10 Recensioni su

Noi

/ 20196.6157 voti

21 Agosto 2022 in Noi

Senso non ne aveva, soprattutto il secondo tempo totalmente forzato.

Un po’ incomprensibile. / 10 Giugno 2022 in Noi

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Jordan Peele dopo “Get out” si rivela un buon regista e un buon sceneggiatore, il suo film parte come un thriller, si trasforma poi in un home invasion con tanto di horror/splatter per finire poi con una metaforica critica rivolta verso il governo.
Tecnicamente e’ un ottimo film, girato con stile e gusto, una fotografia ottima e una buona interpretazione attoriale pero’ non so, non mi ha convinto del tutto, ci sono tanti punti che non mi sono chiari, anzi che trovo addirittura assurdi:

1)Il governo crea dei cloni per controllare gli originali. E in che modo li controllerebbero visto che la loro intera esistenza la trascorrono nei sotteranei?
2)L’esperimento, non si sa come e il perche’, fallisce e il governo invece di eliminare i cloni li lascia nei sotteranei a nutrirsi di conigli crudi? Mah.
3)I cloni imitano i gesti dei loro originali. Come fanno? Sono telepatici? Hanno una telecamera nascosta con cui li spiano?
4)Nella spiegazione finale possibile che non ci sia stata menzione anche per quella piu’ importante, ovvero quello che e’ successo tra la protagonista e il suo clone trent’anni prima?

Ecco, questi sono i punti che mi hanno lasciato abbastanza perplessa.
Comunque sia un film tutto sommato originale e intrigante come “Get out” ma anche questa volta nulla di trascendentale a mio modesto parere.

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Non un buon horror / 8 Maggio 2021 in Noi

Questa è la prova lampante che un film tecnicamente lodevole non sia anche un prodotto riuscito al meglio. Un buon film, ma non un buon horror.

Un’ottima partenza passa il testimone a un incessante accavallarsi di salvataggi che non mi ha fatto temere, neanche per mezzo momento, per la vita dei protagonisti. Ogni volta che accadeva loro qualcosa, sapevo che ci sarebbe stato quel salvataggio all’ultimo secondo, quel cliché, quell’intervento, quell’inspiegabile cambio di rotta che avrebbe permesso loro di sottrarsi in modo abbastanza forzato a un pericolo che non si avverte mai per davvero. Capita frequentemente che i cattivi aspettino 20 minuti prima di sferrare un colpo ai protagonisti mentre gli altri vengono uccisi letteralmente in tre secondi, riducendo quasi a una macchietta le figure che dovrebbero rappresentare una palpabile minaccia. E questo è quel che avviene per tutta la parte centrale della storia: un susseguirsi di salvataggi poco credibili che rendono il film lento e prevedibile.

Per il resto non ho nulla da eccepire: buona recitazione, buona regia, tematiche interessanti, idea originale, plot twist praticamente perfetto e quel pizzico di comicità che non disturba e che ormai è anche una firma di Peele. Tutti elementi positivi che mi hanno portato a sperare, almeno per la prima mezz’ora, che questo film sarebbe stato un tanto atteso riscatto per il genere horror, ma sono rimasto deluso. Buona la prima, ovvero Get Out, un po’ meno la seconda. 6 e mezzo.

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2 su 2 per Peele / 11 Aprile 2020 in Noi

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

La storia sembra abbastanza semplice: un’allegra famigliola (afroamericana, tema ovviamente caro al regista, sceneggiatore e produttore Jordan Peele), si reca nella casa delle vacanze, nei pressi della spiaggia di Santa Cruz. La stessa spiaggia che 33 anni prima era stata scenario di un fatto molto traumatico per Addie, moglie di Gabe e madre di Zora e Jason. Lei quindi è molto turbata all’idea di tornare su quella spiaggia, in quel luna park. Ma Gabe insiste e lì inizia a succedere qualcosa che culmina quando all’uscio della loro abitazione si presentano 4 persone, vestite di rosso che hanno qualcosa di sinistramente familiare…

Jordan Peele sforna il secondo lungometraggio della sua carriera da regista e di nuovo è un horror di pregevole fattura, ben scritto e ben diretto. Nel cast la punta di diamante è sicuramente Lupita Nyong’o che probabilmente dà il meglio di sé nei panni del doppelgänger, non semplice da interpretare per via del modo di parlare e di muoversi.
Completano il cast, fra gli altri, Elisabeth Moss (The Handmaid’s Tale, L’uomo invisibile), anche lei molto convincente come doppelgänger.
Menzione speciale per la colonna sonora, ficcante e molto angosciante in certi frangenti.
Plot twist che ha diviso i pareri, ma a mio avviso interessante, considerando il fatto che durante tutto il film Peele ci lascia alcuni indizi per poterlo anticipare (purtroppo, almeno personalmente, indizi non colti).

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Doppelganger / 27 Marzo 2020 in Noi

Buon horror del regista di Scappa-Get Out.
Piccolo prologo che si svolge nel 1986 quando una giovane Adelaide Thomas (Lupita Nyong’o da adulta) durante una gita al luna park a Santa Cruz sfugge al controllo dei genitori intrufolandosi in una casa dei
divertimenti dove qualcosa la sconvolgerà.
La ritroviamo da adulta che con suo marito Gabe (Winston Duke) e i suoi due figli fa ritorno alla casa di infanzia della sua famiglia a Santa Cruz. I ricordi non sono le solite cose che fanno visita a lei e alla sua famiglia quella sera.
Interessante horror sui doppi, gente che vive nell’ombra ma col desiderio di vivere una vita normale come i loro simili. Il film ha un buon ritmo e una buona tensione (tutto sommato in qualche situazione non si
prendono troppo seriamente, specialmente Gabe spezza la tensione con qualche battuta ironica) ma è anche una riflessione sulla società.
Nel resto del cast da citare Elizabeth Moss nei panni di Kitty, l’amica di Adelaide.

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Che pena / 5 Dicembre 2019 in Noi

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Ma perché in questi film il padre deve essere rappresentato come uno scemo che non è andato oltre i 3 anni. E la mamma come quella che deve per forza spronare i figli a vendere anche le nuvole pur di far carriera. Boh! Volevo dargli 6 a metà film perchè strano, lento ma non orribile. La fine non è commentabile, cioè la “gemella” cattiva della protagonista a preso il suo posto e per anni è stata buona, l’altra è diventata cattiva (e volendo ci sta) ma aveva come per magia perso l’uso della parola? ma dai! io questi finali stupidi alla Lost, o alla Life on mars Americano li odio.

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Ma seriamente? / 25 Novembre 2019 in Noi

Cioè questa schifezza sarebbe uno dei migliori film dell’anno?
Che capovolge il genere horror?
Ma davvero?
Ha più difetti di una Fiat Duna del 1988

Dura uno sproposito , non raccontando niente. I primi 30-35 minuti , si potevano riassumere in 10. A metà film , già mi stavo per addormentare.
La trama , ha più buchi di una forma di Emmenthal , se li scrivessi tutti , starei qua mezzora.
La suspence è data quasi sempre da inutili inquadrature , che prima dell’annunciato “jumpscare” fai a tempo a immaginartelo 14 volte e ad addormentarti 3.
Passi l’ottima recitazione , ammetto che i 4 protagonisti sono bravissimi ad alternarsi nei doppi ruoli.

Ormai vedo che basta fare qualcosa di “totalmente diverso” per essere esaltato o mistificato dalla critica (Birdman…Madre… questo Us…)
Io penso che questa “diversità” debba anche essere migliorativa , esplorativa , sorprendentemente positiva…ma soprattutto avere un senso logico.
Non basta fare qualcosa di “diverso” e basta, fregandosene di tutto il resto.
Ma probabilmente è un problema mio , che senza ombra di dubbio non capisco un cactus di cinema.

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Contorto e angosciante! / 10 Luglio 2019 in Noi

Scrivo la recensione di sana pianta anche se vorrei rispondere a quelle di @Stefania e @Traianoslive.
A mio parere, per quanto complesso e forse un po’ troppo intricato questo film ha espresso con il potenziale giusto la narrazione di una società sporca, in cui i deboli sono rimasti nell’ombra ma alla ricerca di rivalsa. Il rapporto buono-cattivo prende una prospettiva diversa e non si sa più chi ha ragione o torto.
Il tutto diretto con sapienza, violenza e qualche clichè del genere che ricorda molto il “Get Out” dello stesso regista ma anche la complessità psicologica di “Funny Games” (parlo dell’originale austriaco!).
Tutto sommato non parliamo di un capolavoro, ma da molto da pensare, trasmette quella giusta dose di angoscia e lascia lo stesso, alla fine, un senso di sconfitta, che credo sia una vittoria per il regista.
Bello, meglio anche di “Get Out”.
7.

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AHINOI / 8 Aprile 2019 in Noi

Sarà che mi sono recato al cinema con troppe aspettative ma questo “Noi” non mi è piaciuto per nulla. La storia è talmente sconnessa e saltellante (tipo coniglio) da risultare estremamente dispersiva nel suo contorcersi tra significati e significanti. L’esecuzione è tragicamente priva di senso e sembra che le scene vengano improvvisate una dopo l’altra.

Jordan Peele arriva a questo appuntamento col vento in poppa e coi favori del pronostico. Il doversi dare a tutti i costi un tono da autore impegnato gli ha fatto perdere la rotta la testa e lo status. L’horror politico è ben altra cosa e le macroscopiche falle di logica non mi permettono nemmeno di apprezzarlo come thriller d’intrattenimento.

“Noi” non funziona perché purtroppo sotto il vestitino da film colto non c’è proprio nulla.

VOTO: 4,5

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Quelli che benpensano / 7 Aprile 2019 in Noi

Dopo Scappa: Get Out, Oscar 2018 per la miglior sceneggiatura originale e svariati altri premi di rilievo, Jordan Peele è tornato con Noi, un altro horror politico che prova a mettere il pubblico a disagio non tanto attraverso i cliché del cinema di genere (che, pure, vi sono e in abbondanza), quanto imponendo svariate riflessioni sulla società contemporanea. A differenza del film precedente, a mio parere particolarmente geolocalizzato e concentrato su questioni peculiari esacerbatesi nell’America di Trump, Peele prova a coinvolgere più profondamente le platee di tutto il mondo.

Chi è il nostro peggior nemico? Nell’affannosa ricerca del capro espiatorio (un concetto che, puntualmente, tanto mi ricorda La strega e il capitano di Sciascia), tendiamo a escludere il primo e più elementare indiziato: noi.
Frankie hi-nrg canta da più di 20 anni che le persone da biasimare, quelle di cui avere davvero paura, sono intorno a noi, in mezzo a noi, in molti casi siamo noi. Sembra che Peele abbia ascoltato Quelli che benpensano e se ne sia procurato un’accurata traduzione per tirare giù la sceneggiatura di Noi. Nel film di Peele, c’è davvero tutto quello di cui parla il rapper italiano: l’invidia, l’ipocrisia, la messinscena, l’incapacità di fare i conti con se stessi e la propensione a incolpare “gli altri” (altri noi, in realtà) di tutto quel che ci provoca fastidio o disagio. E, perfino, l’esistenza di una controparte giudicante che si nasconde sulla faccia oscura della loro Luna nera.

A parte ciò, il lavoro di Peele è ampiamente metaforico e ricco di simboli, a partire da un versetto biblico (Geremia, 11-11) citato ripetutamente fin dalle prime sequenze del film, bozzolo in cui -fin dal suo “aspetto”- è contenuto ogni susseguente sviluppo narrativo, concetto di doppelgänger incluso, e, forse, sprofonda un po’ troppo in questa metafora fin troppo evidente e lineare, forzando molte cose pur di aderire al comunque efficace assunto del film.
Peele prova a eviscerare il problema in ogni suo aspetto, usando anche una certa ironia (dopo l’iniziale spavento, la famiglia protagonista sembra assuefarsi in fretta all’uso della violenza, adattandosi presto alla sequenza di eventi surreali in cui è coinvolta, aderendo presto alla logica illogica di un mondo doppiamente rovesciato).

Efficace il plot twist e bravo il cast. Lupita Nyong’o ha un paio d’occhi che fanno i tre quarti del gioco di Peele.

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