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Onibaba - Le assassine

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Maschere / 1 Giugno 2021 in Onibaba - Le assassine

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Kaneto Shindo, uno dei registi giapponesi più prolifici dell’epoca, inserì nel Kaidan Eiga (gli horror giapponesi) una buona dose di erotismo, tratteggiando figure femminili costrette a sopravvivere in un mondo segnato dalla misoginia e dalla violenza maschile. Girato in un bianco e nero monocromatico in un ambiente selvaggio come le sue protagoniste, la storia del film si svolge durante una delle tante guerre nel Giappone del XIV secolo. Una vedova (Jitsuko Yoshimura) e sua suocera (Nobuko Otowa) sopravvivono uccidendo i samurai che vagano nella loro palude, vendendo poi le armature e tutti i loro oggetti di valore che trovano. Il loro rapporto s’incrina, dando luogo a una serie di eventi che portano alla loro reciproca distruzione, quando la più giovane inizia una relazione con un vicino tornato dalla guerra, Hachi (Kei Satô). La suocera disapprova, anche perché vorrebbe Hachi per sé stessa, e cerca di spaventare la nuora apparendogli travestita da demone, con una misteriosa maschera presa a un samurai morto, che la donna, dopo essersi bagnata sotto la pioggia, non riesce più a rimuovere dal viso. Quando riuscirà a togliersela, scoprirà che il suo volto è ora sfigurato, come lo era quello del samurai cui apparteneva.

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12 Giugno 2015 in Onibaba - Le assassine

Dietro Onibaba c’è tutta una serie di roba che mi ha colpito parecchio: i protagonisti dell’opera sono due donne che moralmente corrotte; la tradizione giapponese delle maschere si unisce ad un altro elemento degli usi e costumi nipponici ovvero la credenza degli Oni (la maschera ritrovata e la paura diffusa ne sono esempi) ed infine c’è quel tanto che basta di violenza per rendere più che piacevole il tutto.

Periodo Nanboku-chō (1300, 1400.. va bè, ci siamo capiti A.D). Giappone ruralissimo.

Due donne (una vecchia e la moglie di suo figlio, andato in guerra) vivono in una capanna e campano di quello che trovano.. e quello che trovano sono soldati esausti dalla guerra che uccidono per rivendere al mercato nero le armature degli sfortuanti. Un giorno Hachi, un loro vicino, fa ritorno a casa dalla guerra disertando e rivela che Kichi, il marito di una e il figlio dell’altra, è morto in battaglia. La particolarità di questo trio è il fatto di non avere una morale: l’ex soldato diserta e veste i panni di un sacerdote per non farsi acciuffare; le due donne per sopravvivere si arrangiano e derubano, quando possono, i soldati che cercano ristoro ed in particolare la più giovane cercherà di dimenticare al più presto il marito morto concedendosi a Hachi in più occasioni. Nessuno è pulito, tutti e tre hanno le loro colpe, e tutti e tre non pensano che a sopravvivere
Oddio, non tutti, il disertore più che altro pensa a penetrare la giovane vedova ma le due donne pensano a come sistemarsi. La vecchia è consapevole del fatto che senza la giovane è perduta e la giovane non accetta il fatto di non avere più la protezione/sicurezza che un uomo offre. Non c’è fiducia in questo trio e ad aggravare la situazione è proprio la relazione fra Hachi e la nuora.

Una notte però tutto cambia.
Sarà l’incotro fra la vecchia ed un cavaliere con un’inquietante maschera a ribaltare la situazione.
Da questo momento la pellicola si tinge di rosso sangue, l’attenzione si sposta, non interessa più il realismo nel descrivere la vita delle donne (il lavoro al fiume, il lavaggio dei panni) o gli effetti degli anni che passano sui rispettivi corpi. In una scena dai forti connotati horror la vecchia strappa dal viso del cavaliere la maschera, che celava un volto sfigurato e orrendo come quello di un demone ed utilizza la stessa per terrorizzare la nuora fedigrafa ma lo scherzo sfugge di mano alla donna e allora..

Onibaba probabilmente non è solo un film dai forti connotati horror, offre uno spaccato di vita in tempo di guerra dove le persone han fatto dell’arte di arrangiarsi (in questo caso non parlerei tanto di arte d’arrangiarsi quanto di vero e proprio campare attraverso omicidi premeditati) una ragion di vita.
onibaba corrisponde esattamente a quello che intendo per cinema: Onibaba è emozione; è morte e paura; è sesso e sangue; è un campo di battaglia dove trappole e cavalieri sono i veri protagonisti.
È la guerra vista da due poveracce che han bisogno l’una dell’altra e che probabilmente senza guerra avrebbero vissuto con meno preoccupazioni e sfiducie.

DonMax

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