Recensione su Oreste Pipolo, fotografo di matrimoni

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Reality & fantasy / 13 Settembre 2018 in Oreste Pipolo, fotografo di matrimoni

Interessante vedere questo documentario di un giovane Garrone per vari motivi e per vari livelli di lettura ma, soprattutto, perché ci si ritrovano molti aspetti successivi della sua carriera e, in particolare, sembra essere un vero e proprio prologo di Reality. Dovette essere, infatti, proprio grazie a questo progetto che Garrone scoprì il celeberrimo Grande Hotel La Sonrisa – protagonista delle primissime scene di Reality e da allora simbolo delle feste di matrimonio un po’ kitsch – che qui compare dapprima come sfondo di colui che del documentario è il protagonista, il fotografo Oreste Pipolo, ma che riesce ad acquistare un peso, forse, più grande di quello che Garrone stesso aveva preventivato, sintomo del colpo di fulmine del regista per quel mondo barocco.
Di Reality, poi, c’è anche l’aspetto fiabesco, che qui addirittura è doppio, perché qui gli obiettivi e gli sguardi sono due: quello di Garrone e quello di Pipolo, entrambi con la capacità e l’ambizione di trasfigurare la realtà e trasformarla in qualcosa d’altro.
Così vediamo quanta fatica, urla e vetri sporcati di proposito ci sia dietro il tentativo di far sì che la giornata del matrimonio, in futuro, attraverso le fotografie – che, come dice una delle spose, “sono l’unica cosa che di quel giorno rimarrà – possa essere ricordato come il giorno più bello della vita dei neo-sposi. Un po’ come deve accadere nella realizzazione di un film, insomma, ed è qui che lo sguardo di Garrone e Pipolo si sovrappongono e il documentario acquista il proprio senso ultimo.
Un film di “realtà”, questo, che assomiglia molto ad un film di finzione.

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