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Novecento

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CLASSE E CLASSI / 31 Marzo 2020 in Novecento

Film mastodontico di Bernardo Bertolucci che agguanta lo status di capolavoro.

Opera fiume, “Novecento” è un lungo soffio di vita pennellato tra le campagne della bassa Romagna, capace di mormorare nella testa ricordi di esperienze mai vissute. Come per una coscienza collettiva viviamo le esperienze che si susseguono scorrevoli facendole nostre. Tutto merito di un impressionante comparto visivo perfettamente orchestrato e di ottime interpretazioni per mezzo di un cast che alterna gente qualunque ad attori di caratura internazionale.

Novecento sembra pescare qua e là dal Gattopardo di Visconti, ma è altrettanto vero che i successivi “L’Albero degli zoccoli” di Olmi e “c’era una volta in America” di Leone attingono da Novecento. Mi soffermo un attimo su “c’era una volta in America”. I due film condividano la stessa capacità di trasmettere odori, profumi e turbamenti, risvegliando in noi sensazioni irrimediabilmente sopite da tempo. Ecco, la magia di “Novecento” risiede nella capacità di risucchiarti nel suo mondo ledendoti e riempiendoti di continuo.

CAPOLAVORO

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Un capolavoro assoluto! 8,5 / 4 Febbraio 2016 in Novecento

Questo è un vero kolossal italiano!
Rientra nei 100 film italiani “da salvare”, con una regia davvero impeccabile per i mezzi dell’epoca: ottime interpretazioni, senza dubbio Sutherland molto più realistico di De Niro e Depardieu, che nella storia della loro amicizia danno prova di fedeltà e slealtà, amore e odio.
L’Atto I più descrittivo, più minuzioso e recitato con molta più cura.
L’Atto II scorre più velocemente, è più corrotto, cruento, riflessivo, molto più politico e arrogante… anche gli attori sembrano perdere un pò di verve.
Miriade di comparse davvero efficienti, rende molto la naturalezza e la spontaneità dell’epoca di cui racconta.
Un film senza dubbio da vedere.
Un 8,5 più che meritato. Forse a mio parere il migliore di Bertolucci.

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Rosso come il sangue e le bandiere / 16 Ottobre 2012 in Novecento

Atto I
voto: 7

Film rivoluzionario sotto diversi aspetti; smaccatamente socialista, sessualmente disinibito (gli attributi maschili in bella vista, l’ultimo tabù infranto), aderente al linguaggio paesano (s’ode perfino una bestemmia, peraltro pronunciata da un ragazzetto). Lento come un carro di buoi su una stradina fangosa, ma proprio per questo diffuso di particolari; i dialoghi e i personaggi soffrono un po’ della tipica ‘sindrome italiana’, sono un po’ isterici e spesso esasperatamente poetici.
Nel firmamento del cast brillano – come talvolta accade – le retrovie. Grandi attori per una piccola parte, ovvero il nonno Berlinghieri / Burt Lancaster ed il vecchio contadino Leo Dalcò / Sterling Hayden, che non ho amato per nulla come protagonista in un cult-movie come Johnny Guitar, ma qui l’ho pienamente rivalutato. Le main stars sono un po’ sotto l’eccellenza, a mio parere; per Depardieu ho una personale riserva, lo considero divenuto un grande attore in età matura, mentre De Niro qui appare un po’ fuori ruolo. Sutherland è un dannato fascista efficacissimo, una vera faccia da demonio.
Grande scena, la parata funebre per le strade cittadine al grido di “Svegliatevi!”, mentre la Sandrelli (attrice assolutamente mediocre, qui quasi discreta) urla il necrologio dei vecchi ammazzati dagli squadristi.

Atto II
voto: 6

Lo scenario s’incupisce notevolmente, con le efferatezze delle camicie nere e della diabolica coppia formata da Donald Sutherland e Laura Betti (faccia larga e profilo aquilino da strega, personaggio azzeccatissimo e davvero inquietante). Altrettanto violento il repulisti partigiano, sebbene per Bertolucci la vendetta abbia un’aura eroica nel gran finale propagandistico. “Il padrone è vivo”, muoiono i fascismi, si giustiziano i carnefici ma il potere – il potere che si lascia rubare la pistola dal cassetto senza batter ciglio, il potere che non sembra neanche troppo malvagio – si rigenera sempre; al di là della retorica socialista, il film coglie una verità inconfutabile. In questo secondo atto emergono le povertà recitative di un film pensato per metà “alla Pasolini”, con il biascichio inespressivo dei contadini emiliani, e per l’altra metà con le agitate interpretazioni del parterre de roi dei protagonisti, su tutte quella dell’ istericissima Dominique Sanda. C’è da dire che De Niro si rinfranca un poco, in questo secondo atto.

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