2 Recensioni su

Rachel

/ 20175.936 voti

La sorpresa finale / 9 Giugno 2018 in Rachel

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Un film che esiste in funzione della sorpresa finale; sorpresa senza la quale si trasformerebbe nella storia banale di un giovane circuito dalla classica dark lady; sorpresa quindi necessaria, attesa dallo spettatore fino a non essere di fatto più sorpresa – anche se basata quasi completamente (e poco sportivamente) su elementi fin lì non visibili (le lettere di Rachel all’avvocato e a Rainaldi, le indagini del tutore). È il paradosso di questo genere di storie, troppo lineari per disorientare chi le guarda; anche se gli autori reintroducono l’ambiguità – anzi una doppia ambiguità – nell’ultima scena, quasi a complicare in extremis una trama fin lì troppo trasparente, ma in un modo che appare sostanzialmente gratuito.
Il film resta comunque piacevole, con interpretazioni generalmente buone. La regia ogni tanto dormicchia: si veda la bizzarra volubilità – sostanzialmente immotivata – con cui il tutore e sua figlia trattano Rachel: sospettosi in una scena, calorosi in quella successiva.

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Artificio e natura / 6 Giugno 2018 in Rachel

(Sei stelline e mezza)

Rachel Weisz (nomen omen) regge da sola tutto il peso del film: è la sua presenza, il suo physique du rôle, insomma, a giustificare la (ahimé, parziale) riuscita del lavoro di Michell. Con grande padronanza del ruolo, la Weisz è, alternativamente, affascinante, tremebonda, virginale, tentatrice. O, più semplicemente, è una donna che, a dispetto delle convenzioni dell’epoca, tenta di non soccombere alle regole imposte al genere sessuale di appartenenza. Ed è questa sua particolare ambivalenza, composta da artificio/calcolo e natura, a rendere il suo personaggio particolarmente interessante e farne un’eroina pienamente gotica.
Al contrario, ho trovato pessima l’interpretazione offerta dal protagonista maschile, Sam Claflin, a mio parere inadeguato, quasi anacronistico, forse la pecca maggiore del film.

Bella fotografia, altrettanto belli i costumi e le scenografie.
Nel cast, compare anche un baffuto Pierfrancesco Favino.

Non conosco la matrice letteraria firmata dalla Du Maurier (già portata al cinema nel 1952 da Henry Koster, con Olivia De Havilland nel ruolo della Weisz), ma, dal punto di vista cinematografico, nel complesso Rachel è un buon racconto, giocato sulla naturale ambiguità dell’apparenza. Eppure, non convince fino in fondo. Che il suo soffocante desiderio di confondere lo spettatore/protagonista precluda di goderne completamente?

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