Река Потудань / 21 Maggio 2013 in La voce solitaria dell'uomo

“La voce solitaria dell’uomo” è un film di Sokurov basato su un racconto di Andrej Platonov, “Il fiume Potudan’”.
Platonov è stato uno scrittore della prima metà del ‘900, ostacolato dalla RAPP e finito nel dimenticatoio. Non è un caso che in Italia, per esempio, fu tradotto solo a partire dagli anni ‘60. Quello dell’autore era un cammino umano e artistico assolutamente indipendente da qualunque ideologia, che andava alla ricerca di quell’inafferabile entità chiamata “felicità” (il racconto infatti si trova all’interno di “Ricerca di una terra felice”).
Sokurov, come Platonov, affonda la sua narrazione nella storia della Russia dall’epoca pre-rivoluzionaria a quella della guerra civile, nelle tradizioni popolari, influenzato sicuramente dagli avanguardisti russi (Malevič fra gli altri fu il più vicino al neoprimitivismo). Platonov/Sokurov ci mostrano due solitudini, quella di Nikita, uomo che non sente legami con la vita, che si sente disumanizzato, e quella di Ljuba (dimunitivo di Ljubov che significa amore), studentessa di medicina caratterizzata da un atteggiamento passivo nei confronti degli eventi e che vede nell’amore sempre una soluzione. Platonov/Sokurov non forniscono soluzioni, l’unica speranza/felicità ipotizzabile sta nell’incontro di queste due solitudini. Ecco come fuoriesce dalle parole di Platonov, un’esasperata e utopica speranza:

“- La rivoluzione è per sempre, adesso è bello far figli, – disse Nikita. – I figli non saranno mai più infelici.”

E ancora nel finire:

” – Non ti importa adesso, non ti rincresce di vivere con me? – chiese ella.
– No, non m’importa, – rispose Nikita. – Ormai sono abituato a essere felice con te. -“

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