GUARDARSI E NON RICONOSCERSI / 20 Marzo 2015 in Medianeras - Innamorarsi a Buenos Aires

Martin, disegnatore di siti web, e Mariana, vetrinista in attesa di trovare lavoro come architetto, abitano nella stessa strada, sono entrambi fobici, soli e pigri; e poi sono anime gemelle.

Ma Martin e Mariana non si guardano, neppure si conoscono! Come è possibile? È possibile se la strada in questione si trova a Buenos Aires, una città di tre milioni di abitanti!

È questa l’idea che regge il primo lungometraggio di Gustavo Taretto, Medianeras, che arriva in Italia dopo tre anni dal successo in patria, in concomitanza con l’uscita in Argentina del suo secondo film.

Medianeras non è una banale commedia romantica in salsa latina, al contrario, di smancerie se ne vedono poche e forse l’unica romanticheria è il voler separare Martin (Javier Drolas) e Mariana (Pilar Lopez de Ayala) solo da una medianera, la parete morta dei loro edifici.

Il regista sfrutta uno dei temi caldi del momento, la supposta vicinanza che dovrebbero garantirci le nuove tecnologie che invece ci fanno precipitare nell’indifferenza più assoluta rendendoci nevrotici, affiancandolo alla sua ossessione per l’architettura e alla critica della stessa; architettura come una matrigna crudele, colpevole di allontanare le persone, rinchiudendole in scatole di scarpe-appartamenti.

La Buenos Aires di Medianeras ci ricorda le contraddizioni di Roma o Milano, e seppure estremamente lento, fatto di spazi angusti dove le riflessioni si perdono, e di spazi così ampi che le azioni si fermano, Medianeras risulta essere un film piacevole e una valida alternativa alle commediole italiane.

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