Recensione su Moonlight

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Ritratto debole di una realtà sociale che poteva essere raccontata meglio di così / 28 Febbraio 2017 in Moonlight

Moonlight è un film che racconta una storia che sulla carta dovrebbe essere piuttosto originale. Infatti descrive la crescita e la formazione di un ragazzo omosessuale nella dura comunità afro-americana che lo perseguita.
E fin qui il film potrebbe essere tanto intrigante, o tanto banale. Ma la cosa strana è che questo film si trova in una via di mezzo tra intrigo e banalità, senza veramente riuscire ad allontanare quest’ultima. Perché sebbene la trama sulla carta funziona abbastanza bene, quello che non funziona è come il film si approccio ad essa. A partire dalla sceneggiatura. la quale trova i suoi punti di forza paradossalmente più nei silenzi che nei discorsi.
I discorsi hanno un infatti un che di dolciastro, un sentimentalismo continuamente spezzato ogni volta che i personaggi si ricordano che il duro contesto non permette di filosofeggiare troppo. E per quanto riguarda i silenzi, se con loro la sceneggiatura non falliva, fallisce la regia. La regia infatti non riesce a compiere l’impossibile risollevando la banale sceneggiatura,, né con le immagini né con i movimenti di macchina, e invece da fungere da “buco della serratura portatile” diventa sostegno a questo sentimentalismo sostenuto, e portatrice di un dramma che non riesce ad essere profondo come vorrebbe.
Perché dopotutto il silenzio bisogna saperlo dosare e giustificare, e la drammaticità bisogna saperla guadagnare. Non basta mettere un ragazzino omossessuale, una madre drogata e uno spacciatore “buono” per poter realizzare un dramma veramente valido.

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