Recensione su Muffa

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Muffa
Regia:

21 Novembre 2013

Il cinema turco sta sempre più facendo parlare di sè e dopo l’ottimo C’era una volta in Anatolia, ora arriva questo girgio e plumbeo Muffa (Kuf) a ribadire una formula vincente perchè capace di mescolare la sfera intimista e riservata dei protagonisti con quella politica e sociologica senza ridurre alla banalità la prima e senza fare della propaganda con la seconda.
In C’era una volta in Anatolia c’erano tre personaggi molto diversi che nel cuore della notte si inoltravano nelle brulle lande turche alla ricerca di un cadavere. Ognuno di loro era metafora di qualcosa, mentre qui il protagonista è uno solo e, sebbene la sua solitudine sia messa ben in evidenza dal suo lavoro (guardiano ferroviario) che lo porta ad affrontare lo stesso percorso attraverso la povertà e la desolazione della sua nazione, una misera radiolina accesa ogni tanto durante i miseri pranzi o la sera, costituisce l’elemento di collegamento con un sistema che lo ha afflitto e continua a ferirlo giorno dopo giorno.
Sembra un uomo rassegnato ma non lo è fino in fondo, continua a combattere la sua battaglia con ostinazione ma senza eccessi, o forse non la vede più come una battaglia ma come un modo per rimanere vicino al suo passato, ad un figlio perso chissàdove, fatto rapire ed ammazzare da un sistema politico che non lascia nulla a chi rimane.
Le contraddizioni ed i dubbi di quest’uomo vengono vissuti fuori casa, al buio di una grotta da cui emerge ogni tanto, lungo i binari di una ferrovia in mezzo all’erba alta, nella più completa osmosi con il paesaggio.
L’unico barlume di speranza per il futuro (e per il presente del protagonista) è il poliziotto (interpretato dallo stesso attore che in C’era una volta era il medico…) che in qualche maniera prova compassione o empatia, riconosce la sofferenza e ne prova rispetto. Un pò come era il medico proprio in C’era una volta in Anatolia…
Il film ha un ritmo giustamente lento, una sceneggiatura scarna come deve essere, ma una regia efficace ed un protagonista perfetto.

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