16 Dicembre 2012 in Nói albínói

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Uno di quei film per cui vanno matti quelli matti per la roba nordica. Islanda: c’è un fiordo con alla base una citt… ma nemmeno, un villaggio; tanto vento e neve. Noi (da pronunciare Noui) è un adolescente albino e senza capelli, che vive con la nonna che lo sveglia a fucilate. Ha un padre alcolizzato che va e viene, e basta. E lui si capisce che è tanto un bravo ragazzo, però non si applica proprio per una sega. Per cui a scuola non ci va, preferisce passare il tempo nascosto in un suo scantinato o fare cazzate, e metà tra l’essere un genio o un deficiente. S’innamora di una ragazza che serve nel locale del villaggio, vogliono scappare insieme. Un vecchio gli legge il fondo del caffè, e vede la morte tutto intorno a lui. Lui prova a scappare, goffo, non riesce. Offeso si rintana nel suo scantinato. Una valanga di neve cade dal fiordo e uccide tutte le persone che durante il film erano ruotate intorno a lui. Triste.
Sì ma. I personaggi sono strambi e buffi, come quelli che ci si vuole trovare in un villaggio nel niente. Il freddo, il ghiaccio e il gelo recitano tutti insieme, a comporre uno sfondo dove lo sciogliersi delle emozioni è quasi un’utopia lontana, e lo si riesce solo a immaginare. Ciò detto, Noui è una testa di ca**o allucinante, ed è difficilissimo provare anche un minimo di empatia per sto stronzetto albino che sembra scemo, non può essere intelligente se fa quasi sempre cose da idiota. Insomma, un film sì ma nemmeno questo granché, se vuoi che in un film del genere il protagonista muoia c’è qualcosa che è andato storto.

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