2 Recensioni su

Mondocane

/ 20216.327 voti

Il signore delle formiche / 15 Marzo 2023 in Mondocane

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Soggetto molto molto molto interessante, resa complessiva incerta.

Fra i dettagli che ho apprezzato di più della sceneggiatura firmata a quattro mani da Antonio Leotti e dal regista, Alessandro Celli, c’è la mancanza di spiegoni: l’azione si piazza in media res, cioè a ecatombe compiuta e buona parte di mondo (non si sa quale e quanto, probabilmente non solo Taranto) gettato nel baratro, con echi di George Miller (soprattutto il terzo Mad Max, quello con Tina Turner) e Il signore delle mosche (qui, c’è il signore delle formiche, non sto scherzando).
Per esempio, pare che Roma non sia più la capitale d’Italia (ma chissà perché e qual è la nuova, ma tanto non c’interessa). Niente si sa esattamente del perché i ragazzi perduti di Taranto Vecchia vengano sterilizzati. Quanto tempo è trascorso dalla “caduta della civiltà”? (nessuno ricorda più cos’è un crocifisso, cosa rappresenta)
E, minuzia assolutamente ininfluente, cos’è successo esattamente alla poliziotta (Barbara Ronchi), prima della scena iniziale, perché ha il naso rotto? (E lì ho pensato per un attimo al “gioco” della misteriosa cicatrice sul collo del Tenente Aldo Rain di Brad Pitt in Inglorious Basterds su cui rimugino dal 2009…)
Non importa, è solo colore, sono elementi che presuppongono una storia pregressa e il fatto che ciò che si vede sullo schermo ne è solo il naturale proseguimento. Tutto apprezzatissimo dalla sottoscritta: c’è una vivacità inusuale, in questi piccoli particolari, a cui posso solo plaudire.

Nel corso del film, per fortuna, dicevo, non ci sono spiegazioni con cui si dice esplicitamente: “guarda cos’è successo, è colpa dell’ILVA” (questo sì, si capisce benissimo, questo è un film di fantascienza che immagina una possibile evoluzione di un’Apocalisse in atto e, a suo modo, è un film politico e di denuncia, ma Celli è bravo ad agire per immagini, senza panegirici, anche se la computer graphic… mh mh).

Bravi i ragazzini protagonisti, interessanti le scelte estetiche funzionali alle caratterizzazioni (sarà un caso che Mondocane e Pisciasotto siano un biondo evidentemente ossigenato e un bruno scuro scuro come i fuggitivi Ponyboy e Johnny ne I ragazzi della 56ma strada di Coppola?), anche quelle dei comprimari (gli outfit e la testa riccissima di Federica Torchetti sanno tanto di blaxploitation), eccellente la scelta delle location.

Però, queste belle premesse non si concretizzano bene, l’impasto non lievita e gli sviluppi sono inutilmente convenzionali.
Il personaggio di Sabrina (Ludovica Nasti), per esempio, a che pro? Per un po’, sembra avere un senso, un peso. Invece, nel finale, addirittura, sembra venire “dimenticata” da Mondocane (Dennis Protopapa).

Infine, c’è Alessandro Borghi che ha una presenza scenica tale da dominare ogni inquadratura in cui compare, ma, forse, esagera e, caricandolo all’eccesso, rende il suo personaggio quasi buffo. Sarà una sciocchezza, ma quella dizione perfetta stride pesantemente con l’estetica del personaggio (un villain-non villain che protegge i bambini abbandonati e ne fa soldati senza anima) costruita su baffoni, sguardo da pazzo e giacca Dainese degli anni Novanta e, dal mio punto di vista, ha finito per condizionare la “credibilità” di Testacalda (ma si chiama così perché, eccezion fatta per la cresta da mohicano, ha la testa rasata, tipo per prendere aria?).

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Tutto bene, tranne la scrittura / 7 Aprile 2022 in Mondocane

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Di questo film apprezzo moltissimo il look e l’evidente dimestichezza del regista col genere. E quest’ultima cosa, in Italia, non è affatto scontata, data la sciatteria che infesta tante produzioni.
Non disdegno nemmeno la recitazione: i ragazzini fanno il loro, e Alessandro Borghi dimostra di essere uno dei pochissimi attori italiani credibili in qualunque contesto (bella l’idea che solo lui, in quanto capo, abbia una dizione perfetta, per rimarcare dove risieda il suo potere, e bella la sua recitazione fisica, fatta di abbracci che, a seconda dell’intensità, possono risultare di benevolenza o di biasimo).
Ma, almeno per quel che mi riguarda, tutti questi pregi non fanno di Mondocane un buon film. In particolare, la scrittura mi sembra debolissima.
Il secondo e il terzo atto sono veramente raffazzonati. Si fa fatica a capire perché, delle tante pieghe che la storia poteva prendere, prenda proprio la piega che vediamo.
A un certo punto, il rapporto tra i due protagonisti viene messo alla prova, e questo mi sembra coerente col tipo di film, ma il modo in cui ciò succede e le motivazioni alla base delle scelte di ognuno fanno sembrare il film che stiamo vedendo come un’alternativa scadente del film al quale potevamo potenzialmente assistere dopo il primo atto.
Soprattutto, non capiamo perché il primo obiettivo di quella che il film ci dice essere una gang molto importante, una gang che incute timore alla polizia, diventi uccidere uno dei due nuovi arrivati. Cioè, lo capiamo, il film ce lo dice, ma sembra tutto altamente forzato, frutto di una scrittura poco oliata.

Stimo molto ciò che sta facendo Groenlandia, ma mi sembra che, per tutti i film che non siano quelli dei due produttori Rovere e Sibilia, si accontentino di poter far dire: “in Italia film così non si fanno”. Ora, però, dovrebbero alzare l’asticella.

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