Ritratto di un’Italia d’altri tempi / 8 Gennaio 2013 in Padre padrone

Padre Padrone, film basato sulla storia di Gavino Ledda. Egli nasce e cresce in una famiglia di pastori della provincia di Sassari. La Sardegna che ci viene presentata non è quella alla Briatore.
Un contesto duro, crudo. Gavino ci si sente stretto. La scuola, Gavino, la frequenta pochi giorni e li padre, irrompendo in modo prepotente nell’edificio, deciderà quello che sarà il suo destino (almeno fino alla maturità ed oltre):”Quello di essere un pastore”.
Ecco perché PADRE-PADRONE. I bambini all’irrompere del padre nella classe, deridono il povero Gavino che ha soli sei anni.
I bambini sono esseri tanto dolci quanto terribili ma quello che non sanno è che lo stesso destino toccherà o potrebbe toccare loro, il padre padrone lo farà loro notare. Da solo, lui e il suo gregge, cresce. Il film è terribile nel senso che ci immedesimiamo nelle vicende che passe il piccolo protagonista. Crescendo non acquista la libertà, è ancora vittima del padre che invecchia ma non perde la sua autorità. Quello che il suo vecchio non aveva previsto (o meglio, l’aveva previsto ma non si aspettava quegli esiti) era la chiamata alle armi del figlio. La leva obbligatoria.
Un ventenne Gavino dovrà affrontare la lontananza da casa, dovrà vivere le armi. Non che gli manchino i suoi parenti, anzi. Questa è l’occasione per il riscatto, il suo riscatto. Gavino cresce nel pieno isolamento dalla civiltà e dai contatti umani e sarà quella che per molti dei suoi coetanei concepiscono come supplizio, a salvargli la vita e soprattutto a cambiargliela. Fuggirà dall’ignoranza, da un padre che lo tratta come se fosse un oggetto di sua proprietà, da un mondo che si sente stretto.
Non solo, è l’occasione per alfabetizzarsi.
Sotto le armi conosce una persona (Nanni Moretti) che lo aiuterà ad istruirsi. Da questa esperienza Gavino rinasce, risorge dalle ceneri come l’araba fenice e si vendicherà dei torti subiti.

DonMax

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