It don’t worry me / 12 Ottobre 2012 in Nashville

Un magnifico film corale, incastrato nelle profondità dell’America con basette, chitarra e stivali, quell’America cinica, virile e spensierata che trova nido nella musica folk e country.
La regia di Altman è un concept assolutamente originale, i film alla Altman sono concerti polifonici di voci e rumori di fondo, gallerie di personaggi (qui ce ne sono almeno una ventina) tutti con la loro collocazione precisa nella storia; Nashville costa allo spettatore un po’ di sana fatica – per quanto mi riguarda, assolutamente premiata! – ma venire a capo di cotanta matassa non è alla lunga impossibile. Come in un vortice, tutto converge verso il pathos finale, in cui assistiamo ad un corale irresponsabile It don’t worry me che suona come un atto di accusa clamoroso all’ intorpidimento della folla, che non si smuove davanti a nulla. Che vuole entertainment, si fa insensibile e ingorda, come la platea maschile che da SueLynne vuole solo lo spogliarello in una scena davvero penosa, lei che canta stonata e frastornata mentre intorno piovono soldi e beceri cori da stadio. La folla che fischia la famosa cantante Barbara Jean (Ronee Blakley, stupenda ed eterea nel suo pallore, nelle sue movenze da dea scheletrica, nei suoi lunghi vestiti bianchi) in un momento di fragilità umana. La folla che non discerne, ma beve tutto ciò che le viene offerto se ha le bollicine; su questo principio si muove la politica maneggiona, con i suoi bravi galoppini, pronta a domare e imbrigliare la musica, il miglior viatico per arrivare ai rudi baffuti del Tennessee e alle loro casalinghe disperate.
Un film ferocissimo, un’opera d’arte che DEVE ASSOLUTAMENTE essere restituita al mercato nazionale.

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