Recensione su Pacific Rim

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Oggi cancelleremo l’Apocalisse! / 2 Luglio 2014 in Pacific Rim

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Mi sono avvicinata a Pacific Rim con lo spirito del lieve interesse/lieve scetticismo, più con un approccio del tipo “sembra figo dai, andiamo a vedere qualcosa di nuovo” che una vera passione per i “robottoni” da anime anni ’80 (non ho neppure mai finito Evangelion, per dire), che sembrava spingere gran parte dei miei amici e conoscenti. A causa di varie circostanze non sono riuscita neppure a vederlo al cinema la scorsa estate, ma la cosa non mi aveva toccata più di tanto. Pazienza, lo recupererò, mi ero detta. Poi, c’è stata la serata di novembre in cui io e la mia migliore amica lo abbiamo visto lì, tra i dvd del videonoleggio, e l’idea “dai, vediamo com’era veramente questo fantomatico Pacific Rim” ci ha spinte a prenderlo… da lì è scoccata la scintilla.

Intanto, la regia: Guillermo del Toro non è tipo da lanciare l’esca e poi scontentare i suoi fan. L’ho apprezzato con Il Labirinto del Fauno, l’ho amato in Hellboy e anche in PR la sua ripresa impeccabile e il suo gusto per gli scenari cupi, pieni di speranza e insieme di distruzione, da “fiaba oscura”, mi ha immediatamente conquistata. Non è possibile pretendere realismo da un film in cui dei mega-robottoni alti come palazzi distruggono mostri marini altrettanto grossi, ma Del Toro cosa fa? Lui inserisce situazioni fuori dall’ordinario in un contesto realistico e le tratta come se fossero quotidiane, credibili, senza esagerazioni e soprattutto senza perdere un attimo il ritmo, dando allo spettatore esattamente quello che vuole (un po’ come fanno i film Marvel): battaglie, personaggi tosti, una storia semplice ma snodata con cura, buone motivazioni per la lotta, effetti speciali che ti fanno saltare dalla sedia per lo stupore e che ti coinvolgono fino in fondo. Non penso serva altro ad un film d’azione/sci-fi degno di questo nome, certo non si può pretendere uno studio dei personaggi e delle loro problematiche della durata di ore, il film perderebbe la sua forza e cambierebbe genere.
Parlando del cast, non capisco le lamentele riguardanti la non-professionalità degli attori: abbiamo una Rinko Kikuchi (candidata all’Oscar come Migliore attrice non protagonista nel 2006) timida ma combattiva e, soprattutto, dotata di una grande forza interiore che si sviluppa durante il film in un climax ascendente; un Charlie Hunnam eroe ma coi suoi traumi, deciso a superarli e a legarsi alla sua nuova co-pilota, spinto da una forza che arriva direttamente dal loro legame; un Idris Elba carismatico, forte, votato al sacrificio ma anche pronto a comportarsi da “padre preoccupato” una volta che scoprirà le reali intenzioni di Mako. Tutti ben caratterizzati, tutti fantastici. Anche i personaggi di supporto, per quanto si vedano poco, regalano dei momenti indimenticabili (Ron Pearlman/Hannibal Chau su tutti, insieme a Charlie Day/Newton Geiszler e Burn Gorman/Hermann Gottlieb) e qualche accenno di tematica conflittuale padre/figlio con Max Martini/Hercules Hansen e suo figlio Rob Kazinsky/Chuck. Ma è l’idea di far guidare il robot a due piloti legati da un ponte neurale, secondo me, quella più azzeccata del film: il rapporto che si crea tra i due, che siano sposati, fratelli gemelli, padre e figlio oppure due sconosciuti che si trovano per caso ad essere “compatibili” apre la strada a tantissime interpretazioni davvero belle, che vanno dalla semplice amicizia all’amore, fino a quel legame un po’ astruso un po’ visibile in tanti modi diversi che è quello tra “anime gemelle”. Non vi aspettavate che un film di robottoni e mostri facesse riflettere anche sui sentimenti, eh? E invece va così. Chi vorrà vedere solo le battaglie guarderà quelle, chi vuole approfondire il lato sentimentale avrà pane per i suoi denti e si scervellerà a riflettere cosa leghi Mako e Raleigh alla fine, se “l’amore” nel senso più classico del termine, una bella amicizia o un ibrido tra le due cose, il rapporto delle “anime gemelle” appunto. L’intrepretazione è vostra.
Se aggiungiamo la colonna sonora veramente poderosa – Ramin Djawadi non si smentisce mai – e il citazionismo che pesca a piene mani da tutti i film e gli anime che Del Toro ha amato fin da ragazzino, otteniamo un film veramente bello. Un gioiellino, piacevole da guardare con gli amici fomentandosi e da riguardare da soli quante volte si vuole, divertendosi ogni volta come bambini felici.
L’unica piccola pecca che mi sento di segnalare è la scomparsa troppo rapida di Cherno Alpha e Crimson Typhoon, due Jaeger molto promettenti che fanno decisamente una brutta fine. Sicuramente era necessaria per lo svolgimento della storia, ma… è stato comunque un peccato, anche i loro equipaggi, quello russo e quello cinese, avevano parecchio potenziale. Spero che, in qualche modo, vengano recuperati per la futura serie animata che è stata annunciata per il 2017!
Tutto questo per dire che il film ha tutto ciò che può piacere ad un appassionato di sci-fi: alieni, mostri, robot, combattimenti, bei personaggi, ironia. Pacific Rim è un bel film, completo e divertente, che fa trasparire la passione che il regista ha messo nell’immaginarlo scena dopo scena, nel posticipare tanti altri progetti per dedicarsi solo a questo e metterci la firma, facendo un ottimo lavoro.
Il mio consiglio è di guardarlo senza influenze né preconcetti, con la mente libera e il desiderio di tornare bambini ed entusiasmarsi perché “i buoni” hanno appena mollato un pugno rotante ad un mostro gigantesco uscito dal mare. Chissà… potreste diventarne fan sfegatati come me – una scettica – e gioire per l’annuncio del seguito, nel 2017.

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