paura e desiderio

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2 Agosto 2013

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Il primo film di K., quello che tutti vanno a vedere più per coscienza di quello che ha fatto dopo che non per i suoi effettivi meriti. Me compreso eh, sia chiaro, hai visto tutto, ti dicono che ce n’è uno che manca ed è di quando era giovane, e che fai, non vai?
WRONG!
K. a 25 anni, o giù per di là, gira questo film a basso costo e superautoprodotto, con un pugno d’attori e un pugno di foglie secche (‘na foresta, intendo).
In una realtà ipotetica presentata da una iniziale voce fuori campo, ci sono quattro soldati dispersi dietro le linee nemiche. La storia sono loro che devono tornare al fronte, dal lato loro. Uno è il capo, uno è inutile, uno è grosso e burbero e uno è sensibile. Dissidi, scontri e confronti. Prendono prigioniera una ragazza (per inciso, bella topa), la lasciano col sensibile che fa l’upgrade, e da sensibile diventa matto, e l’ammazza. Il matto racchiude bene in se stesso la paura e desiderio del titolo. Gli altri, già che ci sono, prima di andarsene tendono un agguato a un generale, a caso.
Il gioco, la presentazione del film, sta nel fatto che si possono rintracciare blu le mille tematiche blu kubrickkiane che si potranno rinvenire poi nei suoi film successivi. Ed è vero, ci sono, e il mondo è pieno di elenchi. Per il resto, il giovane K. È sgangherato nel giostrare i suoi personaggi di questa trama debole, per cui pretenziose parole e riflessioni che sboccano nowhere, un paio di scene quasi pulp, di morte e minestra, montaggio altalenante con insistiti primi piani angosciosi, abilità registiche in fieri che si vedono agli inizi (ma di nuovo, sempre col senno di poi), personaggi non del tutto riusciti – anche se il matto che mima il generale pancione fa ridere. L’ambizione si vede, la capacità di arrivarci ancora no.
Si salvano quasi tutti. Tranne la topa.
Sporca guerra infame.

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