Uno qualunque / 24 Agosto 2013 in Michael

Michael era uno qualunque, un tipo decisamente ordinario. Nell’aspetto, nel portamento, nel linguaggio, nel modo di gesticolare, in tutto. Nella folla non lo avresti mai notato. E lui non voleva farsi notare. Sì, era un tipo qualunque. Almeno così pareva. L’unica cosa che lo distingueva dall’ordinarietà era la sua casa. Una casetta a schiera, uguale a tutte le altre. Lui, però, l’aveva resa unica costruendo nel sottoscala una confortevole prigione, dove tenere la sua piccola vittima. Un dolcissimo bambino biondo. Un bimbo educato, remissivo, gentile, intelligente e, ormai, talmente senza speranza, da essere quasi collaborativo. Michael si era creato una famiglia. La sua famiglia. Ed era felice. Lui.
Dopo aver fatto, quando sentiva che era arrivato il momento, quel che doveva fare, si alzava, si lavava, si metteva il talco, si profumava, si pettinava, si vestiva, e così progressivamente tornava ad essere quel che non era. Perché non era certo un orco, un mostro. Lui era uno qualunque.

Wolfgang era un bambino felice, non gli mancava niente. La sua famiglia lo adorava, era un bambino come tanti. Adesso, però, sopportare tutta questa sofferenza per così tanto tempo gli ha bruciato l’anima. Non riesce neanche a piangere. Niente gli riuscirà più naturale, niente potrà più emozionarlo, entusiasmarlo; per sentirsi vivo, per poter assaporare una pseudo felicità avrà bisogno delle istruzioni. Di un manuale da portare sempre con sé, gelosamente. Da consultare all’occorrenza. Sbirciando qua e là, si possono leggere, ad esempio, le istruzioni per piangere: “lasciando da parte le motivazioni, atteniamoci unicamente al corretto modo di piangere, intendendo con questo un pianto che non sconfini nelle urla e tanto meno un insulto al sorriso. Il pianto medio o ordinario consiste in una completa contrazione della faccia e in un suono spasmodico accompagnato da lacrime e moccio… Per piangere bisogna concentra l’immaginazione su se stessi… poi ci si copra il volto usando entrambe le mani con la palma in dentro… Durata media del pianto: tre minuti”. Julio Cortàzar.
Markus Schleinzer ha lavorato con Haneke. Non occorre dir altro!
qui la “colonna sonora”.

Leggi tutto