un percorso senza crescita / 19 Maggio 2013 in Miele
Ho trovato la protagonista (che poi è lei che da sola regge la storia) un personaggio estremamente contraddittorio. Miele è una donna tale non solo da accettare la libertà di ogni essere umano di togliersi la vita, ma addirittura di farne un lavoro e quindi una missione. Eppure è lei stessa che si trova inibita e destabilizzata di fronte alla depressione di un uomo che decide di morire pur essendo fisicamente sano. Come può un film (e un personaggio) che ha già fatto il grande passo avanti di capire cos’è la libertà, arrestarsi poi così immediatamente? E si arresta non perché narra la storia di Miele che mette in discussione il suo lavoro, ma perché non la conduce alla risposta. Da quando incontra l’ingegnere, Miele non accetta mai l’idea che possa avere il diritto di uccidersi, nemmeno alla fine. Non viene raccontata una presa di coscienza, ma solo dei fatti. C’è lo scontro tra i due, ma mai la piena comprensione. All’inizio lei lo vede guardare tv spazzatura e lamentarsi e gli chiede: «è per questo che vuoi morire?». Ma la risposta non arriva nemmeno alla fine del film.

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