Oh Boy - Un caffè a Berlino

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Oh Boy - Un caffè a Berlino

Un giovane berlinese attraversa le animate strade della sua città, alla ricerca di uno scopo e di un significato da attribuire alla propria vita.

Titolo Originale: Oh Boy
Attori principali: Tom Schilling, Marc Hosemann, Friederike Kempter, Justus von Dohnányi, Katharina Schüttler, Arnd Klawitter, Martin Brambach, Andreas Schröders, Ulrich Noethen, Inga Birkenfeld, Leander Modersohn, Rolf Peter Kahl, Frederick Lau, Michael Gwisdek, Tim Williams, Katharina Hauck, Lis Böttner, Theo Trebs, Alexander Altomirianos, Steffen Jürgens, Ellen Schlootz, Jakob Bieber, Robert Hofmann, Sanne Schnapp, Annika Ernst, Victor Ellinghaus, Paul von Habsburg-Lothringen, Helen Kühn, Joachim Gern, Lina Kramer, Tim Wustrack, Kathryn Fischer, Fred Aaron Blake, Nico Nothnagel, Mayra Wallraff, Mostra tutti

Regia: Jan Ole Gerster
Sceneggiatura/Autore: Jan Ole Gerster
Colonna sonora: Cherilyn MacNeil
Fotografia: Philipp Kirsamer
Costumi: Juliane Friedrich, Dana Bieler
Produttore: Marcos Kantis, Jörg Himstedt, Birgit Kämper, Alexander Wadouh
Produzione: Germania
Genere: Drammatico, Commedia
Durata: 88 minuti

Dove vedere in streaming Oh Boy - Un caffè a Berlino

17 Marzo 2014 in Oh Boy - Un caffè a Berlino

Quanto è complicato bere un caffè a Berlino? Per un italiano lo è anche di più visto che il caffè tedesco tende ad essere una versione annacquata e allungata del nostro caffè. Se c’è una cosa in cui l’Italia batte la Germania (oltre al calcio) è proprio il caffè.
Vabbè, non solo la Germania, anche il resto del mondo…tranne forse l’Arabia…
Ad ogni buon conto, questo caffè rincorso ed agognato è un pò la metafora della consapevolezza e della maturità di Niko, un ragazzo che salta da una passione all’altra, senza mai trovare qualcosa che gli appartenga e che lo motivi. Un pò come con le donne, un pò come con il lavoro. Il suo ciondolare apatico e inconcludente pare un pò fastidioso, a tratti noioso e sicuramente infastidisce, soprattutto alla luce del fatto che la crisi paralizza molti giovani lavoratori, ma la sua ricerca di sè non sembra del tutto inconcludente e culmina con un incontro un pò bukowskiano, immediato ma efficace.
Molto calato nel ruolo Tom Schilling, che incontra una serie di personaggi mai del tutto esasperati, che non sono macchiette ma che sono ritratti con semplicità e sono lo specchio di un modo di essere moderno, a tratti insoddisfatto e idealista, a tratti fragile, a tratti sarcastico e lontano.

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17 Dicembre 2013 in Oh Boy - Un caffè a Berlino

Mi è piaciuto molto. Bella sorpresa il bianco e nero che rimanda a Manhattan, in generale tutte le riprese di Berlino sono fatte come Allen riprende New York. Concordo sul fatto che è un film con un grande sapore Nouvelle Vague. E con tutti questi richiami stilistici riesce ad essere una perfetta fotografia della generazione non saprei più come chiamarla, quella dei ventenni che non fanno, non sanno, non danno (differentemente dagli avi francesi che avevano un sistema ben definito contro cui combattere, qui non si è neppure arrabbiati, anche perché spesso si è causa diretta di quel che si subisce). Con la semplice idea di far girovagare il protagonista per la sua città alla ricerca di un caffè si assiste ai lunari incontri del nostro giovane e alla castrazione continua che subisce nell’unico obiettivo che ha chiaro, berlo questo caffè. Si possono analizzare i tentativi falliti: prima non può perché ordina inconsapevolmente una tazza di caffè dal prezzo spropositato, evidente rimando all’incapacità di leggere il mondo (economico) e alla follia di quel mondo incomprensibile che ragiona secondo leggi fuori dalla logica (non di mercato, ma di logica sì); poi perché arriva quando il caffè è finito e va via quando viene riportato, una generazione fuori tempo; poi perché il padre non gli permette di ordinarlo e gli impone una bevanda più maschia mi sembra, simbolo di una castrazione edipica fortissima accentuata dalla dipendenza economica con il genitore; infine il caffè semplicemente non lo hanno: è l’impotenza di una intera generazione. E’ un giovane allo sbando, senza un amore, che lascia senza un perché e non è interessante conoscerlo questo motivo dopo tutto, senza denaro perché fa di tutto per essere mantenuto allungando a dismisura il tempo dello studio, quel limbo perfetto che è l’università, senza un progetto perché il suo vagare è assolutamente senza obiettivo. Lungo la sua giornata incontra persone al confine con la follia, dai comportamenti atipici dettati però da una sofferenza che sia un matrimonio finito per una malattia che non si riesce a superare, che sia per il dolore del bullismo scolastico che ha così tanto inciso da divenire insormontabile, che sia il passato di una nazione che, tanto di cappello, continua a fare i conti con una ferita gigantesca e con essa si raffronta sempre, come memoria fondante dell’essere tedesco. E sull’ultimo dolore alla fine ci sarà la chiusa sulla agognata tazza di caffè.
Molto bello il registro scelto, la commedia che non si può proprio definire nera, ma totalmente folle sì.
Bravi tutti gli attori sopra le righe in ruoli a volte grotteschi, ma esilaranti (vertice assoluto l’ex compagna di scuola vessata per la sua grassezza)

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Il giovane Niko-ovvero il govane Holden teutonico / 1 Novembre 2013 in Oh Boy - Un caffè a Berlino

Se Holden non si fosse ammalato di tubercolosi sarebbe stato proprio come il Niko di questa pellicola, confuso e inconcludente. Bella la scelta del bianco e nero della Berlino di periferia ma non ho capito ancora se voleva essere una commedia, un dramma, un agrodolce?

Ma quanto è difficile bere un caffè a Berlino / 28 Ottobre 2013 in Oh Boy - Un caffè a Berlino

Una “normale” giornata del protagonista Niko Fisher , un giovane che ha appena interrotto una relazione , che vive in un appartamento affittato da poco in mezzo a scatoloni che non si decide a svuotare , che non porta a termine nessuna delle attività intraprese nella sua vita , e che passa le sue giornate senza fare praticamente nulla . Né sembrano molto più piene ed eccitanti quelle degli amici o delle altre persone che gli capita di incontrare nel suo inconcludente girovagare sullo sfondo di una Berlino fotografata in tono minore , nelle sue zone più periferiche e grigie dove la vita si anima solo nelle ore notturne.
Un film completamente girato in bianco e nero dove non succede niente che mi ha ricordato il delizioso “Alice nelle città” di Wim Wenders del 1973 e che , forse anche per questo , non mi è affatto dispiaciuto.

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