Recensione su Desiderio del cuore

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Michael / 15 Gennaio 2022 in Desiderio del cuore

Sembra incredibile a dirsi, ma nel suo voluminoso (e fondamentale) saggio sull’espressionismo tedesco, Lotte Eisner non cita mai questo film, l’ultima opera di Dreyer girata in Germania. Eppure al film compartecipa la crème di quel movimento: producono Murnau ed Erich Pommer, scrive la sceneggiatura Thea von Harbou (moglie di Fritz Lang, sceneggiatrice di Metropolis).

È vero, non c’è ancora quella perfezione formale che l’autore danese avrebbe raggiunto qualche anno più tardi, ed alcuni dei rivoli della trama sembrano non essere sviluppati a dovere (in particolare per il personaggio di Lucia Zamikoff): tuttavia questa storia di un impossibile amore omoerotico che sfocia in tragedia ha già molti dei tratti cari a Dreyer: il tema del doppio, il rapporto tra arte e vita, il sacrificio, il tradimento, il perdono. Troppa carne al fuoco per un film di 90 minuti? Forse, ciò nonostante Michael (bruttissima la traduzione del titolo in italiano) conserva ancora tutto il lugubre fascino del dolore del protagonista, che non è il personaggio che dà il titolo all’opera, ma il suo precettore-padre-amante Claude, che si spegne senza rimpianti, dice, ma che forse qualche rimpianto ce l’ha.

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