Recensione su Padre e figlio

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13 Maggio 2013

“Padre e figlio” è il secondo lavoro di Sokurov facente parte di una trilogia, ancora incompiuta, sui rapporti familiari. Dopo “Madre e figlio”, questo film si concentra quindi sul rapporto di un padre, ex militare e vedovo da quando ha vent’anni e del figlio adolescente.
Il film si apre con un groviglio di corpi, sono i due uomini abbracciati l’uno all’altro ad indicare le due parti di un’entità più grande. Il padre cerca di tenere stretto a sé il figlio, che si agita e si dibatte. I primi minuti, quindi, non fanno altro che introdurre il rapporto che intercorre fra i due.
Il figlio, infatti, è un giovane ribelle, che cerca l’indipendenza e molto spesso si mostra anche ingenuamente incosciente. Ama il padre, ma allo stesso tempo cerca di allontanarsene per affermarsi in maniera indipendente.
Il padre, invece, fa di tutto per tenere il figlio a sé, quasi come se si sentisse in colpa per quella famiglia che non c’è più da molto tempo, a causa della prematura morte della moglie.
Sokurov riesce, anche in questo film, a dare sostanza ai sentimenti.

5 commenti

  1. yorick / 13 Maggio 2013

    Non è una trilogia sui rapporti familiari almeno non ancora – ma non dubito possa esserlo quando sarà completato col terzo capitolo. Per il momento, “Madre e figlio” non parla di rapporti familiari. Parla della morte, dell’essere sul precipizio dell’assenza, quello che Heidegger definirebbe come essere-per-la-morte.

  2. Lenore Beadsman / 13 Maggio 2013

    Ho scritto “ancora incompiuta” infatti. “Madre e figlio” parla anche della morte. Non è una mia interpretazione comunque, è quel che ha detto lui.

    • yorick / 13 Maggio 2013

      Sì, fa comodo arrampicarsi sugli specchi, ma quello che ne risulta (dalla rece) è che sia una trilogia sui rapporti familiari.

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