Nella valle di Elah

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Nella valle di Elah

Un ex sergente dell'esercito in pensione si mette alla ricerca del figlio Mike, appena tornato dalla guerra in Iraq e misteriosamente scomparso...
hartman ha scritto questa trama

Titolo Originale: In the Valley of Elah
Attori principali: Tommy Lee Jones, Charlize Theron, Susan Sarandon, Frances Fisher, James Franco, Jonathan Tucker, Jason Patric, Josh Brolin, Wes Chatham, Jake McLaughlin, Mehcad Brooks, Wayne Duvall, Brent Briscoe, Barry Corbin, Greg Serano, Zoe Kazan, Brent Sexton, Devin Brochu, Glenn Taranto, Roman Arabia, Jennifer Siebel Newsom, Rick Gonzalez, Loren Haynes, Babak Tafti, Sean Huze, Kathy Lamkin, David Doty, Pab Schwendimann, Josh Meyer, Arron Shiver, Jo Harvey Allen, Chris Browning, David House, Matthew Page, Pierre Barrera, Mike Hatfield, Arlin Alcala, James Blackburn, Esodie Geiger, Daniel Knight, Brandon Weaver, Joseph Bertót, Mostra tutti

Regia: Paul Haggis
Sceneggiatura/Autore: Paul Haggis
Colonna sonora: Mark Isham
Fotografia: Roger Deakins
Costumi: Lisa Jensen
Produttore: Paul Haggis, Patrick Wachsberger, Steve Samuels, Darlene Caamano Loquet, Laurence Becsey, Stan Wlodkowski, David Garrett, Erik Feig, James A. Holt, Emilio Diez Barroso, Bob Hayward
Produzione: Usa
Genere: Drammatico
Durata: 124 minuti

Dove vedere in streaming Nella valle di Elah

Il dramma del ritorno… / 6 Agosto 2013 in Nella valle di Elah

Un film denuncia su come una guerra può devastare l’animo, la personalità, il carattere di chi parte per andare a combattere.
Un padre va alla ricerca del figlio tornato dal Iraq e viene a scoprire devastanti realtà che riguardano proprio suo figlio.
L’inutilità della guerra e le ferite psicologiche che ti porti dietro per tutta la vita una volta tornati in patria.
Anche se molto americano questa volta il film scorre e non risulta, come spesso capita, stucchevole con i loro soliti messaggi Patria/Famiglia/Dio.
Buono.
Ad maiora!

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16 Marzo 2013 in Nella valle di Elah

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

E per l’ennesima volta non mi accorgo che quella lì con la faccia di Charlize Teheron è Charlize Teheron. No, non lo so come si scriva Charlize Teheron. Fatto sta che nei film non la riconosco mai. E poi finisco sempre a parlar del film con qualcuno che mi fa: E hai visto che gnocca era Charlize Teheron?
E io:
O_o
Dove snaporatz era Charlize Teheron?
Me la ricordo solo nella pubblicità del filo e del Martini (avete voi un’idea di quanto Martini rosso io bevessi, have you?), e lì non si evidenziava certo la delicatezza delle linee del volto.
Il regista Paul Haggis scriveva le sceneggiature con il divino Clint Eastw, nota di merito solo per questo. Da solo, cioè senza il divo Clint, sforna film con storie che filano lisce e commoventi come dei treni, senza riuscire a edulcorare tramite la regia l’artificiosità, o proprio artefattezza quasi mi sento obbligato di dire (peccato non esista), delle trame, tanto sono geniali e fluide. Insomma, nella vita succedono delle cose anche a caso. In un film di Haggis è sempre palese che sono prima di tutto cose scritte, e poi fatte succedere (laddove in una concezione, se vogliamo, del cinema come mimesis della realtà non proprio una qualità… ma che sto dicendo?).
Poi si sa che in guerra siamo tutti più buoni.
Mumble. In guerra ci si preoccupa di far male all’altro prima che succeda il contrario. Mentre in condizioni normali non ce ne frega niente, se altrui sta male o no. Mh. Ri-mumble. Boh.

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28 Gennaio 2013 in Nella valle di Elah

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Una denuncia oltre che della guerra in Iraq in sè (Mike e la sua squadra si son resi responsabili di episodi di tortura e di uccisioni di innocenti, documentati da filmati al telefonino), della condizione psicologica dei soldati al fronte, i quali, tornati in patria, non possono più essere gli stessi.
La barbara violenza con cui Mike viene assassinato e mutilato, per futili motivi, da coloro che fino a quel momento avevano condiviso un’esperienza durissima, ma soprattutto la cinica pacatezza con cui il suo compagno confessa, mostrano come la mentalità dei reduci rimanga stravolta da una tale esperienza.
Lo stesso Mike è ben lontano dall’immagine che se ne faceva il padre: per l’uso di droghe, ad esempio, e per il fatto di essersi reso corresponsabile delle torture.
Per il resto, tecnicamente il film è molto lineare: una regia piatta e asciutta che si concentra esclusivamente sulla narrazione e sul messaggio di fondo, costruito scena dopo scena.

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18 Marzo 2011 in Nella valle di Elah

siamo lontani anni luce dall’estetica ammiccante e dalla retorica di Crash, questo film è così pudico, così lavorato per sottrazione da essere molto più doloroso e capace di denunziare qualcosa. Se il tema portante è la disumanità della guerra che stravolge la psiche delle persone, che svuota gli animi, che rende assolutamente uguali azioni neutre e azioni deplorevoli perchè porta all’abitudine alla morte, alla sofferenza, in fin dei conti al nulla, quello che mi ha colpito è l’accusa portata alla cultura machista del militarismo (cultura machista che impregna tutto, basti vedere la notevole finestra sulla stazione di polizia). Ed è la madre, defilata nel film, che urla al marito “senza arruolarsi ( il figlio) non si sarebbe sentito un uomo”, un sentimento che accomuna molti nella condivisa cultura delle armi in america. In questo tentativo di appropriarsi di una identità (qui non ci sono arruolatori professionisti dell’esercito che vendono miraggi ai ragazzi, qui è un discorso interno ad una famiglia che è il microcosmo America e che si tramanda il valore della divisa) una famiglia letteralmente sparisce (sono ben due i figli morti), in ossequio al ricordo di un’etica di guerra che si è persa da molti, troppi anni, la stessa etica inesistente che induce il padre a guardare altrove nella ricerca degli assassini del figlio.
Quale risveglio attende T.L. Jones? Un risveglio doloroso dalle proprie convinzioni, dall’esistenza di un confine netto fra bene e male, il tutto presagito per tutto il film dal sonno disturbato dalle richieste di aiuto del figlio, sconvolto, impaurito.

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La crisi dei valori / 7 Marzo 2011 in Nella valle di Elah

Un veterano impassibile e dal volto segnato, un agente di polizia con figlio a carico e l’ossessiva determinazione di chi non molla mai. Un misterioso omicidio dai macabri risvolti.
“Nella Valle di Elah” sembra un thriller militare, ma è molto di più. Il regista, Paul Haggis, crea una trama in cui l’assassinio del giovane militare (figlio dell’ex-soldato Tommy Lee Jones) è il pretesto per estrarre una serie di emozioni e stati d’animo che sorgono dal contesto della guerra in Iraq.
La fiducia nel sistema del personaggio di Tommy Lee Jones è granitica quanto il suo aspetto ed il suo comportamento impeccabile (la scena in cui si stira i pantaloni sull’orlo del tavolo è rappresentativa) viene gradualmente messo alla prova dalla burocrazia e dai sotterfugi di cui è intessuta la gerarchia militare. Sembra un tema già esplorato da altri film (“La figlia del Generale”) ma in questo caso la discesa emozionale è vorticosa e il vecchio padre affronterà una situazione ben più pesante, che esemplifica l’assurdità di un conflitto combattuto da persone fragili e vittime di situazioni insopportabili.
La brutalità della guerra e la fragilità di chi la combatte si ritrovano tutte nella domanda che il bambino rivolge alla madre poliziotto (Charlize Theron) che gli sta raccontando la storia dello scontro tra Davide e Golia, nella valle di Elah. “Ma Davide non aveva paura?”
Meravigliosi gli interpreti, soprattutto un Tommy Lee Jones che sembra disegnato apposta per questi ruoli.

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