9 Recensioni su

Miss Violence

/ 20137.2166 voti

29 Febbraio 2024 in Miss Violence

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Un film che ho recuperato recentemente, è ispirato da una storia vera che il regista dice sia realmente anche più terribile. Inizia il film e non comprendi il perché di quel gesto così freddo, tragico, inspiegabile come quel mezzo sorriso sul volto dell’ undicenne che invece di festeggiare il suo compleanno, sceglie di liberarsi per sempre dell’ orrore a cui è destinata gettandosi dal balcone. Girato in modo molto asettico, freddo, ma decisamente d’effetto, il film lentamente fa capire di quale agghiacciante violenza è capace il protagonista nonno, e dell’omertoso silenzio che le vittime vivono. Terrificante è dir poco per questa pellicola che mi ricorda moltissimo dogtooth. Un film durissimo, che resta come un pugno nello stomaco.

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Un viaggio all’inferno / 13 Luglio 2020 in Miss Violence

Alla fine della visione ho definito questo film un viaggio all’inferno. L’inizio con la tragedia,l’apparente famiglia che vive nella normalità, per poi ritrovarsi davanti alla realtà disturbante in cui versano i personaggi. La scena iniziale in cui festeggiano il compleanno della bambina con quella musica sottofondo è angosciante.

Nerissimo / 5 Marzo 2016 in Miss Violence

Il noir è un genere frainteso. Non è sinonimo di sparatorie e ambientazioni lugubri. Il noir è il lato oscuro insito in ogni angolo, in ogni personaggio. Miss Violence è un film nerissimo. Non solo il carnefice, anche le vittime hanno un loro lato oscuro, violento, colpevole.
Come i classici del genere il film inizia con un evento destabilizzante per poi proseguire senza risparmiare nessuno, nemmeno lo spettatore a cui viene negata l’empatia con i personaggi. Una scelta ardita per un film controverso, per me riuscitissimo.

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Una mazzata al rallentatore / 15 Marzo 2015 in Miss Violence

Tutto inizia con un suicidio il giorno del proprio undicesimo compleanno.Una ragazzina normale all’ apparenza.Non si capisce perché lo abbia fatto.Il lutto viene superato si continua la vita di tutti i giorni.E ci ritroviamo la pulce nell’orecchio,la famiglia in questione è strana,inquietante,non si capisce chi è figlio di chi,sappiamo che c’è qualcosa che non va ma non capiamo bene cosa.Ci vuole più di un’ora per capire.Lo straniamento svanisce di colpo.Il motivo del gesto della ragazzina all’inizio ci arriva all’improvviso,con la forza di un’incidente con un’incidente stradale.Pam!Un’incudine in testa
Si finisce con l’agghiacciante consapevolezza che la ragazzina all’inizio,probabilmente,ha fatto la scelta migliore.

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26 Gennaio 2015 in Miss Violence

La crisi economica della Grecia si riverbera in questo filmetto che vorrebbe ispirarsi alla scuola di Haneke ma che non arriva nemmeno a sfiorare i livelli del regista austriaco.
L’intensità e la drammaticità che si nascondono sotto la storia di Amour o il riferimento alla brutalità storica messa in luce in Il Nastro bianco rimangono scolpite in chi guarda ma in questo Miss Violence la violenza psicologica non trova alcuna dimensione, nè catartica nè esplicativa.
Miss violence è solo una pellicola intricata, eccessivamente lenta, nichilista e perversa nel modo in cui sottolinea la capacità vessatoria del suo protagonista maschile. La confusione di ruoli volutamente generata non aiuta di certo la visione e se vuole, nelle intenzioni del regista, costituire uno dei cardini della trama, in realtà sbaglia in pieno il bersaglio.
La domanda rimane una sola: perchè? che senso ha tutto questo? e nessuna risposta giunge in maniera convincente. E allora che farsene di un film così?

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Tecnicamente magistrale / 1 Agosto 2014 in Miss Violence

Tematica complessa. Personaggi la cui mancanza di dignità inorridisce e infastdisce.
Tecnicamente magistrale. Da sottolineare una lunga scena di 10 minuti girata con un unico piano sequenza (quella della visita degli assistenti sociali)
Non c’è mai empatia tra lo spettatore e i personaggi. Non c’è spazio per il riscatto e la stessa rabbia è solo repressa mai esplicità.

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“Quando la famiglia è allevata, la famiglia è rovinata” / 30 Aprile 2014 in Miss Violence

Questa pellicola di Avranas si può tranquillamente legare a quel filone dei lungometraggi che richiamano costantemente l’espressione “pugno nello stomaco”. Non si tratta però di violenza fisica. La sensazione che scaturisce principalmente dai circa novanta minuti di visione è più quella di intimidazione, di una sorta di progressivo annichilimento opprimente. Merito sicuramente della gestione della narrazione, che si spoglia lentamente, con un tono distaccato e privo di giudizi. Le inquadrature di Avranas, perlopiù fisse, riescono ad essere fredde e pesanti in maniera perfetta. Che si tratti di inquadrare un dettaglio, un oggetto o il volto di un personaggio, il regista riesce a trafiggere lo spettatore, usando la telecamera come fosse una lama affilata. Il tutto con il paradossale ausilio di una colonna sonora terribilmente povera, praticamente assente.

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24 Novembre 2013 in Miss Violence

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

C’ero io alla fine che davo dei colpi alla mia amica accanto a me e le dicevo “eh no ca**o, pure questa stuprata no!!!! Quanti anni ha??? 8???”
Perché si tifa e si cambia parte in continuazione, per questi personaggi che si svelano a ritmo lento ed era meglio quando non li si conosceva. Interno casa, festa di compleanno, la festeggiata, 11 y-o, soffia la torta (scendi il cane), scavalca il parapetto, si butta e splatch, muore. Colori pastello ma grigi, grigiopastello.
Inizia l’elaborazione familiare del lutto. Famiglia larga, in cui dapprincipio le relazioni sono impossibili da cogliere. La comprensione viene rilasciata a poco a poco. Il padre, che per esempio credevo fosse il nonno ma vabbè, il padre gestisce tutto, in maniera rigida e maniacale, senza urlare mai. Impossibile non parlare dei pezzi di un puzzle che si compongono davanti allo spettatore, e la stessa gestione della casa da parte dello spaventoso padre è un puzzle, e tutti compongono puzzle e ci sono puzzle alle pareti. Senti come puzzle, controllo delle tessere e punizioni assurde per mantenerlo. Lui fuori è così dimesso e compito, e piccolo con le autorità, quando rientra in casa si è costretti a un processo di riformulazione di tutto, quel che si era dedotto, non avevi capito gnente, prima parteggi e poi schifi. Man mano la vita famigliare sempre più mostruosa appare, tutte le figlie vengono fatte prostituire dal padre, che poi se le scopa. Pure quella di 14 anni. PURE QUELLA DOPO! ed è lì che io ho caracollato (tzè, che borghesi, vi scandalizzate per così poco U_U)
La nonna sa ma piglia le botte e non dice, tutti sanno ma non si vede, tutti complici, vederci lo stato che la mette in c**o alla Grecia è fin troppo semplice. Il finale è un inizio, con eliminazione e superamento (e meno male ca**o, ci mancherebbe) della figura paterna ma poi non è che le prospettive future, per queste famiglia sofferta e sofferente, siano un granché. Sono pure esse grigiopastello.

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Non aprite quella porta / 4 Novembre 2013 in Miss Violence

Nonostante la torta , l’atmosfera festosa , i visi sorridenti della sequenza iniziale , l’espressione di Angeliki che si fa fotografare in occasione del suo undicesimo compleanno fa subito intuire che c’è qualcosa di falso e di forzato in quel bel quadretto di armonia famigliare . Dialoghi rarefatti , colonna sonora quasi del tutto assente , girato praticamente all’interno di una casa con abbondanza di inquadrature su corridoi , porte , su volti inespressivi e sottomessi , a sottolineare il profondo disagio psicologico che deriva dal legame particolare , turpe e malato, fra il padre e tutti gli altri componenti di quella strana famiglia , che l’abilità del regista non mostra mai esplicitamente (salvo una sequenza brutale che irrompe all’improvviso sullo schermo con la forza di un pugno in pieno viso) e che forse proprio per questo colpisce maggiormente lo spettatore .
Ispirato da fatti realmente accaduti in Germania , ma famiglie del genere si trovano probabilmente dovunque , si tratta di un film scomodo , scarno , ruvido , durissimo nella sua rappresentazione di apparente e tranquilla “ quotidianità ” , giustamente premiato per la regia all’ultimo festival di Venezia , ma rigorosamente vietato a chi si reca al cinema solo per passarsi “un paio d’orette” di svago.

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