Recensione su Nebraska

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2 Febbraio 2014

Un volantino pubblicitario convince il vecchio Woody Grant di aver vinto un milione di dollari: niente e nessuno potrà allora trattenerlo dall’intraprendere un viaggio alla volta di Lincoln, Nebraska, dove lo attende il fantomatico premio. Lo accompagnerà, rassegnato, il figlio David.

Dopo averci condotto in giro per la California con “Sideways – in viaggio con Jack”, Alexander Payne ci riporta nel suo Midwest, già raccontato in “A Proposito di Schmidt”, e lo fa con una pellicola dalle componenti delicate, a tratti minimali. La scelta del b/n, anzitutto, risulta quantomai azzeccata nel valorizzare una fotografia crepuscolare, con un particolare riguardo alle estese profondità di campo degli esterni che ritraggono la sterminata desolazione del Midwest americano. Completano l’affresco i componimenti di Mark Orton (che alcuni ricorderanno per recenti collaborazioni con il nostrano e da poco scomparso Carlo Mazzacurati): abbracci di ritmi folk e intervalli jazz per un commento musicale velato di languida nostalgia. Partendo da una situazione piuttosto originale, anche la sceneggiatura si rivela all’altezza in quel connubio di commedia e dramma a cui Payne ci ha da sempre abituati. Nonostante la caratterizzazione di alcuni personaggi possa sembrare qualcosa di già visto, il gioco delle parti risulta comunque riuscitissimo, l’immedesimazione totale: il viaggio del protagonista – e dello spettatore – è soprattutto dentro se stesso, perché, nonostante tutto, non è mai troppo tardi per riscoprirsi: Woody rivendica la sua dignità, David conosce suo padre. Encomiabile la prestazione dell’intero cast, eccezionale Bruce Dern, forse avviato seriamente all’Oscar.

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