Western risorgimentale sporco e cattivo / 21 Marzo 2021 in Il mio corpo vi seppellirà

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Proprio pochi giorni fa, in occasione dei 160 anni dell’Unità d’Italia, stavo ragionando sul fatto che, dopo Come eravamo di Martone (2010), a memoria mia, il cinema italiano non ha più affrontato il tema del Risorgimento.
Ed ecco che, nelle stesse ore, sono venuta a conoscenza dell’uscita sulle piattaforme di streaming del film Il mio corpo vi seppellirà diretto da (a me sconosciuto) Giovanni La Pàrola. Leggo la trama, guardo il trailer: un western risorgimentale brutto, sporco e cattivo con antieroine con bende sugli occhi, falcetti alla mano e fucili piantati in faccia al cattivo di turno. Wow! “Mi ci butto a capofitto”, mi sono detta.

Il mio corpo vi seppellirà, co-prodotto da Matteo Rovere, è un pastiche dalle premesse affatto banali che (fin dal titolo, che ricorda sia il classico western di Howard Hughes Il mio corpo ti scalderà che i film di genere italiani degli anni Settanta), unisce spaghetti western, Tarantino, Jappolandia, Giovanni Verga e Valerio Evangelisti (vi è già capitato di leggere Controinsurrezioni, pubblicato a quattro mani, nel 2008, con Antonio Moresco?).
Ci sono belle intuizioni narrative, storiche e antropologiche, bei costumi (bellissimo quello nero di Lucia/Margareth Madè nella scena in cui conquista il fucile inglese), belle facce, poche concessioni alla morale e tanti azzardi, soprattutto di sapore pulp, che, davvero, è difficile vedere nelle produzioni italiane (vogliamo parlare della collezione di “scalpi” di una delle Drude?). Interessante la rappresentazione affatto edulcorata, bensì zozza e amorale, di un mondo e di un periodo storico che, troppo spesso, si è teso a idealizzare e a confinare in un limbo di idealismi e crinoline.
Ma il risultato finale non convince del tutto.

Soprassedendo sulla resa non sempre convincente degli effetti visivi (che, pure, sono stati realizzati da Makinarium), in primis, c’è qualcosa che non va nel sonoro in presa diretta e nei dialoghi, enunciati in siciliano (o simil-tale, purtroppo non sono particolarmente esperta della parlata sicula), in una maniera spesso inudibile/incomprensibile.
E, poi, nella sceneggiatura di La Pàrola e Alessia Lepore, ci sono degli snodi narrativi che mi sono sembrati particolarmente irrisolti. Il finale, in particolare, mi ha delusa: ero certa che avrei visto uno scontro “vero” tra Errè (Miriam Dalmazio) e il laido e perverso Colonnello Romano (Guido Caprino) e tra Errè e Murat (Giovanni Calcagno). Niente. E perché Murat ha atteso tanto, prima di rivalersi su Romano? Uhm. E che fine fa la ragazza incinta, Filomena (Simona Di Bella), dopo aver compreso che il padre, in punto di morte, la disprezza? Boh.

Leggi tutto