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Midsommar - Il villaggio dei dannati

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Midsommar - Il villaggio dei dannati
Regia:

Atipico ma non eccezionale / 2 Settembre 2022 in Midsommar - Il villaggio dei dannati

Un bel film che riesce a creare un’atmosfera inquietante senza il bisogno di elementi dark. Nonostante la lentezza e l’eccessiva durata, la storia si lascia seguire con piacevole interesse. Quel che manca è un po’ di consistenza: lo sviluppo lento (ma non statico) sembra voler preparare lo spettatore a un momento culminante che però non arriva mai, un’esplosione contenuta da un finale prevedibile e non molto originale.

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Microcosmo presuntuoso / 17 Giugno 2020 in Midsommar - Il villaggio dei dannati

Non ho granché da dire su Midsommar, se non che, come gli altri lavori di Aster che ho visto, mi pare che il regista statunitense si compiaccia molto del proprio ermetismo, un po’ come quando si ride davanti a terzi delle proprie battute.

Forse ancora più che con Hereditary (e ce ne vuole, eh), qui, mi è sembrato che Aster abbia fatto il possibile per confondere e turbare lo spettatore, dandogli relativamente poca ciccia da gustare, non sentendo la necessità di far entrare appieno il pubblico nella vicenda, respingendolo a più riprese, disturbandolo con dettagli affascinanti ma, a conti fatti, superflui.
Lui si sarà anche divertito a creare un microcosmo con leggi, lingue e regole di ispirazione nordeuropea. Io mi sono annoiata decisamente troppo per riuscire a considerare positivamente un film che mi è sembrato troppo presuntuoso (colpa della ingiustificata durata, in primis. A proposito: Aster ha “minacciato” un prossimo lavoro – che ha già definito a nightmare comedy– lungo 4 ore).

Midsommar non manca certo di elementi a favore (tra questi, secondo me, c’è l’interpretazione di Florence Pugh, un’attrice che, dopo Lady Macbeth, mi intriga molto). Ma, nel complesso, il risultato mi ha (ancora) deluso.

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Sarebbe un 6,5 / 18 Maggio 2020 in Midsommar - Il villaggio dei dannati

Il film è indubbiamente molto potente, capace di creare un disagio ansioso che pochi altri film mi hanno trasmesso, ma in vari punti l’alto livello di regia e soprattutto della fotografia sfociano nel manierismo evidente, distraendo da quanto sta accadendo nel villaggio. È capitato solo a me?

Intenso / 11 Aprile 2020 in Midsommar - Il villaggio dei dannati

Mi stupisco che qualcuno non sia riuscito ad arrivare alla fine, perché per me sarebbe stato puro intrattenimento anche senza audio, solo con le immagini. Premesso ciò, come Hereditary, anche questo film lascia piuttosto perplessi, una nota amarognola alla fine.
A differenza di Hereditary che, ammetto, non mi aveva colpito particolarmente – nonostante ne abbia apprezzato molto la regia, Midsommar è un film psichedelico e unico nel suo genere. Ho adorato da morire la scelta dei colori, perché per quello che si considera un film horror (etichetta che francamente non mi sognerei mai di dargli, ma ci pensano gli altri a farlo) diciamo che è proprio una particolarità assoluta puntare su una gamma di colori pastello, per nulla tetri. Nondimeno non è affatto semplice trasmettere tensione con un film confettino, ed il film di Ari Aster è pregno di tensione e angoscia dall’inizio alla fine.
A me è piaciuto, molto, le immagini sono bellissime e per me l’estetica in un film è la fondamentale. La narrazione scorre bene, ci sono dei buchi com’è giusto che sia, cose non chiarite a favore di tensione. Però c’è qualcosa che non mi fa salire sopra le sette stelline, e credo sia la trama, che non è nulla di così particolare e estroso paragonato alle immagini, ma direi che va bene così, funziona.

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Il voto sarebbe un 6.5 / 12 Marzo 2020 in Midsommar - Il villaggio dei dannati

Film horror particolare, con qualche assonanza con “The wicker man”.
Dani (Florence Pugh) ha appena perso i suoi genitori e sua sorella in modo tragico; quando il fidanzato Christian (Jack Reynor) le dice che vuole andare in Svezia con i suoi amici, lei decide di aggregarsi.
Pelle, amico di Christian, vuole portarli in un villaggio svedese dove vigono usanze particolari, legate alla tradizione; Christian e l’altro amico Josh cercano un’ispirazione per scrivere la tesi.
Film particolare che si mantiene quasi in bilico tra horror e parodia con questa comunità ancestrale, agricola che divide la vita in 4 fasi distinti, ognuna di 18 anni. Non chiedetevi cosa succede dopo i 72 anni perchè non è previsto. A volte Florence Pugh esagera nei momenti di disperazione (scena iniziale dopo la morte dei suoi e almeno un paio di volte nel villaggio) ma la pellicola mantiene comunque desto l’interesse. Anche per questo film finale un po’ particolare; ho scoperto poi dopo che è lo stesso regista di “Hereditary” che invece non mi era piaciuto per niente. O è migliorato oppure non avevo troppo capito l’altro film.
Nel resto del cast da citare Will Poulter visto nella saga di Maze Runner nei panni di Mark, l’altro amico di Christian che li accompagna nel viaggio.

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Errore mio / 2 Marzo 2020 in Midsommar - Il villaggio dei dannati

Lo avevo nasato quello che mi aspettava, eppure l’ho iniziato a guardare.
40 minuti di piattume , usi e abusi di pianosequenza, inquadrature strambe, dialoghi soporiferi di 5-10 minuti , per esprimere un concetto a cui basterebbero 10 secondi.
Mollato poco dopo che i giovini si sono sballati sulle verdi pianure , appena ho realizzato che il supplizio sarebbe durato un’ulteriore ora e 40 minuti.
No grazie

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INCUBO D’UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE / 2 Dicembre 2019 in Midsommar - Il villaggio dei dannati

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Con Hereditary Ari Aster mi ha conquistato. Con Midsommar non mi ha stupito. Tuttavia ha senz’altro confermato il suo talento visivo.

Midsommar offre un ottimo spettacolo, buone interpretazioni, momenti viscerali. La messa in scena è ricca, con costumi, edifici, coreografie e arazzi da divorare letteralmente con gli occhi.

Di contro c’è una lunghezza esagerata (due ore e mezza), un ritmo blandissimo, una trama poco innovativa e poco coinvolgente.
A dirla tutta però la delusione vera è rappresentata dal giochino dei rimandi non perfettamente riuscito. Troppo palese. Per tutto il tempo Ari Aster non fa altro che spoilerarti quello che accadrà da lì a poco con immagini piazzate a modo.
Un esempio? C’è un quadro ad inizio film nella camera da letto della ragazza che anticipa il finale e giuro che ho detto alla mia compagna “ecco, quello sarà il finale del film”, e così è stato.
In hereditary il giochino era decisamente più sottile e sofisticato con indizi disseminati qua e là che toccava a noi ricongiungere. Qui invece è tutto molto ridondante e palese.

Detto ciò il film mi è piaciuto nonostante le sbavature. Ari Aster persevera a giocare con le sue sette malefiche e con i sensi del pubblico e ci riesce anche quando il passo è traballante e lo svolgimento un po’ fumoso.

7 di manica larga.

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Cosa ha visto?!?! / 1 Dicembre 2019 in Midsommar - Il villaggio dei dannati

Un film girato egregiamente, ansiogeno e cupo fin dall’inizio e in crescendo di stupore e scalpore.
Eppure finito il film mi sono chiesto “cosa ho visto?”. Cioè, mi ha sconvolto o mi annoiato… non riesco a dirvelo!
Chi non l’avesse visto, magari ci dia uno sguardo e mi dica, perché le altre recensioni sono un po’ troppo “tecniche” e non mi hanno soddisfatto!
Per adesso do un 6.

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Chapeau / 6 Settembre 2019 in Midsommar - Il villaggio dei dannati

Link alla mia videorecensione: https://youtu.be/cDtbwef8Hho

Il potere della visionarietà / 4 Agosto 2019 in Midsommar - Il villaggio dei dannati

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Dopo l’affascinante “Hereditary” Ari Aster continua con il genere horror a metà tra visionarietà e psicologia e il risultato finale è un film visivamente superlativo dove la trama lascia quasi del tutto lo spazio al simbolismo.
Un film molto lento(alcune parti sono del tutto inutili) ma intrigante e suggestivo che attrae lo spettatore con la sua potenza visiva ed evocativa(n modo particolare la scena del rituale della roccia).
Un’opera ricca di simbolismi dove si trattano temi scottanti come la droga e i traumi familiari, uniti al mistero e al fascino evocativo della cultura popolare nordica.
Un film per me di notevole fattura come “Herditary”(che considero uno dei migliori horror degli ultimi anni) che sorprende e spiazza con un finale ipnotico e terrorizzante allo stesso tempo. Fotografia e colonna sonora eccellenti.
A molti però so che non piacerà.

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Fra teen horror e folclore / 13 Luglio 2019 in Midsommar - Il villaggio dei dannati

Un gruppo di studenti americani viene invitato a testimoniare a una rara cerimonia nella comune svedese da cui proviene uno dei componenti del gruppo. La cosa coincide con un tragico lutto famigliare appena capitato alla fidanzata di uno di questi studenti, che per imbarazzata cortesia viene invitata a unirsi al viaggio, nonostante i rapporti freddi fra lei e la compagnia maschile. La vita nel villaggio di Hårga, nel profondo nord della Svezia, si rivela presto di natura brutale e il rito via via più inquietante.

Midsommar oscilla con regolarità fra uno stilema del cinema horror americano popolare (dei giovani puniti per le loro presunzioni da uno psicopatico o dal sovrannaturale) e la piú impegnativa piattaforma dell’orrore folcloristico. Entrambi gli estremi sono a loro volta a tratti mitigati e a tratti sovraccaricati, ma non sempre nei tratti piú opportuni: la sapiente asciuttezza del set-up iniziale riesce a caratterizzare con forza e efficacia ognuno dei giovani protagonisti, voluti stereotipi raccontati però in maniera destabilizzante; quella maniera di raccontare questi stereotipi verrà meno negli atti finali del film, purtroppo. Parallelamente alla caratterizzazione dei personaggi, l’alienamento folcloristico nei suoi momenti migliori riesce a imporsi sul punto di vista dei protagonisti (prima per loro volenterosa apertura mentale, poi per il sistematico stordimento da sostanze psichedeliche) ma non ha il coraggio di mantenere quell’imposizione fino alla fine, quando ai protagonisti viene concesso di giudicare e razionalizzare, quindi impoverire, il trip terrificante che si svolge inesorabile.

Le storie di indagine antropologica come questa solitamente ricercano la neutralità dell’esposizione: qui si è cercato di ottenerla con una rumorosa pluralità di giudizi, se non effettiva indecisione. Questo mi ha deluso, ma l’aspetto preoccupante è che potrebbe essere la causa di un distacco del coinvolgimento del pubblico nel climax finale, che a quel punto rischia di apparire soltanto ridicolo.

Al netto di queste sbandate, Midsommar è un saggio dello stile del regista Ari Aster, che non sarà inedito ma è sicuramente raro e riesce a richiamare con pochi “tratteggi” di cinematografia atmosfere piene, definite, e situazioni incalzanti, sfociando infine in un abbondanza creativa che si realizza nella messa in scena della cultura “hårgariana”: il villaggio fittizio di Hårga e le sue tradizioni sono ispirate a storie reali, ma sono ricostruiti da zero: le riprese di Hårga si sono svolte in Ungheria (per vincoli di produzione); gli abitanti parlano un linguaggio inventato, l’Affekt; costumi e scenografie rimodulano i segni runici delle culture germaniche ma le maestose decorazioni degli interni sono opera inedita dell’artista Ragnar Persson e, discretamente, anticipano gli esiti delle cerimonie a cui assisteremo durante il film (sarà interessante riconoscerle, a una seconda visione: lo stesso fotogramma iniziale del film è una di queste creazioni). La fotografia a altissima e chiarissima esposizione da cui brillano i colori delle continue cornici floreali, oltre a servire all’ineluttabile contrasto fra quiete e violenza, contribuiscono a conferire a queste immagini la riconoscibilità che, piú di tutto, sta decretando il successo del film.

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