Picone, dove sei? / 30 Marzo 2014 in Mi manda Picone

Loy si diverte a raccontare la famosa “arte di arrangiarsi”, usando le miserie di Napoli (occupazione degli immobili, prostituzione, burocrazia farraginosa, ecc.), riproduzione e metafora di un’Italia accattona ma con dignità, in maniera quantomai pittoresca e picaresca.
Rivoltando la città ed osservandola a rovescio, emergono personaggi grotteschi che vivono nelle fogne, nei sottoscala, nelle cantine, in ambulacri bui ed umidi, dove l’attività truffaldina che permette di vivere più o meno agiatamente può proliferare indisturbata.

Il risultato è altalenante: alcune situazioni di limpida tragicomicità (la ricerca dei colleghi di Picone all’Italsider, oppure l’esilarante sequenza in gioielleria, con Croccolo amante dell’ippica), si alternano ad altre dal carattere più grottesco, ma meno chiaro ed incisivo (il pur bel personaggio di Giuffré pare non esprimersi al massimo delle sue potenzialità) ed il finale vagamente surreale somiglia al lento sgonfiarsi di un palloncino, con annesso analogo effetto onomatopeico, pffffft…

Malinconicamente bravo Giannini, mai caciarone, misurato nonostante le “esagerazioni” contenute nel racconto, ridicolo con le scarpe spaiate e la busta di plastica costantemente in mano. Bella ed intensa Lina Sastri.

Nota: la mia ultima visione del film risaliva ad una ventina d’anni fa e me lo ricordavo spassosissimo dall’inizio alla fine. Ennesima conferma del fatto che la sensibilità “artistica” muta con il trascorrere del tempo.

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