Nothing sacred / 10 Aprile 2011 in Nulla sul serio

L’elemento più piacevole di questa frizzante commedia è la vivacissima alchimia sprigionata dai due protagonisti (che tornano a lavorare insieme dopo “L’aquila e il falco”, del ’33): ottimi attori comici (la luminosa Carole Lombard, già apprezzata nel capolavoro lubitschano “Vogliamo vivere!”, e l’affascinante Fredric March, già visto, tra le altre cose in “Partita a quattro”, sempre di Lubitsch, possono venir annoverati, senza esitazione, tra i fiori all’occhiello della Hollywood classica) da soli, insieme “esplodono”, dando vita ad una serie di situazioni perfettamente oliate (non c’è un solo momento morto, nel film), dinamiche e divertenti (per effetto di una comicità classica e pulita).
La storia, d’altra parte, ha già di suo un certo potenziale: nasce come una commedia degli equivoci (una giovane e graziosa provinciale che, a causa di una diagnosi sbagliata, crede d’essere in fin di vita, attira su di sé l’interesse della stampa; viene così condotta nella grande città da un giornalista che si invaghisce di lei, per vivere felicemente gli ultimi momenti della sua esistenza. Lo scoprire che la ragazza non sta veramente morendo, metterà il giornalista nella condizione di diventare complice della menzogna che, in qualche modo, i due dovranno proteggere, portando avanti una ridicola commedia) che mira a denunciare l’immoralità di certa stampa sensazionalistica, pronta a sfruttare “casi umani” per aumentare le vendite (anche se le rappresentazioni leggermente stereotipate non consentono alla satira d’essere mai davvero pungente, il messaggio alla base del film arriva chiaro allo spettatore).
Ottimi siparietti (indimendicabile la Lombard che, con i capelli sfatti, imbacuccata in un orribile accappatoio, tenta di lottare contro March), dunque, per un film grazioso, misurato, piacevolissimo.
Fuorviante, direi, la locandina del film, dove la Lombard appare come una seducente femme fatale.
Brutto, ma in un certo senso necessario, l’uso del colore.

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