Recensione su Solo Dio perdona

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26 Settembre 2013

Il punto di partenza per valutare questo film è Drive, che aveva messo in risalto regista ed attore portandoli all’attenzione del pubblico ed è diventato un cult nel suo genere. Il problema di Solo Dio perdona è che non si discosta molto dal precedente film e finisce solo per ripoporre a Ryan Goosling un ruolo che ultimamente sta interpretando molto di frequente (oltre a Drive, Come un Tuono e Love & secrets) e a Nicolas Winding Refn fornisce l’occasione per autocelebrare la sua maniacale ossessione per l’inquadratura perfetta e minimalista. La regia di Refn è obiettivamente intrigante, la sua scelta di marcare la fotografia con colorazioni che descrivono Bangkok nel suo essere notturna e trasgressiva (alberghi e privè hanno un colorazione tendenzialmente rossa, mentre la palestra è spesso ritratta con toni freddi, come il blu) è indice del sua maniacale ossessione per l’immagine. I suoi film sembrano hanno tutti questo punto in comune (si veda anche Valhalla Rising) ma, mentre in Drive la storia aveva ancora un ruolo importante, qui passa in secondo piano. Molte allusioni ma poco approfondimento. L’idea è che si voglia replicare Drive in chiave orientale. Suoni ed immagini sono il campo di gioco di Refn ma l’estetismo smisurato a volte sembra scadere nel pubblicitario. I momenti indimenticabili di Drive qui non rimangono nella mente di chi guarda.
Interessante l’ossessione di Julian per le mani e la catarsi che il suo personaggio affronta ma le sue motivazioni sono solo abbozzate e poco approfondite.
Anche il personaggio del poliziotto sembra a tratti poco spesso, molto stereotipato.
Questa è un pò una pecca perchè il confronto tra i due meritava più sapzio.
Splendida, invece, Kristin Scott-Thomas, finalmente in un ruolo che le rende giustizia.

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