24 Marzo 2013 in Mery per sempre

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Vedendo “Mery per sempre” uno non può non chiedersi il motivo per cui oggi Amendola sia diventato una specie di oste di un poco noto locale della Garbatella.. mi riferisco a “I Cesaroni” improbabile telefilm mandato sulla Mediaset.
Ora voglio dire, non che l’attore abbia fatto film profondi o intellettuali ma neanche a dire che sia così accio accio, prendetelo in Soldati 365 giorni all’alba o il leggerissimo ma piacevolissimo Caterina va in città oppure in una commedia simpatica come Colpo Gobbo. La sua recitazione in Mery per sempre mi è piaciuta, mi ha colpito, ha una buonissima pronuncia del dialetto siciliano (non lo nego una mia piccola passione sono i dialetti meridionali e la visione della pellicola è stata facilitata dalla conoscenza di termini come sticchiu, minne, scantare, talia che significano rispettivamente vagina, tette, impaurirsi, guardare. In ogni caso il siciliano del film non è un siciliano stretto quindi è comprensibilissimo) è il classico duro da strada, uno che entra ed esce dalla galera da quando era piccino. Con un passato alle spalle tristissimo e mano a mano che va avanti il film capiamo come la sua figura non sia poi così cattiva… neanche buona, attenzione. Purtroppo conosce la violenza, appartiene a quel mondo e per di più è stato traumatizzato dal’esperienza del carcere femminile poiché la madre era galeotta, il personaggio interpretato da Amendola non cresce bene anzi è invidioso dei bambini che vanno a scuola con gli zaini nuovi della Standa mentre lui convive con questo dramma interiore.
Non è l’unico protagonista del film, la caratteristica di questa pellicola è proprio quella di presentare varie storie, quella che è la realtà quotidiana di un gruppo di ragazzi all’interno di un carcere minorile chiamato Malaspina. Abbiamo così un professore che viene portato all’interno di un mondo che non è suo, quello della violenza, egli conoscerà persone che non hanno mai avuto la possibilità di risolvere i loro problemi con la parola. Fra tutti Natale, un giovanissimo a cui è stato ucciso il padre da bambino e finito qui per omicidio, vendetta insomma; King Kong, un ragazzo convinto che a causa della sua bruttezza non avrà mai una ragazza; Mery, un transessuale che si prostituisce. All’arrivo in galera si innamora perdutamente del professore del carcere minorile.
Si definisce una “zoccola” ed il motivo è semplice, si inventerà una storia che coinvolgerà il professore stesso (Michele Placido).
I temi trattati non ricorrono molto spesso in una pellicola e comunque quando ricorrono dipende anche come se ne tratta. Qui viene trattato tutto con il massimo rispetto, massima cura.
La cosa che più mi ha colpito è la recitazione di tutti i personaggi. Essi sono dei giovani presi dalla strada, vivono quotidianamente con la violenza, sopravvivono come meglio possono, rubano, picchiano, si accoltellano, in una Sicilia ma direi in un’Italia (la stessa situazione dello Zen a Palermo c’è a Roma a Tor Bella Monaca o alle Vele di Scampia) corrotta dalla sfiducia verso Stato e Forze dell’Ordine quando non addirittura dall’omertà . E’ un film che consiglio a voi tutti… forse la fine un pochino scontata ?

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