Recensione su Mr. Dynamite: The Rise of James Brown

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L’enigma Mr. Brown / 2 Agosto 2016 in Mr. Dynamite: The Rise of James Brown

Documentario interessante, soprattutto perché Gibney è riuscito a mettere sul tavolo le molte contraddizioni dell’artista e dell’uomo oggetto di disamina: James Brown è stato un artista di influenza incalcolabile, tale da aver lasciato un tangibile segno in molti diretti emuli, dichiarati e non (basti pensare ad una delle considerazioni degli “ospiti” del film che ricorda come perfino il periodo artisticamente peggiore di Brown, quello “dei baffi”, sia stato capace di influenzare positivamente colleghi come il Prince di Parade).

Colpisce (c’è di che stupirsene?) il suo carisma, la sua potenza fisica, capaci di fermare perfino un riot in fieri (Boston, 1968) e, parimenti, impressiona la sua progressiva confusione: dopo essere parso un appassionato sostenitore della causa dei neri americani, arrivando a coniare una sorta di proto-rap pro-causa come Say It Loud – I’m Black and I’m Proud, Brown sembra aver progressivamente perso per strada i buoni propositi collettivi, concentrandosi sulla sua sola esposizione mediatica, sostenendo la corsa di chicchessia alla Casa Bianca e cercando un costante contatto con un sempre più insofferente Nixon.

Non avevo mai riflettuto sul peso, non solo simbolico, delle sue scelte estetiche: i capelli stirati e cotonati erano quanto di più lontano un afroamericano nudo e crudo avrebbe potuto adottare per affermare la propria identità. Quindi, la scelta di tagliarsi la chioma, intorno alla fine degli anni Sessanta, e di mantenere i ricci, pur corti, in bella vista, ebbe una risonanza notevole, non tanto in termini di moda (un capellone che rinuncia improvvisamente ad essere tale!), quanto di coerenza con il proprio impegno sociale. Peccato che ogni elemento indice di reale coinvolgimento abbia perso forza poco tempo dopo, soverchiato da una pessima gestione di un ego davvero troppo ingombrante.

A fronte di un uomo discutibile (manesco, arrogante, egoista e tirchio), resta l’inarrivabile artista (pur sempre incapace di leggere o scrivere la musica), una creatura letteralmente plasmata dal soul.

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