Mission: Impossible - Dead Reckoning - Parte uno

Ed eccoci arrivati al settimo episodio della serie. Un distillato di pura azione, in cui non passano cinque minuti senza che qualcuno insegua, fugga, picchi o sia picchiato. Scene memorabili, a partire dall’ormai famoso salto nel vuoto (sì, Cruise l’ha fatto veramente), che finiranno nella storia del cinema – anche se purtroppo molte sono state anticipate nei trailer: un problema comune in questo genere di film, dove il marketing ha il sopravvento sulla tutela dell’esperienza dello spettatore, un po’ compromessa dal costante déjà-vu.

C’è qualche problema con la trama: il personaggio di Gabriel (Esai Morales) è un cattivo che si sovrappone all’entità malvagia, rendendo a volte difficile capire da chi parta l’iniziativa. Mi pare che gli autori temessero che un personaggio invisibile e disincarnato non costituisse un antagonista altrettanto efficace di un uomo in carne e ossa; ma così facendo il cattivo principale è sovrastato e sostituito dal suo aiutante. Purtroppo non è stato seguito l’esempio della serie televisiva Person of Interest, in cui il personaggio di Root (Amy Acker) rappresentava il portavoce fedele e molto poco autonomo di un’intelligenza artificiale, con un effetto drammatico molto più interessante.

Su Tom Cruise mi sarebbe impossibile dire qualcosa che non sia stato già detto, e quindi taccio. Interessante la presenza femminile, con ben quattro protagoniste. Si intravvede in questi personaggi un certo simmetrico schematismo: due sono positivi – Ilsa Faust (Rebecca Ferguson, qui decisamente sacrificata) e Grace (Hayley Atwell) – due negativi, seppur con molte sfumature – Alanna Mitsopolis (Vanessa Kirby, a cui purtroppo manca qui una scena altrettanto memorabile di quella del bar in Mission: Impossible – Fallout) e Paris (Pom Klementieff, finora conosciuta quasi solo per il ruolo – parecchio diverso da questo – di Mantis in Guardians of the Galaxy). Due posseggono abilità e comportamenti ben poco tradizionalmente femminili – Faust e Paris – mentre le altre due esprimono in modi diversi una femminilità più pronunciata – nel caso di Grace pericolosamente vicina allo stereotipo, con un eccesso di gridolini e una certa inettitudine alla guida (o almeno alla guida spericolata).

L’italiano di Tom Cruise è appena appena migliore di quello del terzo episodio. Per il resto, l’Italia è rappresentata come un semplice fondale lussuoso dell’azione. Quasi alla fine dei titoli di coda un annuncio tranquillizzante ci avvisa che la scalinata di Trinità dei Monti non è stata messa a repentaglio dalle riprese: no monuments were harmed, si potrebbe dire.

Non ho parole per questo splendido action movie!
Credevo di essermi stancato di M:I invece questo settimo film è la prova che si possono fare ottimi action senza cadere nel clichè del genere e restare sempre innovativi.
Cruise sta invecchiando e si vede ma questo non penalizza la sua performance sempre al top!
Trama incalzante, un ottima regia e azione super, credo che in quasi 3 ore di film la scena più “lenta” sia quando i personaggi si sono incontrati al Gala a Venezia per parlare….
Adrenalinico al 99%, ho apprezzato molto la scena quasi iniziale all’aeroporto di Abu Dhabi.
Ma gli inseguimenti a Roma? I fantastici esterni a Venezia? Tutto bello bello bello!
La seconda parte pare sarà anche l’ultimo film della saga, speriamo sia dello stesso livello se non di più…ma quanto si puó fare di meglio?
8/10

Ps: Dopo aver visto questo, sono andato a vedere l’ultimo Indiana Jones… e visti così di fila hanno un sacco di cose in comune, fateci caso: gli inseguimenti, il filo narrativo e anche la 500! 🙂