Recensione su Non è un paese per vecchi

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“Penso che quando non si dice più «grazie» e «per favore» la fine è vicina” / 14 Maggio 2013 in Non è un paese per vecchi

“Sometimes there’s a man. He’s the man for his time and place, he fits right in there”. Questo era Jeffrey The Dude Lebowski nella Los Angeles degli anni 90. Il narratore l’aveva capito, e nei primi minuti del film già lo diceva. Il narratore di questo film invece, l’unica cosa che ha capito è che – ormai – nel Texas anni ’80 c’è ben poco da capire. Questa “conclusione”, presentataci dopo appena due minuti di film, sarà ovunque nei restanti 120 “senza grazie e per favore”. Nelle scelte prive di senso di alcuni personaggi, nel senso privo di (possibilità) “scelta” delle monete e delle promesse di Anton Chigurh, negli anni di dubbi delle rughe di un perfetto Tommy Lee Jones, nelle righe di una sorprendente sceneggiatura.

La scrittura è di gran classe, l’estetica di qualità. Il ritmo è giusto, l’unico possibile. Quello che davvero colpisce è la concreta solidità di una consistente e profonda morale, capace di intrufolarsi e incastrarsi alla perfezione in ogni aspetto di “Non Country for Old Men”.

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