Recensione su Memento

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20 Dicembre 2012

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Francamente non mi è piaciuto assai, della serie “sì ma sticazzi”. Avevo innanzitutto compreso da un po’ di tempo come fosse uno di quei film che è indispensabile aver visto, perché gira che ti rigira qualcuno che te lo cita e ti dice “eh sai, come in Memento” lo trovi sempre. E io mi domandavo che ca**o poteva avere di tanto speciale questo Memento. Anyway, ha di speciale che la storia è raccontata all’incirca all’incontrario, il che dal mio punto di vista è una performance cinematografica certamente affascinante e virtuosistica, però dopo un’ora sei stufo, per il semplice fatto che una volta che ci si è fatta una ragione del meccanismo poi sempre quello è, che si ripete in loop. Poi per carità, bene eh. Ma di film così uno basta e avanza, ecco. Il tizio protagonista è un platinato Guy Pierce che ha un disturbo della memoria e non può assimilare nuovi ricordi, scordando tutto poco dopo che gli succede. Elabora allora un metodo per ricordarsi cosa deve fare e chi sono le persone che incontra, armato di polaroid su cui scrive i suoi appunti. Gli appunti veramente importanti se li tatua sul corpo, e tutto questo sbattone lo fa perché vuole uccidere lo spacciatore che gli ha stuprato e ucciso la moglie (non ricordo se necessariamente in quest’ordine). Nella trama che ci viene mostrata a blocchi andando a ritroso scoprirà, ma tanto se lo dimenticherà quasi subito, di esser stato usato su molteplici livelli, che il vero e il falso non esistono ma che c’è comunque bisogno di un motivo per andare avanti, anche se non ci si ricorda niente altro (e soprattutto il finale già lo hai visto all’inizio).

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