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Animali notturni

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Animali notturni
Regia:

Film elegantemente inquietante / 31 Luglio 2022 in Animali notturni

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

A me è piaciuto, certo resta di dubbia interpretazione per diversi aspetti (come ha giustamente sottolineato giù qualcuno nelle altre recensioni), in primis il parallelismo tra Susan e le donne del romanzo, Laura e India, un parallelismo che sembra fermarsi alla somiglianza fisica (in particolare i capelli rossi che possiede anche la vera figlia di Susan), o tra lei ed Edward, che alla fine potrebbe essere diventato molto meno romantico e vulnerabile di come lo ricordava lei, ma anzi dimostra un certo cinismo nel concordare un appuntamento senza poi presentarsi.
Tuttavia non credo, per parte mia, che le intenzioni del regista e dello sceneggiatore fossero quelle di intessere un legame strampalato del genere; probabilmente si è scelta volutamente la strada dell’ambiguità e della difficile interpretazione per ingolosire il pubblico, ma alla fine della fiera il romanzo è solo un romanzo con dei vaghi richiami a Susan nei personaggi femminili.
Su tutto aleggia un’atmosfera di sofisticata nostalgia che rende il film sfuggente, quasi onirico, e allo stesso tempo brutale per le scene di violenza e la fine crudele dei protagonisti fittizi. Forse il finale è un po’ fuori luogo nel complesso, sembrando una vendetta sciocca da commedia romantica di serie b, ma resta un bel film.

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9 Marzo 2022 in Animali notturni

Noioso, non cattura. La narrazione e’ troppo lenta e molto artificiale. Difficile da capire il comportamento dei personaggi coinvolti.

Sorpresona / 12 Febbraio 2019 in Animali notturni

Accidenti che bel film.
Affogato dai miei pregiudizi , mai me lo sarei aspettato sapendo che era di Tom Ford. Mi aspettavo una semi vaccata , rimpolpata di bravi attori per limare la pochezza che mi attendeva.
E invece no. Mi sono gustato un signor film, curato, appassionato nel suo evolversi e nel suo raccontare un parallelismo inquieto e profondo(ma mai noioso).
Ci sono anche diversi spunti interpretativi, ma del tutto secondari rispetto al filone principale, abbastanza univoco: la vendetta.
Immensamente bravi (come sempre , d’altronde) la Adams e Gyllenhall , idem per Shannon- che come personaggio poteva stare benissimo in un film dei Coen.
Veramente una bellissima sopresa. Ebbravo Tom.

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La penna del diavolo / 29 Gennaio 2019 in Animali notturni

Susan Morrow (Amy Adams) gestisce una galleria d’arte e un giorno riceve dall’ ex marito Edward (Jake Gyllenhaal) il manoscritto del romanzo “Animali notturni”. L’uomo ha dedicato il suddetto romanzo alla sua ex moglie che, a detta sua, è stata la sua musa ispiratrice di una storia truculenta e disturbante. Nel leggerla Susan si rammenta del rapporto non felice con Edward e di come la storia narrata diventi un parallelo con la sua vita.

Tom Ford si ritrova per la seconda volta dietro la macchina da presa con “Animali notturni”, film del 2016 premiato al festival di Venezia e vincitore di un Golden Globe e del David di Donatello per il miglior film straniero.
Al centro di questo noir con sfumature thriller c’è l’arte non intesa come passiva ostentazione e contemplazione, bensì come essenza scalpitante e viva costituita da nervi, sangue ed ossa e che assume la forma di una vendetta compiuta non con la violenza fisica, ma con quella ben più forte di un’arte intesa come mimesis torturatrice.

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9 Novembre 2017 in Animali notturni

L’interpretazione impossibile / 21 Luglio 2017 in Animali notturni

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Il problema che il film ci propone è questo: qual è il rapporto tra il romanzo scritto da Edward e la vita di Susan? Che ci sia un parallelo sembra ovvio – un solo attore interpreta il ruolo di Tony e quello di Edward – e sembra che non ci siano neanche dubbi sul fatto che il romanzo faccia parte di un tentativo di rivalsa compiuto da Edward nei confronti della donna che l’ha abbandonato vent’anni prima; ma in che cosa, esattamente, consiste questa rivalsa? In che modo il romanzo parla a – o di – Susan?
La prima spiegazione che viene alla mente è che la donna e la ragazza del romanzo siano il doppio di Susan e della figlia; che Edward stia in qualche modo tentando di colpire la ex moglie mostrandola vittima di una violenza inaudita. Gli indizi non mancano: la somiglianza fisica tra Susan e Laura; la croce che entrambe portano al petto; il corpo della figlia di Laura che si trasforma nel corpo della figlia di Susan (da notare come il nome della prima, India, sia anche il nome dell’attrice che interpreta la seconda, la conturbante India Menuez; nel romanzo di Austin Wright da cui è tratto il film la figlia di Laura si chiama invece Helen). E tuttavia l’ipotesi non convince: prima di tutto perché sembra supporre una meschinità eccessiva, quasi infantile, per il carattere di Edward; ma soprattutto perché Susan non sembra interpretare in questo modo il gesto dell’ex marito, anzi rimane quasi commossa dal manoscritto. In fondo, il parallelo tra le quattro donne sembra più una creazione della sua mente, una proiezione in cui conferisce ai personaggi del romanzo i tratti propri e della figlia, che l’intenzione di Edward.
Una seconda spiegazione ribalta invece la prima. Il titolo del romanzo di Edward (e del film) sembra chiaramente un’allusione ai tre criminali in cui si imbattono Tony Hastings e la sua famiglia; ma «animale notturno» è anche il nomignolo che Edward aveva affibbiato in passato a Susan (nel romanzo di Wright questo particolare è assente, mi pare, come pure è assente l’aborto di Susan). È dunque anche Susan una criminale, che ha ucciso il figlio di Edward come i balordi uccidono la figlia di TonY? Il problema qui è però la dismisura tra un aborto (di cui oltretutto Susan sembra subito pentirsi) e uno stupro e omicidio; ci vuole un’etica totalmente pervertita per proporre un parallelo tra le due cose, e non mi sembra che Tom Ford sia noto come pro-lifer.
Cosa ci rimane, dunque? Qualcuno ha proposto, recensendo il romanzo di Wright (che presenta il medesimo problema interpretativo del film), che il vero parallelo sia tra il carattere remissivo di Tony e quello di Susan, che sembra aver rinunciato a impartire una direzione autonoma alla propria vita; il titolo del romanzo originale, Tony and Susan sembra proporre in effetti un simile parallelo. Ma è francamente difficile individuare qualcosa del genere nel film.
Dobbiamo rassegnarci, mi pare, al fatto che non esiste un’interpretazione soddisfacente di Nocturnal Animals. Questo è un grave problema per un film che si fa comunque apprezzare per la bella fotografia, l’interpretazione convincente di Amy Adams, e per una generale mancanza di pretenziosità – la narrazione è quasi sempre molto asciutta. (Da dimenticare, invece – ammesso che ci si riesca – la sequenza di apertura, che forse voleva mostrare la vacuità dell’arte di Susan, ma che fa piuttosto sospettare a un facile mezzo per creare polemiche e pubblicità; discutibile anche la fine grottesca di Tony.)
Bisogna però ammettere che anche se il compito si dimostra alla fine impossibile, il film spinge comunque a cercare attivamente un’interpretazione. In un certo senso, il difetto si trasforma così in un pregio, nell’indicazione che nel film ci deve essere un valore che fa impegnare (sia pure vanamente) lo spettatore.

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Noir con un perfetto cuore thriller / 7 Luglio 2017 in Animali notturni

Recuperato con gran ritardo, un balzo in avanti notevole di Ford rispetto al (per me) noioso A single man; qui la gestione dei tempi in regia è sapiente. Il cuore thriller del plot è semplicemente perfetto, con un accumulo di tensione in scene notturne illuminate ad altezza fari. Gyllenhaal e Shannon fantastici.

Le scelte si pagano alla fine… / 23 Giugno 2017 in Animali notturni

Susan riceve dal suo ex marito un romanzo da lui scritto: ANIMALI NOTTURNI. Dal momento che inizia a leggerlo si apre un film nel film che racconta la disavventura di una famiglia alle prese con dei delinquenti.
Ma leggendo si rende sempre più conto della sua vita, delle scelte che ha fatto e cosa hanno comportato. Ma tornare indietro non si può… nessuno può.
Le scelte si pagano…
“Quando ami una persona cerchi una soluzione, non butti via tutto quanto. Ci pensi bene perché potrebbe non ricapitarti…”
Interpretato magistralmente da tutti i protagonisti. Jake Gyllenhaal è molto bravo quanto irritante la sua “debolezza”. Lei, Amy Adams, oltre che bella è straordinaria. Ma veramente si fa fatica a trovare qualche cosa di storto in questo film.
Tom Ford ha fatto centro.
Da vedere.
Ad maiora!

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Originale e ben fatto / 12 Maggio 2017 in Animali notturni

Davvero un ottimo film questo Animali Notturni sfornato dal bravo Tom Ford. Susan (Amy Adams), a capo di una galleria d’arte, vive una vita ben poco soddisfacente col secondo marito, quando all’improvviso, dopo anni, l’ex marito Edward (Jake Gyllenhaal) le fa arrivare una copia del suo ultimo romanzo, Animali Notturni appunto. Una storia di violenza e vendetta, che si inserisce nel film mano a mano che viene letta dalla donna, che si rivede nel dramma raccontato e lo raffronta al passato rapporto con l’ex. Un’idea quindi decisamente originale che funziona molto bene, riesce davvero a creare un’ottima tensione e a far sentire lo spettatore in sintonia con i protagonisti, tanto quelli della storia vera e propria che del romanzo. Cast assolutamente di prim’ordine e convincete, presente anche tra gli altri, in ruoli più o meno importanti Aaron Taylor-Johnson, Michael Shannon, Michael Sheen, Jenna Malone ed Isla Fisher. Davvero un bel noir, magari non così epico come uno potrebbe aspettarsi, ma, grazie alla storia diversa dal solito e comunque intrigante, si guarda davvero volentieri.

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Un thriller visivamente perfetto / 1 Aprile 2017 in Animali notturni

In “Animali notturni”, ci sono due linee narrative, diverse ma collegate tra loro: il ritratto intimista dell’insonne gallerista Susan, interpretata da Amy Adams e il romanzo, inviatole dal suo ex-marito, un thriller nero e violento.

Come Susan, anche noi siamo catturati dalle vicende del romanzo del suo ex-marito, di grande impatto anche se piuttosto irrealistiche (ma la storia è volutamente irreale, a mio parere, perché è una specie di metafora).
Nello stesso tempo, è molto ben raccontata anche Susan stessa, e la sua relazione con l’ex-marito.

Esteticamente, è un gran film: Tom Ford fa un gran lavoro, ci sono immagini e scene davvero forti e suggestive.
Così come è ottimo l’utilizzo della colonna sonora, ed impeccabili le interpretazioni degli attori.

Il film è molto cupo e triste, parla di infelicità e rapporti umani disfunzionali e sofferenti, e lascia anche riflettere perchè c’è da interpretare il gioco di specchi tra la vicenda di Susan e il romanzo, senza contare gli accenni sull’arte.

Da vedere.

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Tom Ford impeccabilmente bravo / 15 Febbraio 2017 in Animali notturni

Storia troppo interessante per non essere portata sul grande schermo, ecco che arriva Tom Ford, personaggio che personalmente amo, come regista ma soprattutto come stilista e come persona e porta al cinema un thriller talmente girato bene, che per due ore ( un’ora e quaranta) ci si dimentica di dove ci si trova e si è insieme a Susan in quel divano a leggere Animali Notturni. Amy Adams uno spettacolo per gli occhi ( merito anche della scelta stilistica data al film completamente diversa dal libro tant’è che la protagonista bellissima porta occhiali Tom Ford per leggere il manoscritto, dettagli però) e Jake Gyllenhaal sontuoso e pieno di talento, regge due personaggi mostrandocene uno e mezzo e con un’empatia mostruosa verso la storia stessa. Sono di parte questo è davvero evidente eppure non riesco a togliermi dalla testa, l’idea, che Animali Notturni sia un film di una bellezza disarmante con una metafora dentro di grosse dimensioni.
Della fotografia non parlo nemmeno, certi fotogrammi mi hanno fatto commuovere da quanto sono belli. I colori sono da abbracciare.

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Lo stile Notturno / 15 Febbraio 2017 in Animali notturni

Tom Ford e le sue idiosincrasie alle prese con questo interessante animale paranoico in una società individualista indotta alla paura.

Tentativo Apprezzato / 8 Febbraio 2017 in Animali notturni

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Dirò che mi è piaciuto perché l’ho trovato stilisticamente molto simile a Eyes Wide Shut di Kubrick o perché amo le pellicole che non sono servite su un piatto già sgusciate e pronte per essere criticate . Il cinema è arte e come tale va prima contemplato , compreso veramente (magari essendo sottoposto a più di un’unica mera visione ) e poi criticato . Quindi nonostante magari l’apparente confusione creata da Ford che non riesce purtroppo ad attenersi all’intelligente ambiguità , caratteristica del romanzo , vorrei spezzare una lancia a suo favore per il tentativo in merito che ha comunque portato a un risultato per me più che buono . Una Amy Lee che non riesce ancora ad affermarsi con decisione e un Jake Gyllenhall che è in grado di salvare qualsiasi tipo di allestimento pur se diretto a un inesorabile naufragio . Enucleazione relativa ai temi dell’alta borghesia statunitense che ritrae una protagonista apparentemente fredda e gelida di fronte alle figure da cui è circondata , tra cui i sentimenti non sembrano altro che vecchi ricordi astratti tramutati in qualcosa di concreto e pragmatico . Il nuovo affascinante e ricco marito , gli amici omofobi colmi di irriverente sarcasmo ma un’unica maschera affissa sui volti non delineati dei poveri ma ricchi infelici(Amy compresa ) l’Arte . Concepita come una sorta di accettazione della realtà e quasi rappresentata come una vecchia signora che “ per fortuna esiste “ , avendo tirato fuori tutti coloro che la esaltano fuori da quel “mondo doloroso “ a cui appartenevano . Il romanzo che il suo primo marito le spedisce e le dedica , Animali Notturni , è volto a rivelare quanto sia inutile vestirsi di una personalità che non ci appartiene e quanto al contempo sia possibile attaccare al cuore una persona se solo si toccano i giusti tasti . Film a tratti lento ma mai noioso , volto a sottolineare nel finale quanto la vendetta sia incapace di far sentire migliore o appagato chi l’ha impartita ed anche chi l’ha subita ma che nonostante tutto resta una delle prime istintive reazioni dell’essere umano .

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Estetica, McCarthy e un incipit provocatoriamente grottesco / 21 Dicembre 2016 in Animali notturni

Il secondo film dell’ex stilista di Gucci Tom Ford è un thriller interessante, ben diretto, racchiuso tra un incipit a dir poco grottesco (era davvero necessario?) e un finale aperto che chiude con un anticlimax una pellicola in continuo crescendo.
Una buona prova per Tom Ford, che riesce a portare sul grande schermo (sua anche la sceneggiatura), un romanzo che sarebbe interessante leggere, perché l’efficace intreccio tra realtà e finzione (la vita reale di Susan e quella immaginata dal suo ex marito nel romanzo Animali notturni, di cui vengono ripercorse le pagine), è talmente ben incuneato da far venire il dubbio che il mezzo cinematografico possa essere più opportuno della carta ad immortalare un soggetto di questo tipo.
In altre parole: il cinema è forse più adatto della letteratura a rappresentare suggestioni meta-narrative?

Gran parte del merito della riuscita complessiva dell’opera va anche ad una recitazione encomiabile dei due protagonisti, Amy Adams e Jake Gyllenhaal, ma anche degli attori minori, tra cui il principale membro della gang degli animali notturni, interpretato da Aaron Taylor-Johnson.
La Susan di Amy Adams è una novella Dorian Gray al femminile, che vende l’anima al diavolo sacrificando l’amore per il denaro e gli agi di una vita alto-borghese da cui sarà ben presto inghiottita.
Il vecchio mestiere di Tom Ford emerge nella fredda raffinatezza delle ambientazioni della parte che ha per protagonista Susan e nella connotazione di quest’ultima quale affascinante ed elegante donna matura del jet set.
Per l’altra metà (ossia quella in cui è protagonista Gyllenhaal) il film è evidentemente debitore di un’opera come Non è un paese per vecchi, non soltanto per l’ambientazione (il desolato Texas occidentale), ma soprattutto per la caratterizzazione del personaggio del detective Bobby Andes, interpretato da un Michael Shannon truccato a dir poco perfettamente per dimostrare almeno una ventina di anni in più.
Il film, nonostante vada maluccio al botteghino, non è passato inosservato, vincendo il Leone d’argento – Gran premio della giuria al Festival di Venezia, dove è stato presentato in anteprima.

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Sorprendente / 12 Dicembre 2016 in Animali notturni

|Voto 7,5.| Storia intrigante e mai banale, con delle svolte narrative originali e ben gestite. L’ambientazione e la sceneggiatura mi hanno ricordato molto quelle del film ” Non è un paese per vecchi”.
Thriller psicologico assolutamente consigliato.

film adatto ad autolesionisti, semplicemente deprimente / 10 Dicembre 2016 in Animali notturni

E’ un’esperienza orrenda assistere a questo film. E meno male che avevo smesso di mangiare le patatine appena è iniziato, ma solo per non far rumore appena è iniziato il film, le modelle nude over 150 kg sono un pugno nello stomaco, da vomitare, una scena che preannuncia l’attenzione verso lo spettatore che verrà evidenziata nella prima parte del film. Poi inizia la descrizione del romanzo, ed è davvero dura da digerire, le sensazioni sono di vedere film duri quali Non è un paese per vecchi, o il corvo o un borghese piccolo piccolo, ci si alzerebbe dalla sedia per andarsene tanto è insopportabilmente sgradevole. E anche la seconda parte non scherza, ripeto è adatto a chi ha tendenze autolesioniste e vuole liberamente deprimersi, e non ne vedo neanche la necessità per veicolare qualche messaggio particolare, che potrebbe essere quello che una volta usciti dal cinema si prende una mazza da baseball e la si da in testa al primo che ci sta antipatico, per la carica di aggressività che crea … a saperlo oggi non c’avrei messo piede al cinema.

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Animale Notturno / 2 Dicembre 2016 in Animali notturni

Comincio a dire che Io sono un “animale notturno”, sin da piccolo; questa seconda prova di Ford è diventata così più interessante per il sottoscritto.
E sabato sera la mia città è in frenesia, luci che si muovono alla ricerca di un posto auto, chissà quanti di loro sono animali notturni, mi perdo tra le vie a ridosso dei colli, dove un’ inquietante silenzio fa da colonna sonora ad una architettura un pò de modè di una media borghesia ancora sulle barricate. Una quiete apparente, tra queste ville e villette, finalmente raggiungo la sala da cineforum: buio e corpi eccessivamente adiposi, nudi scintillanti, sinuose movenze di regine per un frame, il ritmo di una canzone, Ford non è un intellettuale grazie a dio…..
Non abbandona il suo mondo, la sua angolata visione (già presente nel suo primo film) degli esseri umani, le sue forme asettiche, quasi finte ma innervate nell’animo dei suoi personaggi, quella freddezza esteriore che nasconde vulcaniche meschinità interne.
Susan( Amy Adams) ex moglie di Edward(Jake Gyllenhaal) questi due protagonisti, queste anime dissimili ci gettano nel loro fango. La vendetta in amore è forse la più crudele delle cose perché sempre generata da una crudeltà ben superiore, azione/reazione.
Susan tormentata da una insoddisfazione cronica, “animale notturno”, risposata, inquieta, insonne riceve da Edward dopo 20 anni, il suo ultimo libro, la sua opera a lei dedicata dal titolo Animali Notturni. Un romanzo efferato, indolente, scioccante, crudele, dove Edward con piccole metafore, pugnala il mondo interiore della sua ex moglie, che forse non si perdona per quello che gli ha fatto…lo ama ancora??? Mi sono posto questa domanda.
Devo dire che il protagonista del romanzo (di Edward ex marito) Tony Hastings sempre interpretato da Jake Gyllenhaal è davvero snervante, mi sarei alzato dalla poltrona per prenderlo a calci, l’inettitudine degli uomini è una cosa che non sopporto. Come al solito trovo Michael Shannon( il detective) bravo con quella faccia da notti insonne.
E poi ci sono due frame di (Aaron Taylor-Johnson) Ray che mi hanno portato fuori dal contesto del film; 1) la sua mano lurida, lercia e lasciva, le unghie lunghe con un anello, che battono il tempo sul tetto dell’auto, ne ho viste anch’io alcune di queste mani…2) sempre Ray che defeca sulla tazza del cesso posta fuori della casa, di fianco alla porta d’ingresso, una casa da WASP(quelli che hanno votato Trump), decadente, lercia come la sua mano, immagine che esula da quelle atmosfere tanto care a Ford. Ma soprattutto Ray si pulisce una volta sola con la carta igienica e si tira su i pantaloni, un solo pensiero mi attraversa la mente….barbari!!!!
Non sto a dirvi cosa abbia fatto Susan per spezzare un uomo come Edward( un uomo sensibile) che ha impiegato 20 anni per la sua vendetta è stato un atto ignobile quello di Susan perché fatto con coscienza e consapevolezza, una ferita mortale.
Bravo Ford a distanza di una settimana dalla visione ho ancora certe sensazioni mentre mi aggiro per casa come un animale appunto notturno!!

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. / 27 Novembre 2016 in Animali notturni

Se il film fosse stato solo la storia dell’uomo medio che ha paura , che non è il giustiziere della notte , l’avrei trovato bellissimo , ma la storia di questa donna borghese, perennemente insoddisfatta , che parla solo attraverso frasi citazionistiche , mi ha declassato il film e mi ha addormentata per dieci min abbondanti.

Algida vendetta / 20 Novembre 2016 in Animali notturni

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

(Lunghe riflessioni sparse)

Come già era accaduto per il suo esordio cinematografico nelle vesti di regista, per il suo secondo lungometraggio Tom Ford si è affidato ancora ad una matrice letteraria (dopo A Single Man di Isherwood, questa volta, si tratta di Tony & Susan di Austin Wright): Animali notturni, quindi, è un film (1) basato su un libro (2) che parla di un libro (3), in cui il dolore nato nell’ambito della realtà n.2 (fittizia) si sublima e trasfigura all’interno di un ulteriore livello narrativo, la realtà n.3, intenzionato a sconvolgere tanto gli spettatori della realtà n.1 quanto i lettori della n.2.
Quindi, non so a quale degli autori (Wright? Ford, che ha firmato in solitaria la sceneggiatura? Addirittura, Edward, l’ex-marito scrittore?) imputare quello che mi è parso il difetto maggiore del film: la pellicola di Ford sembra pervasa da una curiosa ingenuità, da una sorta di visione astratta degli eventi che l’ha mantenuta costantemente distante dalle mie corde. Non si tratta di una estetizzazione degli elementi del racconto in grado di renderli alieni ed irreali (caratteristica tipica del più recente Refn, per esempio), un tratto che, comunque, avrei ritenuto affine alle propensioni formali del regista.
L’impressione che ne ho avuto, forse a torto, è che la depravazione descritta in questo film sembra nascere dalla fantasia di una persona che non ha mai avuto a che fare in alcuna maniera con essa: la descrizione dell’atto violento che condiziona l’intero film (l’aggressione alla famigliola in auto) è una idealizzazione.
Il gusto per la vendetta che sottende il film si trasfigura (come si è detto) in un racconto (quello narrato nel libro inviato da Edward a Susan) che, nonostante abbondi di eppur plausibile violenza e ignoranza, sembra caratterizzata da una rappresentazione che mostra i suoi stessi limiti.
Benché non citato, ho l’impressione che il modello narrativo a cui Ford ha guardato sia stato Cormac McCarthy, forse -addirittura- Il cane di paglia di Peckinpah, ma di questi non sembra aver colto nessuno degli elementi nichilisti, animaleschi (a dispetto del titolo), apocalittici e disturbanti.

A latere, il comportamento dei vari personaggi è, spesso, privo di logica: tale assenza di razionalità non è necessariamente legata alla concitazione del momento, ma è punteggiata da più o meno percettibili svarioni che non sono stata propensa a ricondurre ad una semplice sospensione della realtà.

Susan è sconvolta dalla lettura del romanzo di Edward non per via dei contenuti che lo caratterizzano, ma perché legge tra le righe il livore che l’ex-marito prova per lei, e arriva addirittura a sovrapporre il volto dell’ex-marito e di sua figlia a quelli dei personaggi del libro. Curiosamente, non si sostituisce alla moglie di Edward, limitandosi a immaginare che la donna le somigli molto.
Ingenuamente, nonostante ciò, la gelida Susan è seriamente convinta che un incontro riparatore, dopo 19 anni, possa contribuire a placare definitivamente questa ira silenziosa, a rimettere in sesto ciò che, tra loro, è rimasto in sospeso per volontà di entrambe le parti e che questo scarto nella propria vita possa servire a fare di lei la brava persona che non è mai riuscita ad essere davvero, dando un nuovo senso ad un’esistenza non appagante.
Il messaggio del film di Ford, quindi, è chiaro, lampante: a dispetto della mitezza e della sensibilità del soggetto che architetta la vendetta, il perdono non è praticabile. Siamo tutti predatori pronti a mordere alla giugulare, come una volpe che s’intrufola nottetempo in un pollaio: deve solo presentarsi l’occasione per poterlo fare, con il maggior spargimento di sangue (metaforico) possibile.

Detto questo, Ford, il cui spiccato e conclamato senso estetico non prende mai davvero il sopravvento sulla materia narrativa, rimanendo pazientemente e misuratamente ai margini della vicenda, delineandola senza soffocarla, non ha saputo turbarmi o conquistarmi particolarmente, se non in due precise occasioni.
La prima è rappresentata dai lunghi e affascinanti, seppur grotteschi, titoli di apertura accompagnati dagli splendidi archi assemblati da Abel Korzeniowski: in essa, al ralenti, compaiono corpi e volti corrotti da deformità “fisiologiche” accentuate in maniera inesorabile da improbabili balletti. Si tratta di forme fisiche poste in aperta contrapposizione rispetto a quelle dei protagonisti del film: perfino gli aggressori degli Hastings hanno bei corpi, bei tratti fisici. La bellezza è effimera e oggettiva, questo è chiaro, e non corrisponde affatto con la bontà d’animo: anche il volto, intensissimo, della brava Amy Adams sottende questa legge, scandagliato com’è con freddezza da Ford in lunghi primi piani, mostrato impercettibilmente più giovane nei flashback che riguardano Susan.
La seconda corrisponde a un singolo frame, quello in cui la mano di Ray (Aaron Johnson) tamburella sul tetto della macchina degli Hastings: sono cinque dita uscite dritte dall’inferno, sporche, lascive, con unghie lunghe e luride, esaltate dalla presenza di un anello vistoso e pacchiano, illuminate da una in-credibile luce lunare. Un dettaglio del genere è capace di aprire indicibili abissi di fantasia e di suggestione, ma, incredibilmente, Ford non ha sfruttato il potere evocativo di questo e di altri dettagli messi in scena, imbastendo, alla fin fine, un racconto abbastanza convenzionale (se non fosse per la celebrazione della vendetta silenziosa), all’interno di una cornice decisamente algida (il parallelismo con la freddezza di Susan e degli ambienti in cui essa vive e lavora è fin troppo eloquente).

A mio parere, pur dirigendo un interessante (oimemì) neo-noir, Ford non ha saputo (o voluto) rileggere né Hitchcock, né tantomeno Lynch (termini di paragone a cui il suo lavoro, ho letto, è stato accostato): non si tratta di una sorta di divina irraggiungibilità degli esempi, ma di un diverso binario percorso.
Benché anch’egli abbia tentato di addentrarsi nei perigliosi meccanismi della psiche, blandendoli e insieme ritraendosene, Ford non ha saputo (o voluto, appunto) osare, mantenendosi a rispettosa distanza dagli incredibili trucchi della mente, accennando, e nulla più, a mio parere, ai concetti di transfert e di immedesimazione.

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