Recensione su Il grande e potente Oz

Allora,
forse la parte migliore del film sono i titoli di coda all’inizio, in bianco e nero concentrati nel formato 4:3, a metà tra gli ingranaggi di Hugo Cabret e i sogni di Dalì, una delizia per gli occhi occhialineggianti del 3D.
E mentre l’inzio, sempre in b/n, è la mia parte preferita, per il fido aiutante alias Zach Braff di Scrubs e il viaggio in mongolfiera grazie al famoso vento del Kansas.
Arrivati alla Città di Smeraldo (“per fortuna che il verde è il mio colore preferito”), sembra di essere in una di quelle pubblicità per televisori in 3D che ci divertiamo a guardare al centro commerciale, giganteschi fiori che sbocciano al nostro passaggio, ninfee e cascate d’acqua a profusione.
James Franco è fintamente espressivo quanto basta, Mila Kunis si divide tra due ruoli – irriconoscibile in quello della strega malvagia dell’Ovest – ma è un piacere vedere finalmente Rachel Weisz, tolti i panni della gatta morta, in un ruolo da cattiva.
Michelle Williams, qui al massimo dello zuccherosità, è una sorta di Papa al femminile che vive in Svizzera, viaggia in bolle di sapone e protegge il popolo dei Loacker che dopo i wafer sono famosi anche come stagnini.
E poi, aiutanti nella figura di scimmie alate con la lingua sciolta, bambole in stile biscotto-di-marzapane…chi ti ricorda?
Il finale è quello conosciuto e per certi versi, la sala del trono usurpato, mi ha ricordato Ralf Spaccatutto, altro filmone Disney assai recente.
Bah, torniamo al centro commerciale?