Recensione su Paris, Texas

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Elogio della lentezza / 9 Ottobre 2012 in Paris, Texas

Un film stupendo, di una lentezza magniloquente. Wenders fotografa l’immensa periferia americana con un gioco di colori assolutamente eccezionale, dalle vastità del deserto texano alla desolazione urbana, mettendo al centro la storia dolce e amara di un difficile ricongiungimento famigliare. Il senso di paternità, inghiottito nel vortice dell’alienazione, riemerge come il pulsare del sangue, sfida tutto e ricostituisce – senza gli eroismi urlati e isterici a cui ci ha un po’ abituati Hollywood, ma con calma tedesca e wendersiana – il legame famigliare.
Attori meravigliosamente comprimari, facce ordinarie che parlano anche nel silenzio; esprimo una riserva per la Kinski, che non mi piace troppo, sebbene riesca comunque a far piangere nella scena finale. Il soggetto di Shepard è toccante, la chitarra di Ry Cooder fa vibrare l’anima.

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