Recensione su Pacific Rim

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24 Agosto 2013

Il cinema disimpegnato è uno dei “generi” più difficili da affrontare, e molto raramente se ne esce fuori con più dignità di quanta se ne avesse entrandoci. Del Toro, con il suo Hellboy, era riuscito a creare un mondo fascinoso alla sua maniera,completamente assoggettato alle sue belle regole gotico-fumettistiche. Inoltre una delle cifre stilistiche del regista è sempre stata “l’artigianalità” del “manufatto” filmico, così ben fatto da ammaliare molti. In Pacific Rim tutto questo è nascosto, e spunta a compromessi. La macchina si inceppa, e tra spunti di matrice giapponese, dialoghi e situazionismi americani, personaggi che faticano a trovare un posto nello stesso film, il solo intrattenimento che ci rimane sono gli effetti speciali, i combattimenti titanici e la regia impeccabile che ce ne fa godere. Troppo poco comunque per un Autore ben al di sopra del mucchio, che dirige un film che non si distingue da molti di quei blockbuster che al giorno d’oggi girano a piede libero.

Bello il lungo intro, prima dei titoli di testa, apprezzabile lo sforzo di congedare i due protagonisti sul finale con un semplice abbraccio.

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