Vietato ficcare / 19 Giugno 2016 in Tra la terra e il cielo

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Siamo credo a Varanasi, baby, anche se la coscienza mia della geografia dell’India è piuttosto ridotta – però una volta un amico di famiglia mi fece vedere le diapositive del suo viaggio. Poi è morto, ma le due cose difficilmente trovano correlazione. Sul Gange, dove, si sa, la morte la fa da padrone. Due storie. Nella prima Devi la da a un grullo qualunque. Lei è caruccia, lui orribile come spesso. La polizia li becca in un hotel mentre ficcano, ennò, ennonsipuò, lui si taglia le vene in bagno, la polizia, nella persona di un comandante che sembra un maiale, ricatta Devi e il padre, soldi in cambio di non far scoppiare lo scandalo. Il padre tutti lo chiamano maestro, è un ex bramino ma è un po’ ciula. Devi riesce a cavarsela da sola, e a partire per altrove. Tanto sempre rive del Gange sono. Due: Deepak è di una famiglia di gente che rigira i cadaveri nel fuoco prima di buttare le fiume nel ceneri. Viceversa. Ci sono enormi pire, in questo posto, tutta la notte e per sempre, tipo fuochi eterni, e cadaveri arrivano e arrivano, e loro coi bastoni toc toc toc, perché bisogna spaccare il cranio, colpendolo cinque volte, perché l’anima esca. Didascalico ma folcloristico. Intanto studia da ingegnere, è chiaramente proiettato verso l’avanzamento sociale. Ha amici simpa, conosce una su facebook. Che è carina, simpatica, entusiasta, intelligente, progressista (anche se di una casta più alta), ha quasi sempre ragione, ama la poesia e non spacca il ca**o. Insomma, troppa grazia – il che forse è un difetto, visto che sembra un harmony, finché… Infatti, muore in un incidente, e sarà lui a bruciare il catafero. OMG (quale che il god sia). Dove convergeranno le due storie? Ma sul Gange! Che rigenera, riparte, ritutto in continuazione. Intorno c’è l’India che è un posto assurdo, di ferro e fiamme e sudore e sari e musica bella. Ma di povertà e donne col ca**o che vi diamo dei diritti e così via. Intanto mi domandavo: ma come fanno a essere la democrazia più grande del mondo e a tenere tutta quella gente morta di fame? Un morto di fame non vota contro, non vota per cambiare, no? I giovani sono ovviamente più sgamati delle catene della tradizione in cui si trovano a lottare, in situazioni tra il tragico e il paradossale, con dietro cartoline del Gange (abbracciami ancoooooooraaaa) che scorre tranquillo, sporco e bellissimo, ci buttano dentro la qualsiasi, e tanto che je frega allui, e pire e fuochi, e morti e vivi che vogliono vivere e strada da fare ce n’è.

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