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My Son, My Son, What Have Ye Done

/ 20106.664 voti

17 Aprile 2014 in My Son, My Son, What Have Ye Done

Una pellicola enigmatica e delirante, mi ha mi ha preso un sacco e l’ho guardato con estrema attenzione e curiosità.
Ciò che ho amato di più è il parallelismo con la tragedia di Oreste, davvero incredibile. Ho amato il modo in cui il personaggio di Brad si appropria di quello di Oreste e lo usa per giustificare, quasi, le sue intenzioni. E’ come se la vicenda di Oreste l’avesse illuminato, gli avesse finalmente chiarito la natura di quelle pulsioni verso la madre. Straordinario. Io ritengo che benché tutti e tre i grandi tragici abbiano scritto su questa tragedia, la fonte originale di ispirazione sia certamente l’Oreste di Euripide, sia per le affinità comportamentali tra Brad e Oreste, sia per la presenza di un coro tutto al femminile.
Mi sono innamorata di tutti gli attori presenti sulla scena a partire da Shannon che a fare il matto è proprio bravo anche se riconosco che sia un peccato il fatto che non riesca ad interpretare molto altro.
Non conosco benissimo Herzog come regista, quindi ovviamente mi limito al caso di questo film in particolare, però conosco un pochino meglio Lynch e posso dire che qui ci sta proprio tutto. Ci sono molti dettagli che riconducono alle sue opere (il cognome del detective, “Havenhurst” che è anche il nome della via in cui abita la zia di Betty nel film Mulholland Drive, per dirne uno) e le atmosfere sono quelle caratteristiche di film come Strade Perdute e il già citato Mulholland Drive – questo mi ha emozionata ancora di più, sarà che sono nel pieno della scoperta di questo straordinario regista.
Il mio voto è un sette che però è più un sette e mezzo ma certamente non un otto. Cosa non mi abbia convinto nel film non so dirvelo con esattezza, è stata una sensazione. E’ come se ci fosse qualcosa che manca e che rende il tutto un po’ “meno” di quanto sarebbe potuto essere, insomma, uno sfruttamento parziale del potenziale narrativo.

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18 Maggio 2013 in My Son, My Son, What Have Ye Done

Questo film mi ha lasciata abbastanza indifferente e non so se preoccuparmene o meno: poiché la ragioni che muovono la mano assassina del protagonista sono (o sembrano) evidenti ed esplicite, non vorrei si trattasse di mia assuefazione alla follia. Nel senso che, nel cinema, ho assistito a complessi edipici più cruenti, a misticismi più esibiti, a gorghi personali (apparentemente?) più spaventosi di questo.
L’eccesso di simboli e figure un po’ oniriche, dai fenicotteri, agli struzzi (dinosauri con le piume: sempre pensato!), dal pallone sull’albero, al fiume portatore di morte (Aguirre?), dal nano (Lynch, a cuccia!), ai mariachi fino alla spada, non mi ha affascinata.

Shannon è bravo, ma non passa pellicola o fiction che non gli tocchi il ruolo dello psicopatico. Grace Zabriskie mi inquieta dai tempi di Twin Peaks.

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23 Dicembre 2012 in My Son, My Son, What Have Ye Done

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

É questo, come si capisce, il film di Herzog, Werner, prodotto da Lynch, David. Il che basta per esserne abbastanza preoccupati.
Cerchiamo di stare sul pezzo, siamo in California e un tizio picchiarello ammazza con una sciabola la madre con cui viveva e si rinchiude in casa sostenendo di avere due ostaggi. Dapprima arrivano due poliziotti, di cui uno è quella faccia millesfoglie di rughe di Willy Defoe, poi tanti altri, si trasforma in un vero e proprio assedio.
Giungono anche la fidanzata e il regista della compagnia di teatro dilettante con cui lo zuzzurellone recitava, ed è tramite i loro flashback che si ricostruisce l’intera vicenda. Anche se dir “ricostruisce” è una parola grossa. Non si capisce innanzitutto perché una dovrebbe stare fidanzata con uno così, del tutto fuor di melone. Il rapporto madre-figlio è malatissimo, la madre domina l’intera vita del figlio e il loro rapporto è tremolante e nervoso come la gelatina che lei gli propina in continuazione anche se lui odia. Mammà ha una casa piena di suppellettili a forma di fenicottero rosa. Ha anche due fenicotteri rosa. Alla fine si scoprirà che gli ostaggi non erano proprio ostaggi, bensì i due fenicotteri rosa. Che si chiamano MacDougal e MacNamara, per la cronaca. Il figlio recitava, anche se poi era stato allontanato, in una compagnia che stava provando l’Oreste, la tragedia di Eurupide in cui l’eroe uccide la madre (il figlio di Agamennone e Clitennestra, per capirci, che bel nome Clitennestra, e no, non credo sia per la somiglianza con la parola clitoride, che ignoro, è bello di per sé).
Ovviamente arriva anche il nano, avoja, Herzog e Lynch coi nani vanno a nozze, poi gli struzzi e la foresta peruviana, dove il figlio ha perso tutti gli amici con cui doveva fare rafting ma ha trovato l’illuminazione divina.
Finisce che non ci si è capito troppo. Ora. A me è piaciuto, ma dire che è un film che dipinge una rappresentazione dell’assurdità del mondo e della vita umana mi sembra una scorciatoia che potrebbe giustificare qualunque cazzata. Per cui bandiera bianca, detto che i filmissimi di Herzog sono quelli vecchi, a me è piaciuto abbastanza ma non so, né voglio sapere, il perché.

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