Wes Anderson torna sul grande schermo con una nuova commedia indie e stralunata, arricchita dalla solita galleria di personaggi caricaturali e sopra le righe, la classica fotografia calda di Robert Yeoman e la maniacale minuziosità dei dettagli.
Moonrise Kingdom ha il piacevole retrogusto vintage delle strisce dei Peanuts, con i suoi colori pastello, un cinismo comico e una Suzy scontrosa e scontenta che ricorda Lucy van Pelt o una Margot Tenenbaum ringiovanita.
Lo stile di Anderson, così personale e riconoscibile fra mille, mi rapisce ogni volta, facendomi impazzire con i suoi marchi di fabbrica, come la caratterizzazione originalissima e quasi sempre “depressa” degli attori o l’uso di costumi con dettagli spesso… anomali (ve lo ricordate il berretto rosso onnipresente in Le avventure acquatiche di Steve Zissou? Bene, viene riproposto anche qui)!
I due giovani protagonisti scaldano il cuore con il loro prematuro desiderio d’amore, in netta contrapposizione con lo squallido e meccanico mondo degli adulti che li rincorre per tutta l’isola.
Quella di Sam e Suzy è una storia d’amore fiabesca dove realtà e stravaganza danno vita ad una trama coinvolgente, dolce e fresca, con un tappeto musicale eccellente, avvenimenti assurdi e scenografie da cartolina.
Ogni inquadratura che prevede Edward Norton è da lacrime. Anderson è riuscito a mettere in berlina gli scout in un modo che.. che “come lui nessun mai”.
Insomma, Moonrise Kingdom è l’ennesima perla dell’eccentrico regista americano, una poesia visiva che oltre ad emozionare fa sorridere.. e sognare.
“Chi ama Wes, amerà alla follia questo film. Chi non lo ama, beh, innanzitutto dovrebbe” [cit.]
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