Il marchio di de la Iglesia / 25 Novembre 2017 in Mi gran noche

Divertente caciara in puro stile de la Iglesia, in cui il regista basco ha chiamato a raccolta gran parte dei suoi fidati attori, da Caterina Bang (impazzisco da sempre per ‘sto nome) a Carlos Areces (quanto gli piace mascherarlo, travestirlo, stravolgerlo!), passando per Blanca Suárez, Carmen Machi, Hugo Silva, Jaime Ordóñez, Terele Pávez.

Movimenti di macchina e montaggio parossistici, situazioni esasperate, macchiette caricaturali e perfino qualche omaggio alla tv italiana (come non pensare alla Carrà e alla coreografia di Prisencolinensionainciusol sul primo balletto?). Ho riso molto. Azzeccata l’immagine ricorrente dell’assistente di studio che incita il pubblico in studio ad applaudire, ridere, ballare e divertirsi incitandolo con epiteti offensivi.
Peccato per il “solito” finale slabbrato.

Il cantante Alphonso è un celebre artista spagnolo, tale Raphael (quanti “ph”…) ed è proprio una sua celebre canzone a dare il titolo a questo film (e a un altro di de la Iglesia, Balada (triste) de trompeta). Qui, un po’ Lovelace, un po’ master di Fantasilandia, si è messo ironicamente in gioco accettando un ruolo antipaticissimo e negativo, un po’ come fece Gianni Morandi, contraltare nostrano di Raphael nell’ambito del costume e della musica leggera italiana, nel non banale Padroni di casa (2012) di Edoardo Gabbriellini.

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